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Biotestamento: Marino a Fini, “serve legge per allinearsi a Paesi civili”


Si torna a parlare del testamento biologico. Per primo lo ha fatto questa mattina il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che a Isernia ha evidenziato come la politica dovrebbe fare “tre passi indietro” di fronte a “questioni che vanno demandate alla coscienza di ogni cittadino”. Per Ignazio Marino (Pd), presidente della commissione di inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Ssn “Compito della politica è scrivere e votare una legge che riconosca i principi garantiti da tempo in tanti paesi liberali e dia a tutti il diritto di pronunciarsi sui trattamenti sanitari da autorizzare in caso di perdita di coscienza”

10 DIC - “Il nostro Paese ha bisogno di una legge sul testamento biologico perché sia riconosciuto a tutti il diritto di scelta delle cure. Si possono avere idee differenti sulla fine della vita, sul confine tra terapia e accanimento terapeutico: compito della politica è scrivere e votare una legge che riconosca i principi garantiti da tempo in tanti paesi liberali e dia a tutti il diritto di pronunciarsi sui trattamenti sanitari da autorizzare in caso di perdita di coscienza”. Così Ignazio Marino, senatore del Pd, risponde, attraverso una nota, alle affermazioni sul testamento biologico che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha pronunciato oggi nel corso di una visita al liceo scientifico Majorana di Isernia.
 
Fini ha evidenziato come la politica dovrebbe fare “non uno, ma tre passi indietro” davanti a “questioni che vanno demandate alla coscienza di ogni cittadino”.
 
Poi Marino si chiede “vogliamo che il paese si laceri di nuovo come accaduto con la morte di Eluana Englaro? L’unica soluzione è approvare un testo condiviso che tenga conto del pensiero dei cittadini italiani e non sia espressione della maggioranza al Governo, come vorrebbe la destra”.
 
“Il presidente Fini, dal canto suo – ha concluso Marino – avrebbe dovuto premere per calendarizzare la discussione della legge in aula. Il dibattito, il voto e non l’insabbiamento sono l’unica via di uscita dall'impasse attuale che lascia malati, famiglie e medici nel limbo dell'incertezza".

10 dicembre 2010
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