“La sanità italiana è e resta pubblica”. Così il ministro della Salute, Orazio Schillaci in apertura del suo intervento al 55° Congresso nazionale del Sumai Assoprof, rispondendo alla domanda che fa da sfondo all’assise “Specialistica ambulatoriale. Quale futuro: pubblico o privato?”
"Lo dico con chiarezza: la sanità italiana è e resta pubblica". Lo ha precisato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in apertura del suo intervento al 55° congresso nazionale del Sumai Assoprof.
L'evento, dal titolo 'Specialistica ambulatoriale. Quale futuro: pubblico o privato?', in corso a Roma presso l'Hotel Villa Pamphili fino a giovedì 12 ottobre
"Il vostro sindacato- ha detto rivolto ai numerosi partecipanti- svolge un lavoro fondamentale nel tutelare i professionisti impegnati sul territorio nel promuovere e difendere la qualità delle prestazioni e il diritto alla salute dei cittadini. Non abbiate dubbi su quello che potrà essere il futuro - ha aggiunto l'esponente del governo- credo però che dobbiamo anche regolamentare l'out of pocket, che è diventato molto importante.
"Certo ci sono le criticità che abbiamo ascoltato ma ci sono anche importanti segnali di cambiamento in atto: uno fra questi, il fatto che tra un po' la sanità italiana parlerà al femminile. Se pensate ai livelli dirigenziali superiori, credo che fra un po' le donne supereranno gli uomini. E questo ci fa guardare al futuro con maggiore speranza.
"Viviamo in una congiuntura economico-finanziaria che non è favorevole. I decenni di definanziamento hanno indebolito il nostro Sistema sanitario nazionale ma se ciascuno di noi dà il proprio contributo credo, anzi sono certo, che riusciremo a rimettere in sesto la nostra sanità pubblica
"C'è una attenzione, forse inedita, verso il personale sanitario e la sanità. Nessun presidente del Consiglio aveva parlato di sanità come priorità negli ultimi 15 anni. Oggi siamo all'opera per rimediare a una programmazione del personale che ha introdotto tetti e limiti che sono anche all'origine di carenze e storture insostenibili, come il fenomeno dei medici gettonisti. Che ho trovato e combattuto appena arrivato al ministero della salute con l'aiuto dei Nas.
"Queste- ha aggiunto Schillaci- sono politiche per il personale sanitario che, al di là della retorica sono rimaste sostanzialmente immutate anche quando a seguito della pandemia Covid si è iniziato a mettere in atto una riforma del territorio che rappresenta il setting più fragile del nostro Servizio Sanitario Nazionale, la prima linea da rafforzare.
"Oggi sono stato con il ministro Fitto a fare punto sul Pnrr Salute che, ribadisco è in piena regola con tutti i target, non è stato definanziato nulla. È stato abbassato il numero delle case di comunità e della medicina territoriale, semplicemente perché la congiuntura economica prima descritta da Magi ha portato ad un aumento dei prezzi delle costruzioni del 30%. Ma le case di comunità che non saranno realizzate con i soldi del Pnrr, saranno portate a termine con le risorse ex art.20 che, colpevolmente, le regioni non hanno usato dal 1988.
Rivolto alla platea, l'esponente del governo ha poi aggiunto: "Vi chiedete come sia possibile che chi ha condiviso il Pnrr non avesse previsto le giuste e necessarie risorse da destinare al personale per far partire la medicina territoriale, le case di comunità e per far funzionare le apparecchiature e la telemedicina che, come ripeto sempre con il direttore di Agenas, Domenico Mantoan, rappresenta, per me, la vera svolta della sanità. È come quando in Italia sono state costruite le autostrade: credo che la telemedicina rappresenti il futuro della nostra sanità pubblico e la misura migliore contro le disuguaglianze ancora presenti sul nostro territorio.
“Diseguaglianze che non sono solo regionali- ha precisato- ma che sono spesso anche tra piccoli comuni e tra grandi centri. Su questo dobbiamo assolutamente investire. E dobbiamo farlo mettendo il personale al centro del percorso.
"Questo è un interrogativo che ci siamo posti in tanti e che chiede risposte e noi nell'arco della legislatura vogliamo concludere questo percorso e dare finalmente risultati concreti.
"Non è più pensabile continuare a parlare della piaga delle liste d'attesa e vedere che in alcune regioni gli specialisti ambulatoriali convenzionati interni ne coprono anche solo meno di 25 ore settimanali
"D'altronde- ha proseguito l'esponente del governo- dei 500 milioni di euro messi a disposizione delle regioni per la riduzione delle liste d'attesa nel 2022, solo il 69,6% sono stati utilizzati. C'è un residuo di oltre 160 milioni.
"Le analisi più recenti confermano questa tendenza, purtroppo, con differenze significative tra regioni che hanno speso più del 100% e regioni che hanno dedicato all'abbattimento delle liste solo il 30% della dotazione. Molto spesso questo è dipeso dalla mancanza di tempo-medico che si sarebbe potuto ottenere ricorrendo proprio agli specialisti ambulatoriali".
"Oltre a ciò difficilmente riusciremo a portare il Servizio sanitario nazionale a domicilio del paziente, a realizzare quella sanità di prossimità di cui tanto si parla se non creiamo le condizioni per far funzionare le Case e gli Ospedali di Comunità a pieno regime entro il 2026.
"E per farlo abbiamo bisogno di capitale umano, più che di infrastrutture, e di medici specialisti che, vorrei ricordarlo, sono parte del Servizio sanitario nazionale a pieno titolo e svolgono un ruolo di primo piano nella gestione delle cronicità che in una Nazione come la nostra con un numero che aumenta di persone over 65 rappresenta già da oggi la vera emergenza.
"Questo governo non intende sprecare le opportunità del Pnrr. In un piano che nasce per superare le problematiche legate a una pandemia come il Covid, poi, di fatto, alla salute venivano destinati poco più di 16 miliardi. Che non sono pochi ma se andate a vedere quanti ne sono stati dati, per esempio, all'ambiente o altre tematiche, forse chi all'epoca fece il Piano se destinava un po' più di soldi alla salute, data la pandemia e dato che il Pnrr nasceva per quello, forse non sbagliava
"Oltre a non voler sprecare le opportunità del Pnrr- ha aggiunto l'esponente dell'esecutivo- dobbiamo ribadire che questa è una partita da giocare al meglio delle nostre possibilità e il mio appello va nuovamente alle regioni: vanno cambiati vecchi schemi e regole che non sono più adatti ai cambiamenti intervenuti.
"Soluzioni facili e immediate non esistono. La volontà di salvare la sanità pubblica, però, è indiscutibile e i segnali ci sono. Solo pochi giorni fa è stato chiuso l'accordo per il rinnovo del contratto del comparto sanità 2019-2021, che introduce significative novità sia sul piano economico che per le condizioni di lavoro. Non è un punto di arrivo ma di partenza. Vanno recuperati i ritardi del passato e adesso è importante programmare con il Mef le risorse per il biennio 2022-2024, per non accumulare altri ritardi e chiudere gli altri contratti che il segretario Magi ha ricordato.
"La mia priorità- ha tenuto a sottolineare- va in una duplice direzione: da una parte la valorizzazione del personale sanitario e io farò sì che gran parte di ciò che arriverà durante la legge di bilancio sia destinata a migliorare le condizioni economiche degli operatori sanitari. L'altra deve ovviamente essere finalizzata all'annoso problema della riduzione delle liste d'attesa, un fenomeno che esiste da molti anni e che ha molte componenti, come ha ricordato il segretario Magi, e che se analizzato in maniera chiara, sono fiducioso si possa finalmente risolvere".
"Non esistono dati ufficiali- ha concluso- quelli che arrivano dalle regioni spesso non sono sufficienti per sapere veramente quali prestazioni manchino, in quali regioni e con quali tempi di attesa. La prima cosa è avere dati certi. Non è vero quando si dice che per fare una mammografia ci vogliono 720 giorni. Magari ci vogliono 6 mesi e, lasciatemelo dire, questo è uno schifo. Ma noi non abbiamo i dati, perché le regioni non li mandano in maniera corretta. Ci stiamo adoperando per avere i dati veri, perché per risolvere il problema si parte dai dati".