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L'indagine. I timori e le ansie della “generazione 2.0”


27 MAG - L’indagine sulle donne e la contraccezione d’emergenza (CE) è stata realizzata da Boto srl in collaborazione con Frozen Frogs sull’intero universo del web, tra settembre e novembre 2012. Sotto la lente: i forum di discussione online, ambiente idoneo per le conversazioni su questi temi, anche per la possibilità di avere garantita la propria privacy.
Dopo un rapporto a rischio di gravidanza indesiderata sono, infatti, molte le persone che si affidano alla rete per ottenere informazioni, anche perché nella realtà quotidiana il percorso per giungere all’assunzione della CE è piuttosto articolato e non del tutto sovrapponibile nei diversi contesti locali. Le difficoltà di accesso contrastano con le caratteristiche di “emergenza” del trattamento, creando quindi negli utenti un’impellenza nella ricerca di indicazioni e soluzioni.
 
I risultati
Dalle conversazioni emerge immediatamente una condizione di disagio e un senso di panico diffuso che porta a raccontare – spesso nei minimi dettagli – la propria situazione, sia riguardo il rapporto sessuale sia per eventuali contatti con professionisti del settore sanitario. Soprattutto è evidente la necessità di essere aiutati nel trovare una soluzione immediata, ricevere una conferma della decisione appena presa o ottenere rassicurazioni sull’effettiva efficacia del medicinale e sui possibili effetti collaterali.
 
Le fonti di informazioni. L’indagine ha fotografato l’origine delle informazioni provenienti dagli utenti. Il 71,6% proviene da fonti ufficiali, il restante 28,4% sono non ufficiali. Nel primo caso il 35,9% delle informazioni arriva da un ginecologo, il 20,5% dal pronto soccorso o dalla guardia medica, il 15,4% dal farmacista, il 12,9% da un consultorio, il 10,2% da un’ostetrica e appena il 5,1% dal medico di base.
Per quanto riguarda quelle non ufficiali, il 47,4% arriva da fonti on-line, il 21,1% da esperienze raccontate dai propri amici, il 15,8% da esperienze del proprio compagno o della propria compagna, il 10,5% da una lettura di qualche tipo, il 5,3% dall’aver “sentito in giro” questa o quella informazione.
 
Le cause. La storia del rapporto a rischio conferma che la causa principale di richiesta di contraccezione d’emergenza è la rottura del preservativo (76%), seguito dal coito interrotto o dal non aver utilizzato metodi di contraccezione (18%) e dalla scorretta assunzione della pillola anticoncezionale (4,5%). La maggior parte di chi ha avuto un rapporto a rischio (77,4%) dichiara che l’avvenimento è stato casuale, spesso sottolineando – per evitare di incorrere in una sorta di ‘stigma sociale’ della Rete – la casualità dell’evento: “Si è rotto il preservativo, era proprio bucato!”.
 
Le ansie della generazione 2.0. E così il 63,5% delle conversazioni on line evidenzia ansia per la possibilità di una gravidanza associata alla non efficacia della pillola del giorno dopo (PDGD). Nel 24,5% si rileva invece la paura per possibili effetti collaterali – sia futuri, sia già sperimentati – legati all’assunzione del farmaco. In appena il 3% emerge ansia per il rapporto con i genitori, sia per quanto riguarda l’assunzione della PDGD che per dover comunicare la possibilità di una gravidanza futura.
Ma il dato più allarmante è che tra i naviganti il timore di malattie sessualmente trasmissibili è l’ultima delle preoccupazioni: appena lo 0,5% esprime ansia per la possibile trasmissione di malattie sessuali in seguito a rapporti non protetti. Se consideriamo che i rapporti a rischio sono emersi nel 66% delle conversazioni analizzate, emerge come le Malattie sessualmente trasmissibili non siano una preoccupazione all’ordine del giorno tra gli utenti online.
 
Livello di informazione. Nel 66,5% dei casi analizzati emerge sul tema un’informazione basilare, in alcuni casi anche dettagliata, ma nel 33,5% c’è disinformazione, a vari livelli e sugli argomenti più disparati. (“Posso bere un cocktail alcolico se alle ore 16 ho preso la pillola del giorno dopo???” - “Secondo voi la pillola del giorno dopo è sicura? E dopo quanto si può fare un test di gravidanza dopo averla presa?!?”).
 
Percezione della CE. Tra i “naviganti” emerge spesso insicurezza sull’uso della CE. Un’insicurezza legata in particolare alla limitata conoscenza sull’efficacia della PDGD (il 53,5% di chi esprime dubbi) e sugli effetti collaterali. Nel 9% è percepita come una “bomba ormonale”, potenzialmente pericolosa per l’organismo, percezione collegata agli effetti collaterali veri o presunti (7,5% dei casi analizzati). Solo nel 7,5% delle conversazioni la CE è percepita come più "comoda" di altre metodiche: nella maggior parte dei casi (5%) il confronto è con l'interruzione volontaria di gravidanza, e le donne comprendono la sostanziale differenza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota informativa. In Italia, all’interno della legge sulla istituzione dei consultori familiari (legge 405 del 29 luglio 1975) è sottolineata l’importanza della “somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’integrità fisica degli utenti” e nella legge 194/78 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza”, è contemplato il diritto della donna a ricevere la prescrizione o somministrazione di un contraccettivo in accordo all’obiettivo primario della legge, che è la tutela sociale della maternità e la prevenzione dell’aborto. Nella realtà quotidiana il percorso per giungere all’assunzione della contraccezione d’emergenza nel territorio italiano è però piuttosto articolato e non del tutto sovrapponibile nei diversi contesti locali. Le difficoltà di accesso contrastano con le caratteristiche di “emergenza” del trattamento, creando quindi negli utenti un’impellenza nella ricerca di indicazioni e soluzioni.

27 maggio 2013
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