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Specializzandi. Manifestare, perché?

di Alessandra Taraschi (Fimmg)

27 SET - Non siamo certo una categoria di sobillatori. Non abbiamo mai avuto tempo per occuparci di questioni filosofiche, troppo impegnati ad avere la testa china sui 6 libri di fisiologia.
 
Anche il poter passare le ore a studiare ce lo siamo guadagnato. Non è stato certo facile superare il test di ammissione a medicina, solo il primo di una vita professionale a ostacoli.
 
Abbiamo dedicato la gioventù allo studio, sacrificando gli anni più belli della vita sull’altare della conoscenza medica. In sessione esami abbiamo perso anche la cognizione del tempo, figuriamoci se eravamo a conoscenza del mondo reale. Poi, finalmente, la laurea. Il grande traguardo, nonché la grande illusione di essere “arrivati”.
 
Illusione perché con la laurea e l’abilitazione sei certamente un medico a tutti gli effetti e puoi lavorare, ma senza un ulteriore titolo professionale è quasi impossibile trovare un lavoro a tempo indeterminato. Quindi la maggior parte di noi tenta di entrare o in specialità o nel corso di formazione specifica in medicina generale.
 
“Tenta” perché anche qui arriva un’amara disillusione. Certo, siamo stati bravi a superare il test di ammissione a medicina, ma il numero degli ammessi al corso di laurea è di gran lunga superiore a quello delle borse stanziate per i suddetti percorsi post lauream. Insomma un buon numero di noi si trova a 26-27 anni laureato, ma privo di concrete aspettative professionali per il futuro, e se non entra al primo tentativo al test di specialità o di medicina generale entra in un limbo angosciante, sperando di entrare l’anno successivo, con le conoscenze acquisite che si affievoliscono ogni anno che passa.
 
Questo limbo risulta ancora più incomprensibile a fronte dell’enorme carenza di Medici di Medicina Generale prevista in maniera massiva, e a breve. Mancano i Medici di Famiglia, e i giovani medici che vorrebbero intraprendere questa strada restano in attesa di poter conseguire il diploma spendibile per accedere alla convenzione. Basterebbe aumentare il numero di borse erogate annualmente per togliere dall’ansia migliaia di giovani medici, e soprattutto per garantire a tutta la popolazione, che tende a invecchiare sempre più, un Medico di Medicina Generale.
 
Ci sono poi coloro che superano il test, seguono i tre anni del Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale e rischiano di perdere un anno per entrare nella graduatoria di ammissione alla convenzione per motivi prettamente burocratici, di cui non hanno nessuna colpa.
 
Ora, ripeto, noi siamo studiosi, idealisti, probabilmente altruisti, ma emersi dai lunghi anni sepolti fra i libri ci accorgiamo che le nostre energie sono state profuse in un sistema che non ci tratta e non ci stima né per la professione acquisita, né per i sacrifici effettuati.
 
Ecco perché il giorno 28 andremo a manifestare. Per sanare questo gap numerico fra chi entra a medicina e chi entra in un percorso post lauream. Per aiutare i colleghi che, avulsi dalle questioni amministrative, rischiano di perdere un anno di lavoro, a fronte dei già 10 anni (almeno) trascorsi a studiare.
 
Non siamo cervelli in fuga all’estero, siamo le mani e i cuori che si prenderanno cura dellavostra vecchiaia.
 
Ascoltateci.
 
Dott.ssa Alessandra Taraschi
Vice Segretario Nazionale Fimmg Formazione

27 settembre 2017
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