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Oncologia. “No a spread dell’innovazione”. L'appello di politici, pazienti e industriali


Promosso oggi alla Camera un confronto su come sostenere lo sviluppo in oncoematologia, area che interessa oltre 2,2 mln di pazienti. Istituzioni, associazioni di malati, società scientifiche e aziende farmaceutiche concordano: "Ottimizzare il sistema e non penalizzare ricerca e innovazione".

13 GIU - Scongiurare lo “spread dell’innovazione”, il differenziale della capacità di innovare in Italia rispetto all’estero, che rischia di penalizzare il nostro Paese. Questa la sfida condivisa tra i rappresentanti di istituzioni, pazienti, società scientifiche e aziende farmaceutiche riunite oggi alla Camera dei Deputati per un incontro su “Sostenibilità del Sistema Salute e innovazione in oncoematologia: dalla ricerca al paziente” con l’obiettivo di identificare una ricetta condivisa per lo sviluppo sostenibile del Sistema Salute in Italia nel delicato campo dell’oncoematologia.

Sono oltre 2,2 milioni gli italiani che hanno combattuto o combattono contro il cancro, 960mila solo negli ultimi cinque anni. Un esercito di persone portatrici di nuovi bisogni, su cui impatta un costo sociale pari a 36,4 miliardi di euro annui e che in 3 casi su 4 considera la disponibilità di terapie innovative come una priorità imprescindibile. “La sostenibilità del Sistema Salute – ha dichiarato il sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale - pone interrogativi complessi ed ha le sue radici nella maggiore longevità, nella riduzione dei tassi di mortalità, nell’aumento del numero di patologie di tipo cronico. Purtroppo, le risorse sono limitate rispetto alle esigenze dei pazienti. Ecco che occorre rimodulare l’offerta, adottare principi in base ai quali razionalizzare la spesa, far sì che il nostro Sistema Sanitario, uno dei migliori in Europa per la sua universalità, affidabilità e solidarietà, anche se macchiato da liste d’attesa spesso indegne per un paese civile, regga l’impatto e sia sostenibile anche per il futuro”.

“L’Italia – ha aggiunto la senatrice Simona Vicari, segretario della presidenza del Senato– spende per ricerca e sviluppo solo l’1,26% del PIL. Uno dei valori più bassi tra le economie avanzate. E sono le imprese private a contribuire quasi interamente con risorse proprie al finanziamento della ricerca e dello sviluppo in innovazione farmacologica. Purtroppo, oggi – ha proseguito Vicari - , l’industria farmaceutica si confronta con un contesto burocratico che disincentiva le sue iniziative e si trova alle prese sia con ritardi nell’introduzione nel Paese di farmaci innovativi, con tempi di latenza anche di oltre un anno dall’approvazione a livello europeo, cosa che penalizza i nostri malati rispetto a quelli di altri Paesi, sia con ritardi nei pagamenti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione che arrivano anche a 749 giorni, fenomeno che sottrae liquidità agli investimenti”.

Per Massimo Russo, assessore alla Salute della Regione Sicilia e Rappresentante della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, l’incontro tenuto a Palermo giorni fa, tra il ministro della Salute, Renato Balduzzi e la Commissione, si avvia a dare buoni frutti. “Si è discusso – ha detto Russo – del Patto per la Salute 2012-2015 e della rimodulazione dei ticket in sanità. Su quest’ultimo punto, il ministro non ci ha dato certezze sui tempi, ma ha sostenuto che altri ticket non sono più sostenibili, una posizione condivisa dalla Commissione”.

“Solo la piena operatività del Piano Oncologico Nazionale – ha commentato Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (Favo) – può oggi mettere fine, in Italia, alle inaccettabili disparità tra i malati di cancro nelle diverse Regioni, in termini di opportunità di assistenza domiciliare, trattamenti radioterapici, cure palliative, terapia del dolore, riabilitazione e anche per superare le diseguaglianze nell’accesso ai nuovi farmaci oncologici”.

Disuguaglianze che raggiungono ormai una media di 12,7 mesi tra l’approvazione internazionale e la delibera in Italia, con punte anche di 15 mesi, cui si aggiungono i tempi per la messa a disposizione a livello regionale, dove si rileva in media una dilazione ulteriore di quasi 8 mesi, con punte anche molto più alte.

Un segnale importante per sbloccare l’immissione in commercio di farmaci innovativi, anche oncologici, nel nostro Paese sono le recenti nomine delle due commissioni Aifa - Commissione consultiva tecnico-scientifica e Comitato prezzi e rimborso - dopo più di tre mesi di stasi. “Ora, occorre dare vita a una ‘rete virtuosa dell’innovazione’ – ha sottolineato Maurizio de Cicco, amministratore delegato Roche S.p.A. e Presidente GEF (Gruppo Europeo Farmindustria) - che, con la collaborazione di tutti gli attori, consenta uno sviluppo sostenibile del Sistema Salute italiano. Per raggiungere questo traguardo è necessario, da un lato, riconoscere tempestivamente, con criteri condivisi, le vere innovazioni terapeutiche, rendendole presto disponibili per tutti i pazienti sul territorio nazionale, abbattendo così il ‘ritardo cronico’ del Paese, dall’altro lato, bisogna evitare di penalizzare le aziende che credono nell’innovazione, permettendo loro di continuare a investire in ricerca e non gravandole, invece, del deficit delle Regioni relativo alla spesa farmaceutica ospedaliera”.

“Il costo sociale del cancro in Italia – ha affermato Carla Collicelli, vicedirettore del Censis – ha un impatto economico considerevole sulla vita dei pazienti e dei caregiver. È necessario intervenire per ridurlo, senza compromettere i servizi e garantendo la loro fruibilità. Il tumore tende a essere sempre di più una malattia 'cronica', nonché una 'patologia sociale di massa', con un impatto sulla società che va ben al di là degli aspetti strettamente sanitari”.

“L’utilizzo di farmaci innovativi – ha sottolineato poi Giuseppe Tonini, del Direttivo Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica - rappresenta spesso per i malati di cancro l’unica possibilità di contrastare la malattia migliorando sia la sopravvivenza che la qualità di vita. Tuttavia, spesso per i pazienti italiani l’accesso ai nuovi farmaci risulta difficile. L’accordo della Conferenza Stato-Regioni del 2010 non ha sanato le disuguaglianze tra i pazienti italiani, sia perché non recepito da tutte le Regioni, sia per problematiche sulla definizione di farmaco innovativo in campo oncologico”.

Dal dibattito è emersa la volontà dei protagonisti del Sistema Salute italiano di impegnarsi in una stretta collaborazione, al fine di assicurare uno sviluppo sostenibile nel campo dell’oncoematologia, a beneficio dei pazienti, dei caregiver e dell’intero Sistema Paese.
 

13 giugno 2012
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