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Testamento biologico. Isitituti di cura religiosi: “Rispetteremo la legge ma faremo obiezione di coscienza nei casi di Dat contrarie al nostro orientamento etico”


L'Associazione Aris che riunisce le istituzioni sanitarie cattoliche si rivolge così direttamente al Parlamento rivendicando con molta chiarezza il rispetto della libertà di coscienza: "Rivendichiamo l'impegno di applicare rigorosamente la legge in approvazione, salvo la facoltà di non assumerci la responsabilità di assistere pazienti la cui dichiarazione anticipata di trattamento faccia presumere un conflitto difficilmente sanabile con il nostro fermo orientamento etico".

18 APR - "Rivendichiamo per le nostre strutture - e per i sanitari che vi operano e sulla base di una loro libera opzione di coscienza - l'impegno di applicare rigorosamente la legge in approvazione sulla DAT, salvo la facoltà di non assumerci la responsabilità di assistere pazienti la cui dichiarazione anticipata di trattamento faccia presumere un conflitto difficilmente sanabile con il nostro fermo orientamento etico". Ospedali e cliniche gestite da enti religiosi si rivolgono così direttamente al Parlamento riunito per decidere la legge sul fine vita. E lo fanno con molta chiarezza e con altrettanta decisione: "Massimo rispetto per la legge - si legge in una dichiarazione di P. Virginio Bebber Presidente dell'Associazione che riunisce le istituzioni sanitarie cattoliche (Aris) - chiediamo però rispetto anche per la nostra libertà di coscienza".

"In tema di fine vita – prosegue la dichiarazione - si va profilando una soluzione legislativa che, in particolare per quanto concerne "idratazione e nutrizione" le quali vengono considerate cura e non semplici elementi basilari di sostegno vitale, lascia aperto un vasto campo di dissenso etico-antropologico che non può essere sanato da una norma del diritto positivo, per quanta considerazione e rispetto meriti il Parlamento e la funzione legislativa che, in virtù del suo titolo di rappresentanza popolare, gli compete".
 
"Un dissenso – prosegue la nota - che non possiamo e non vogliamo sottacere. Un dissenso che rappresenta per noi non solo un‘opzione morale ovvia ed irrinunciabile, bensì anche un indirizzo che intendiamo assumere e mantenere quale elemento che identifica e caratterizza il servizio che le nostre strutture sanitarie di ispirazione religiosa assicurano alla collettività, concorrendo in misura significativa alla funzione pubblica di tutela e promozione della salute e della vita".

"Nè possiamo condividere – conclude P. Bebber - il fatto che nutrizione ed idratazione siano di fatto totalmente ascritte alla determinazione del paziente e rese indisponibili alla responsabilità del medico che è chiamato in tempo reale al letto del paziente a valutare, in scienza e coscienza, il concreto sviluppo di una condizione clinica che nessuna "dichiarazione anticipata" è in grado di presumere in tutti i suoi profili. Ribadiamo pertanto piena adesione ai principi ispirati da Papa Francesco per cui idratazione e alimentazione artificiali sono da somministrare al malato quando non risultino troppo gravose o di alcun beneficio, ma la loro sospensione non giustificata continuerà ad essere considerata dalla Chiesa un atto di eutanasia".

18 aprile 2017
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