Calabria. Bartolazzi (Min. Salute): “Governo interverrà per eliminare limiti del quadro normativo che disciplina gli incarichi dei Dg delle Asl”
Il Commissario regionale alla sanità, Masimo Scura, ha di fatto omesso di promuovere la decadenza dei 7 direttori generali delle aziende con i bilanci negativi. A spiegarlo è stato oggi il sottosegretario alla Salute intervenendo in Aula alla Camera per rispondere ad un'interpellanza urgente. "Con questo elemento decisivo, integreremo il nostro esposto alla Procura di Catanzaro", spiegano il primo firmatario dell'Interpellanza Francesco Sapia e Dalila Nesci (M5S).
05 OTT - Il sottosegretario alla Salute,
Armando Bartolazzi, oggi alla Camera, ha fatto il punto sulla mancata attivazione, da parte del governatore calabrese
Mario Oliverio e del commissario governativo
Massimo Scura, della decadenza dei direttori generali delle aziende sanitarie calabresi in disavanzo di bilancio.
Rispondendo ad un'interpellanza urgente presentata in Aula da
Dalila Nesci (M5S), Bartolazzi ha illustrato così la situazione: "Il conferimento degli incarichi di direttore generale, direttore amministrativo e direttore sanitario, nonché, ove previsto dalla legislazione regionale, di direttore dei servizi sociosanitari delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale, è tuttora disciplinato dal decreto legislativo n. 171 del 2016, come integrato dal decreto legislativo n. 126 del 2017.
La normativa in questione, come noto, ha introdotto il sistema di verifica e di valutazione dei direttori generali mediante la predeterminazione di criteri utili ad esprimere valutazioni chiare e precise, fondate su dati pragmatici e fattori omogenei. Sono state previste, altresì, ipotesi di decadenza dall'incarico di direttore generale, amministrativo, sanitario o dei servizi sociali".
"In particolare - ha proseguito - con espresso riguardo al direttore generale, l'articolo 2, comma 5, del decreto legislativo n. 171 del 2016 ne dispone la decadenza con provvedimento motivato e la sostituzione se ricorrono gravi e comprovati motivi o se la gestione presenta una situazione di grave disavanzo, imputabile al mancato raggiungimento degli obiettivi, o in caso di manifesta violazione di leggi o regolamenti o del principio di buon andamento e di imparzialità dell'amministrazione, nonché di violazione degli obblighi in materia di trasparenza. Pertanto, anche il mancato rispetto degli adempimenti previsti in materia di trasparenza comporta la cancellazione dall'elenco nazionale degli idonei e la preclusione al reinserimento in esso.
È questo, dunque, il quadro normativo a cui bisogna tuttora riferirsi, ma che - voglio anticipare fin d'ora agli onorevoli interroganti - appare non privo di limiti, che questo Governo è intenzionato ad eliminare intervenendo con maggiore decisione e chiarezza con un nuovo atto normativo".
"Secondo la disciplina vigente, quindi - ha proseguito - la mancata inclusione nell'elenco nazionale degli idonei dei direttori generali
Sergio Arena e
Frank Benedetto non risulta ostativa alla permanenza nei loro incarichi, atteso che le disposizioni introdotte dalla citata normativa, per cui gli incarichi possono essere conferiti esclusivamente ai soggetti inseriti nell'elenco, si applica esclusivamente agli incarichi conferiti successivamente alla pubblicazione dell'elenco stesso, quindi dopo il 12 febbraio 2018. In altre parole, il decreto legislativo n. 171 del 2016 non prevede la decadenza degli incarichi già conferiti antecedentemente a detta data, i quali, dunque, possono giungere fino alla loro naturale scadenza".
"In merito all'interpellanza in esame, il commissario ad acta per il piano di rientro della regione Calabria ha inteso precisare di non avere alcuna facoltà di decretare la decadenza dei direttori generali aziendali, i quali sono nominati dal presidente della regione. Lo stesso commissario, invece, ha la facoltà - utilizzata, infatti, nei confronti di due direttori generali, in particolare aziende sanitarie provinciali di Cosenza e Reggio Calabria - di suggerire al presidente regionale la revoca dei direttori generali per inadempienze, non solo economiche, di questi ultimi.
Il commissario ha altresì facoltà di bocciare il piano di rientro approvato da un terzo direttore generale - cosa che avrebbe potuto costituire motivo di revoca dall'incarico - all'azienda ospedaliera “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro, oppure di nominare un soggetto attuatore, che assuma le funzioni di direttore generale, come effettuato recentemente con la delibera del commissario ad acta n. 166 del 2018, nei confronti del direttore generale dell'ASP di Reggio Calabria, il quale, alcuni giorni dopo, è stato revocato dalla giunta regionale".
"Il commissario - ha spiegato il sottosegretario - ha ribadito l'importanza, anche sotto tale aspetto, del piano di rientro, che, in un tempo ragionevole, 3-5 anni, consente ai direttori generali di raggiungere lo scopo, in base alla legge n. 208 del 28 dicembre 2015 (articolo 1, comma 529), contenente la previsione che le aziende ospedaliere, le aziende ospedaliere miste universitarie e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, con una perdita superiore ai 10 milioni di euro o al 10 per cento dei ricavi, debbano essere sottoposti a piano di rientro, secondo i criteri stabiliti dal decreto ministeriale 21 giugno 2016. Il commissario ha rammentato, inoltre, l'importanza di impegnare i direttori generali alla condivisione e sottoscrizione di obiettivi economici di qualità dei servizi e dell'organizzazione, legando la corresponsione della produttività (il 20 per cento degli emolumenti individuali) al raggiungimento di detti obiettivi.
Per quanto riguarda, infine, i bandi relativi a 14 direttori di struttura complessa del territorio dell'ASP di Cosenza non autorizzati dal commissario, lo stesso ha dato notizia di averne disposto la revoca. Pur prendendo atto delle informazioni ricevute dal commissario, che sono state doverosamente trasferite in questa sede agli onorevoli interpellanti, non posso non concludere, evidenziando il quadro di complessità in cui si sta sviluppando, non senza criticità, l'azione del commissario, la quale, come è oramai ben chiaro, è da tempo sotto la stretta lente di osservazione del Ministero, il quale, come già riferito in numerosi altri atti ispettivi, non mancherà di intraprendere importanti iniziative in favore del rilancio della sanità calabrese", ha concluso Bartolazzi.
"Nelle aziende calabresi – ha dichiarato in una nota
Dalila Nesci – ci sono depressi da lavoro o tesserati di partito ai vertici; furbetti del cartellino pluripremiati; responsabili amministrativi fatti a seguito di sospetti concorsi interni; direttori sanitari privi di requisiti; direttori di distretto incaricati con procedure infine censurate dalla magistratura; medici condannati in Cassazione per omicidio colposo ma rimasti al loro posto; direttori generali che avviano concorsi per la direzione di reparti inesistenti e che ammettono la carenza di presidi ortopedici e scaricano le responsabilità sugli altri".
Francesco Sapia (M5S), primo firmatario dell'interpellanza, ha poi attaccato il dg dell'Asp di Crotone,
Sergio Arena, il quale, "trascinato l’ospedale dentro un pesante disavanzo di bilancio, invece che ringraziare Giuseppe Brisinda", primario chirurgo dell'ospedale crotonese, "sta provando a licenziarlo". "Sulla vicenda del Marrelli Hospital – ha proseguito Sapia – Arena non è stato conseguente con una sua deliberazione del marzo 2017, relativa al fabbisogno di prestazioni. A riguardo ha omesso di chiedere il relativo budget al commissario Scura". "A noi – ha concluso il deputato – non resta che chiedere un intervento forte e radicale del ministro della Salute e dell'intero governo".
05 ottobre 2018
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