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Aggressioni al personale sanitario. “Pene più severe, fermo giudiziario e ripensamento Guardie mediche”. Arrivano le proposte della Fiaso


I manager di Asl e ospedali scendono in campo contro le aggressioni a medici e infermieri con una serie di proposte che hanno presentato nei giorni scorsi al Ministro della Salute. Fiaso ha anche deciso di avviare un Laboratorio di ricerca sul fenomeno delle violenze nei luoghi di cura, con il coinvolgimento “dinamico” di associazioni dei pazienti, ordini professionali, forze dell’ordine, magistrati e istituzioni.

04 AGO - Pene più severe e fermo giudiziario e ripensamento del servizio di Guardia medica. Sono alcune delle proposte presentate dalla Fiaso, a Federazione di Asl e Ospedali, al Ministro della Salute, Giulia Grillo (che oggi ha annunciato l’imminente arrivo di un Ddl ad hoc). Tra le proposte Fiaso anche il ripensamento del ruolo degli ambulatori delle ex guardie mediche, l’adeguamento degli organici delle strutture a maggior rischio e l’effettiva presa in carico di cronici e pazienti fragili per arginare gli accessi impropri ai Pronto soccorso
 
“Mettere le forze dell’ordine nella condizione di svolgere una energica azione deterrente – sottolinea la Fiaso - , prevedendo un’aggravante specifica per i reati commessi nei confronti dei professionisti sanitari nell’esercizio di atti d’ufficio, che consenta in tal modo il fermo di polizia giudiziaria per gli autori dei reati. Con procedimento d’ufficio e inasprimento delle pene anche quando la parte offesa è un’azienda sanitaria. Ma intervenire anche con strumenti di programmazione sanitaria al fine di:

-Ripensare il ruolo degli ambulatori di continuità assistenziale (le ex guardie mediche), bersaglio di numerose aggressioni, ma anche ormai poco sostenibili e forse non particolarmente utili;
-Dimensionare adeguatamente gli organici delle strutture sanitarie a rischio più elevato di aggressioni;
-Assicurare l’effettiva presa in carico dei pazienti cronici e di quelli fragili per limitarne l’accesso improprio ai servizi di emergenza-urgenza.
 
Un ruolo dovranno giocarlo anche le stesse Aziende sanitarie, “dotandosi di un protocollo di comportamento a ‘tolleranza zero’, che deve essere adeguatamente comunicato e che comprenda anche il supporto legale e psicologico ai dipendenti vittime di episodi di violenza sul luogo di lavoro”, è scritto nel documento redatto dal gruppo di esperti della Fiaso.
 
“E’ poi auspicabile -aggiunge il Vice-Presidente Fiaso, Giovanni Migliore- che le Regioni mappino le caratteristiche di security dei presidi e assicurino investimenti straordinari di adeguamento dei sistemi di sicurezza, coordinandosi con forze di polizia e comitati di ordine pubblico provinciali, come è stato fatto recentemente in Sicilia”.
 
“Dinanzi alle ripetute aggressioni -aggiunge Migliore- il solo richiamo alla responsabilità dei manager sanitari incoraggia a un approccio burocratico al problema che deve essere invece di tipo manageriale, teso a rinnovare l’alleanza terapeutica tra pazienti e professionisti della salute, perché il clima di tensione e paura che si respira in molte strutture non consente di lavorare in serenità e di garantire un servizio adeguato ai cittadini”.
 
Fiaso ha infine deciso di avviare un Laboratorio di ricerca sul fenomeno delle violenze nei luoghi di cura, con il coinvolgimento “dinamico” di associazioni dei pazienti, ordini professionali, forze dell’ordine, magistrati e istituzioni.

04 agosto 2018
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