Fnopo: “Il deprecabile fenomeno della violenza contro i professionisti sanitari necessita di raccogliere tutte le competenze delle professioni coinvolte”
11 MAR - Indetta lo scorso 28 gennaio con decreto del ministro della Salute, Roberto Speranza, di concerto con il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi e la ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari viene celebrata ogni anno il 12 marzo a partire da quest’anno.
“In un periodo in cui ormai è consuetudine schierarsi “contro”, il titolo della ricorrenza odierna assume un valore civile di grande portata poiché punta innanzitutto sul sostegno e la promozione dell’educazione e della prevenzione nei confronti della violenza subita dai professionisti sociosanitari. Le cronache degli ultimi anni hanno raccontato realtà e condizioni lavorative estremamente difficili e pericolose in cui operano quotidianamente i professionisti sociosanitari: una violenza trasversale rispetto agli ambiti di competenza e le specificità di ciascuna professione - afferma il Comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica/o -. Nemmeno il Covid, con il suo carico di dolore e di morte, è riuscito a fermare questa tendenza che si era sopita solo nei primi mesi del 2020 quando i professionisti sanitari sono stati definiti eroi nel tentativo di fronteggiare con ogni strumento e conoscenza possibile una situazione mai verificatasi prima. Eppure, è bastato poco perché si ritornasse a una “normalità” fatta di violenza fisica e verbale nei confronti di chi prende in carico la salute dei cittadini, una violenza troppo spesso alimentata da fake news la cui acritica diffusione è davvero allarmante – sottolineano i vertici nazionali della professione ostetrica -. Negli ultimi mesi, la violenza è stata alimentata dalle vaccinazioni anti Covid e non ha risparmiato anche le ostetriche per le informazioni sul vaccino anti Covid19 per le donne in gravidanza. C’è un altro aspetto della violenza, però, che non deve essere dimenticato e che il Covid ha evidenziato: la solitudine, quella delle persone risultate positive e che sono state costrette all’isolamento in casa o peggio in ospedale e nelle situazioni più drammatiche in terapia intensiva. Ma c’è stata un’altra forma di violenza della solitudine, non meno drammatica, vissuta dai familiari dei ricoverati che, nel rispetto delle norme di prevenzione e anti contagio, non sono potuti stare accanto ai propri cari, far loro visita, consolare. Gli unici contatti possibili erano solo quelli mediati attraverso il professionista sanitario che li aveva in carico o grazie a un cellulare o un tablet. Una condizione non meno grave, dunque, che le ostetriche/i hanno cercato sempre di gestire con professionalità e soprattutto con umanità nel rispetto delle donne e dei familiari, cercando di conciliare sicurezza e vicinanza”.
“Il deprecabile fenomeno della violenza contro i professionisti sanitari necessita di raccogliere tutte le competenze delle professioni coinvolte e ovviamente il ministero della Salute. Solo insieme è possibile poter realizzare efficaci programmi di prevenzione. Per tale motivo reputiamo l’Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni di tutti gli operatori sanitari il competente contesto istituzionale nel quale ci si confronta per trovare insieme soluzioni e iniziative condivise da tutti”, conclude la presidente nazionale FNOPO, dott.ssa
Silvia Vaccari.
11 marzo 2022
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