Min. Salute: cala il numero dei fumatori, ma l’85,3% dei giovani inizia prima dei 18 anni
l tabagismo, secondo l’Oms, è la seconda causa di morte nel mondo. In Italia, grazie alle iniziative promosse dal ministero della Salute e dalle Regioni nell’ambito del programma ‘Guadagnare salute’, il numero dei fumatori è in lieve calo. A fumare sono in prevalenza gli uomini, ed i giovani nella maggior parte dei casi iniziano “perché lo fanno tutti”.
12 LUG - Ecco una sintesi dei dati raccolti dal ministero della Salute nell’ambito delle iniziative di controllo del tabagismo:
Prevalenza dei fumatori. Nel Paese il numero dei fumatori è in lieve ma costante diminuzione. In particolare i dati Istat 2009 (oltre 60 mila interviste faccia a faccia a persone con età superiore ai 14 anni) indicano che la prevalenza di fumatori è pari al 23% della popolazione ultraquattordicenne; di cui il 29,5% uomini e 17% donne. L’Italia centrale si aggiudica la ‘maglia nera’ per numero di fumatori con il 24,3%, a seguire il Nord con il 23% ed infine il Sud e le isole 22,3%.
Nel 2003, prima della legge Sirchia, la prevalenza era del 23,8% (uomini 31% - donne 17,4%).
Dai dati 'Passi' del 2009 (circa 35.000 interviste telefoniche a persone di età compresa tra 19 e 69 anni), la prevalenza di fumatori è del 29%, di cui 33% uomini e 24% donne. Numeri dunque più alti rispetto all’indagine Istat, ma c’è da considerare che il campione preso in esame rientra in una diversa fascia d’età. Anche secondo i dati Passi quindi il numero di fumatori risulta in lieve calo rispetto al 2008 quando era pari al 29,8% (uomini 33% - donne 25%).
Per quel che riguarda poi la distribuzione territoriale si rilevano differenze significative nella prevalenza dei fumatori: l’Abruzzo detiene il valore più alto (32%), mentre il Veneto quello più basso (25%).
L’abitudine al fumo sembra dunque significamene più diffusa negli uomini, tra gli under 25, nelle persone con livello di istruzione medio-basso e in quelle con difficoltà economiche.
Il numero dichiarato di sigarette fumate in media al giorno è 13.
I cosiddetti “forti fumatori”, cioè chi consuma oltre 20 sigarette al giorno, si attestano al 7%.
I dati più recenti, relativi all’indagine Doxa-Iss-Ofad, indicano come nel 2010 in Italia a fumare siano il 21,7% degli over 15, ossia circa 11,1 milioni di cittadini. Scendendo nel dettaglio di questi il 23,9% sono uomini (5,9 milioni) e il 19,7% donne (5,2 milioni). Nella fascia d’età compresa tra i 25 ed i 44 anni, secondo i dati del rapporto, vi è la percentuale più alta di fumatori pari al 26,6%. A seguire, con una percentuale di 25,7%, troviamo la fascia d’età compresa tra i 45 e i 64 anni. I giovani fumatori, tra i 15 e i 24 anni d’età, rappresentano il 21,9%.
Proprio in quest’ultima fascia d’età l’indagine ha rilevato che il 34,5% dei baby-fumatori inizia a fumare prima dei 15 anni e il 50,8% tra i 15 e i 17 anni: quindi l’85,3% dei ragazzi inizia a fumare prima della maggiore età.
Il 73,4% di questi giovani prende il vizio sotto l’influenza degli amici: “perché lo fanno tutti”.
Applicazione della legge 3/2003 (legge Sirchia). Dai dati dello studio Passi 2009, la maggior parte degli intervistati riferisce che il divieto di fumare viene rispettato sia nei locali pubblici (86%) che nei luoghi di lavoro (88%). Andando però ad analizzare i dati sul territorio, si riscontrano situazione ben diverse tra Nord e Sud del Paese. Ad esempio la percentuale d’intervistati che dichiara rispettata “sempre o quasi sempre” la normativa nei locali pubblici è massima in Friuli-Venezia Giulia e in Valle d’Aosta (96%) e minima in Calabria (64%). Allo stesso modo la percentuale di intervistati che ritiene che sia rispettato “sempre o quasi sempre” il divieto nei luoghi di lavoro è massima nelle P.A. di Bolzano e Trento (95%) e minima in Calabria (74%).
Vendita di sigarette e altri prodotti del tabacco. Nel corso del 2009 si sono venduti 140 milioni di pacchetti in meno, pari ad un calo del 3,1%. Da sottolineare però, sempre nel 2009, un aumento del 26% nella vendita di tabacco trinciato, la cui vendita è quadruplicata (+139%) dal 2004.
Ricordiamo che il 18 giugno scorso il Governo ha emanato un Decreto Legge che produrrà un considerevole aumento dei prezzi dei tabacchi trinciati, con la speranza di una netta riduzione dei consumi.
Effetti del divieto di fumo sulla salute. La normativa sul divieto di fumo ha avuto alcuni impatti immediati sulla salute, basti notare ad esempio la riduzione del numero di ricoveri ospedalieri per infarto miocardico acuto. I ricoveri per eventi coronarici acuti dopo l’applicazione della legge, si sono ridotti circa del 4%, in particolare per le donne e per le persone di età inferiore ai 70 anni. Dal 2005 si registrano 3500 ricoveri per infarto in meno ogni anno.
Terapia del tabagismo. Stando ai dati del sistema di sorveglianza Passi del 2009, nell’ultimo anno il 36% dei fumatori ha tentato di smettere (erano il 42% nel 2008 e il 40,6% nel 2007). Solo il 60% dei fumatori ha dichiarato di aver ricevuto, nell’ultimo anno, il consiglio di smettere di fumare da un medico o da un operatore sanitario, e questo dato è pressoché costante negli ultimi 3 anni.
I
l ruolo delle Regioni. A differenza del 2004, quando era una minoranza ad emanare direttive regionali sul tabagismo, nel 2009 tutte le Regioni e le Province Autonome hanno inserito la lotta al tabagismo nei propri atti d’indirizzo per la promozione della salute.
Tale risultato è stato conseguito anche grazie ai progetti, coordinati dall’Emilia Romagna, promossi dal Ministero della Salute/CCM (centro per la Prevenzione ed il Contrasto delle Malattie) che hanno consentito la costituzione di una rete nazionale di referenti regionali ed operatori delle Aziende Sanitarie.
Altre attività. È stato attivato il progetto “Mamme libere dal fumo”, per aiutare le donne a smettere di fumare durante la gravidanza e prevenire eventuali ricadute durane il post-parto. Il progetto, coordinato dal Veneto con la Lega italiana per la lotta contro i tumori e il Collegio nazionale delle ostetriche, ha visto la realizzazione di corsi di formazione al counselling breve antitabagico di ostetriche formatrici, cui hanno partecipato professioniste selezionate da tutte le Regioni.
La sorveglianza sui giovani. Anche l’Italia partecipa, nell’ambito del progetto “Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni” coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, alla sorveglianza sugli stili di vita degli adolescenti attraverso l’Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), uno studio svolto in collaborazione con l’Ufficio Regionale Europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Università di Torino, volto alla raccolta di dati sui comportamenti relativi alla salute in età pre-adolescenziale (11-15 anni), ossia in quella fascia d’età nella quale si instaurano e radicano molti di quei comportamenti non salutari come il fumo o il consumo di alcol.
Dal 2009 l’Italia ha inoltre aderito alla Global Youth Tabacco Survey (GYTS), un’indagine internazionale, coordinata dall’Oms e dal Center for Disease Control (CDC) di Atlanta in oltre 100 paesi, avente l’obiettivo di monitorare, attraverso un questionario molto dettagliato, le abitudini, l’età di avvio e gli atteggiamenti dei giovani nei confronti del fumo.
Secondo i dati dell’Oms coloro che iniziano a fumare in giovane età e che continuano a farlo regolarmente, hanno il 50% di probabilità di morire a causa del tabacco.
E’ dimostrato, del resto, che se non si inizia a fumare durante l’adolescenza, vi è una scarsa probabilità di diventare fumatori dipendenti in età adulta.
Per queste ragioni è particolarmente importante prevenire l’iniziazione al fumo attraverso strategie combinate che comprendano sia interventi di promozione alla salute, sia politiche per la riduzione dell’offerta. In questo ambito, il Ministero della Salute è impegnato, anche con l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di stato, a definire azioni per limitare l’accesso dei giovani ai prodotti del tabacco.
Giovanni Rodriquez
12 luglio 2010
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