Cimo, Anpo e Fesmed non firmano. "Al via lo stato di agitazione"
24 LUG - "L'ipotesi di rinnovo è stata firmata da tutti i sindacati medici, tranne la federazione Cimo-Anpo-Fesmed‼️ Un NO politico, tecnico e di buon senso e rispettoso della dignità di tutti i medici", così i sindacati che hanno decisio di non formare la pre intesa su facebook.
“Abbiamo duramente lavorato in queste ultime settimane per eliminare le tante proposte peggiorative sul contratto dei medici inserite, proposte giunte dopo 15 mesi di sostanziale “melina” da parte di Aran su indicazione delle regioni, che adesso hanno preteso invece di chiudere la trattativa in meno di 3 giorni a causa dello scadere del mandato del vertice ARAN e la volontà di far passare un testo che continuiamo a considerare insufficiente e pericoloso”, dichiara
Guido Quici, Presidente di CIMO e del Patto per la Professione Medica (CIMO-FESMED e ANPO-ASCOTI-FIALS Medici).
“Nonostante questo impegnativo lavoro di “sminamento” per disinnescare norme peggiorative sulla qualità del lavoro dei medici inserite da Aran, ci sono infatti ancora in questo contratto numerose penalizzazioni, la più pericolosa di tutte è il fondo unico, al quale come CIMO, FESMED, ANPO-ASCOTI-FIALS Medici continueremo a dire di no, perché crea una carriera unica e, in mancanza di chiari criteri selettivi, offre ai Direttori Generali delle strutture sanitarie la possibilità di favorire progressioni di carriera secondo vecchie logiche clientelari che, di fatto, penalizzano la professione medica”.
“Siamo comunque orgogliosi di aver messo sul tavolo l’inserimento di un riconoscimento di 1500 euro ai giovani medici che entrano nel SSN, laddove prima non avevano nulla rispetto ad altre professioni sanitarie. E manifestiamo tutta la nostra preoccupazione per la norma che delega alla trattativa decentrata gran parte degli accordi, non solo perché è chiaramente l’anticamera alla regionalizzazione totale della sanità, ma anche perché riduce pesantemente le prerogative sindacali a difesa dei lavoratori. Infine, preme sottolineare che l’aumento ottenuto è di soli 130 euro lordi anziché 200, perché la differenza è destinata a finanziare fondi di disagio, pronta disponibilità ed altro”.
Per il Patto, da questo contratto “emerge con chiarezza la penalizzazione della professione medica, in particolare di coloro che svolgono attività cliniche complesse con gravi esposizioni a problematiche di rischio clinico, nell’ambito di un contesto contrattuale tendente a omogenizzare tutte le professioni sanitarie in termini economici e di carriera”.
I sindacati aderenti al Patto per la Professione medica confermano dunque “l’avvio da subito dello stato di agitazione e attiveranno nelle aziende confronti diretti con i propri iscritti per discutere il testo, mentre continueranno nei prossimi mesi una serrata e trasparente disamina tecnica del testo per chiarire i punti critici che mettono davvero a rischio la qualità del lavoro del medico e la salute dei cittadini”.
Leggi anche la dichiarazione a verbale rilasciata ieri notte dalla Cimo dove si spiegano nel dettaglio le ragioni del no al contratto.
24 luglio 2019
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