Stabilità. Assobiomedica: “Altro che riduzione delle tasse. Da legge effetti gravissimi per il settore”
Il Presidente delle imprese del biomedicale Lugi Boggio lancia l’allarme: “Per imprese altro che riduzione delle tasse, con payback aggravio dell’imposizione tra il +45% e il +210%. Temiamo una drastica riduzione dell’occupazione, degli investimenti in ricerca e innovazione, oltre che nella formazione del personale medico-sanitario”
20 OTT - “L’abbassamento della tassazione per le imprese, paventato con la Legge di Stabilità 2016, non considera affatto il settore dei dispositivi medici, che rischia piuttosto il collasso a causa di un aggravio dell’imposizione che si stima tra il +45% e il +210% rispetto al 2014. Se il decreto sul payback verrà attuato le imprese del settore dovranno infatti sostenere un esborso che peserà complessivamente il 6% del loro fatturato. E di certo non assisteremo a una decontribuzione ridotta per le nostre aziende, come sostiene il Governo, temiamo piuttosto una drastica riduzione dell’occupazione, degli investimenti in ricerca e innovazione, oltre che nella formazione del personale medico-sanitario”. Questo il commento del Presidente di Assobiomedica,
Luigi Boggio, su alcune delle misure previste nella Legge di Stabilità 2016.
“Gli effetti drammatici – ha dichiarato il Presidente Boggio - saranno non solo per il nostro comparto industriale, ma anche per le prestazioni offerte ai cittadini. Sebbene siamo convinti che il payback sarà inapplicabile per la sua complessità, come dimostrato per il farmaco ospedaliero, dovremo comunque prevedere delle riserve in bilancio e rinunciare a investire in tecnologie innovative a discapito delle prestazioni sanitarie. Oggi tutta la filiera della salute avrebbe bisogno di un impulso per rilanciare il Servizio sanitario nazionale. Si continua invece a impoverire il settore dei dispositivi medici che con le spending review degli ultimi anni ha già pagato un conto salato: la perdita di oltre 6mila posti di lavoro qualificati”.
“Il futuro delle nostre imprese si prospetta grave – ha concluso Boggio - soprattutto perché fra le oltre 3mila imprese del settore vi sono moltissime PMI che con queste misure sarebbero costrette a una forzosa chiusura o a un drastico ridimensionamento della loro attività. La sorte delle multinazionali non sarà da meno: assisteremo a una lunga sequenza di disinvestimenti e delocalizzazioni”.
20 ottobre 2015
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