Binetti (Udc): “Ragioni comprensibili, ma sciopero non condiviso”
16 GEN - Le preoccupazioni e le denunce dei ginecologi e delle ostetriche sui tagli alla sanità e sul fenomeno del contenzioso medico-legale sono “comprensibili” e “meritano la massima attenzione” per Paola Binetti, già deputata e ora candidata capolista Udc alla Camera in Abruzzo, Liguria e Lazio 1. Che però si dice contraria allo sciopero delle sale parto: “Così si lasciano sole le donne in un momento che è prezioso ma anche pieno di paure e preoccupazioni”.
Commentando le ragioni della protesta annunciata oggi dai ginecologi e dalle ostetriche, la candidata Udc si è detta d'accordo sugli effetti negativi per la sanità derivanti dai tagli imposti negli ultimi anni e confermati dal Governo Monti. “Se da un lato riflettevano il bisogno, in tempi di crisi, di razionalizzare le risorse impegnate in sanità per spenderle meglio, è però vero che tali tagli hanno provocato gravi difficoltà ai cittadini, e di conseguenza ai professionisti della sanità, nel momento in cui si sono tradotti in una riduzione dei posti letto e del tetto di prestazioni che le Regioni riconoscono alle strutture”, ha spiegato la candidata Udc. Secondo la quale si è messa in atto “l'ennesima ferita alla fragilità del nostro sistema sociale, che sta invecchiando rapidamente”. Non solo. “Questa situazione – secondo la candidata Udc - demotiverà ancora di più le donne ad avere figli, perché si sentiranno sempre meno assistite o costrette a rivolgersi a strutture private con costi non sempre sostenibili per tutte”.
Allarmante, secondo Binetti, anche il fenomeno del contenzioso medico-legale e dei costi della medicina difensiva. Per risolvere i quali “la Camera stava lavorando a un disegno di legge, che purtroppo non è giunto a termine e che prevedeva la depenalizzazione di alcune situazioni e la riduzione della tensione medico-legale, pur continuando a garantire al cittadino il giusto risarcimento”. Un lavoro che “va assolutamente ripreso”, afferma Binetti, secondo la quale è indubbio che i ginecologi vivono sotto la continua pressione derivante dalle “assicurazioni che non vogliono rinnovare i contratti” e da “una sorta di persecuzione mediatica che non considera come in medicina il rischio non sia mai completamente annullabile”.
Per Binetti, l’impegno deve dunque essere indirizzato a “restituire alla popolazione la certezza sul fatto che i nostri punti nascita sono tra i più sicuri al mondo”. A questo proposito l’onorevole Ucd ricorda i risultati raggiunti con l’inserimento dell’epidurale tra i Lea e il potenziamento delle Tin, i reparti di Terapia intensiva neonatale.
Ma “no allo sciopero”, ribadisce Binetti, secondo la quale si tratta di “una scelta che è in contrasto con l’immagine che i medici hanno offerto finora alla popolazione, cioè quella di difensori della vita, intesa sia come vita umana che come impegno a ‘tenere in vita’ il sistema sanitario”. Ancora di più quando si parla di ginecologi e ostetriche. “I ginecologi e le ostetriche sono i professionisti che danno la vita, invece in quel giorno seguiranno l’obiettivo di non far nascere”, osserva la candidata Udc. Che aggiunge: “Anche se solo per un giorno, i ginecologi smetteranno di essere affianco alle donne in un momento di fragilità e di preoccupazione riguardante la salute del proprio figlio. Se è infatti vero che saranno garantite le emergenze e i parti naturali, non saranno però assistite le gestanti che presentano qualche controindicazione al parto naturale, e che vivono quindi un momento di particolare preoccupazione legata alle ragioni di tale controindicazione”.
Per Binetti “il parto è un momento prezioso ma anche drammatico per una donna, che non dovrebbe essere lasciata sola proprio dalla persona a cui ha affidato la vita di suo figlio”.
Perplessità anche sulla scelta della data, 12 febbraio. “Siamo in un momento di transizione, in cui il Governo che c’è non è autorizzato a prendere decisioni di alcun tipo, essendo in carica solo per l’ordinaria amministrazione, e il prossimo Governo deve ancora essere eletto”. Per la candidata Udc, i ginecologi avrebbero piuttosto dovuto aspettare e “porre le questioni direttamente al nuovo Governo e all’attenzione delle commissioni salute di Camera e Senato”.
16 gennaio 2013
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