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Lotta al fumo. Lorenzin rilancia: “Vietiamolo in auto quando ci sono bambini”


Lo scrive il ministro in una lettera ai parlamentari in vista della prossima discussione sul suo ddl dove in una prima versione era previsto il divieto, poi stralciato per polemiche tra ministri. Ma oggi il rilancio: “Intossicare un bambino nell’angusto abitacolo della tua auto non è prova di liberalismo né un’affermazione di libertà”. La lettera integrale.

14 AGO - L’aveva detto e l’ha fatto. Quando in Consiglio dei ministri fu deciso di soprassedere al comma che prevedeva il divieto di fumo in auto in presenza di bambini e donne in gravidanza, il ministro della Salute aveva annunciato che la “battaglia” si sarebbe spostata in Parlamento. E così, in vista della prossima discussione parlamentare ha preso carta e penna e ha scritto direttamente a Deputati e Senatori per chiedergli di prendere un impegno forte per la salute dei bambini. Perché oggi, scrive il ministro, “i genitori hanno smesso di fumare ma i loro figli iniziano già a 12 anni”.
 
Ecco la lettera.
 
“Cari colleghi, cari amici,
c’è un allarme culturale e sociale, prima ancora che sanitario, sul quale è necessario riflettere tutti assieme.  Sono stata colpita, come donna e poi come ministro, dalle statistiche che brutalmente ci dicono come i nostri ragazzi inizino ad accendere una sigaretta ormai già a 12 anni.  Adolescenti che evidentemente non  sono stati positivamente influenzati dalle pressanti campagne antifumo che hanno trovato largo spazio nell’Occidente industrializzato in questi ultimi decenni,  mentre molti dei loro genitori hanno annunciato orgogliosamente d’aver “smesso di fumare” vincendo la loro personale battaglia contro una dipendenza pericolosissima.  Il fumo, è provato, è la prima causa di morte in Europa, dove miete 750 mila vite l’anno.  In Italia sono 80 mila l’anno,  come se una città grande come Varese o Grosseto venisse inghiottita in una nuvola di fumo.
 
Il paradosso è che i grandi hanno “smesso di fumare” e i nostri figli invece cominciano a 12 anni. C’è qualcosa che non va. Che ci impone di reagire. Ho presentato una norma per  proibire il fumo anche negli spazi aperti delle scuole, dove si radunavano professori, studenti, collaboratori scolastici,  per estendere  un divieto che va  vissuto come un salvavita.  Cosa pensereste se, andando da un medico, quello ti fumasse in faccia o permettesse il fumo nel suo studio?  Nulla di più contraddittorio, nulla di più negativo.  Ma parificare le scuole a quanto avviene già da tempo  negli uffici pubblici, nei ristoranti, negli aeroporti, in aereo, in treno,  può bastare per avere la coscienza a posto?
La proposta che ho portato in Consiglio dei ministri per proibire il fumo nelle automobili di fronte a minori e donne incinte è stata da alcuni criticata come un attentato alle libertà personali, un’ingerenza dello “Stato etico” che vuole entrare in casa tua per darti ordini. Intossicare un bambino nell’angusto abitacolo della tua auto non è prova di liberalismo né un’affermazione di libertà. E’ innanzitutto un cattivissimo esempio, un inno ad uno stile di vita che insegna a non aver cura della propria salute e di quella di chi ci sta vicino, che sollecita comportamenti imitativi negativi, che rende alla fine persino drammaticamente ridicoli tutti quei consigli  che mamme e papà dispensano ai loro bambini, (“troppa cioccolata fa male, ti viene il mal di pancia, il fritto è pesante,   se prendi freddo ti vengono il raffreddore e la febbre” ) se paragonati  al silenzio di fronte al fumo che uccide. 
 
Ricordiamo, prima di tutto a noi stessi, cosa ci dice la comunità scientifica:  il fumo passivo provoca sui minori nell’età dello sviluppo un danno grave. E dove la mettiamo la libertà dei nostri figli a non essere intossicati e avvelenati? Chi la deve difendere? Si può sempre fare una sosta, liberamente, prendere un caffè e fumarsi una sigaretta senza trasformare un viaggio in auto in un attentato alla salute. La Carta dei diritti del fanciullo ha giustamente riconosciuto al minore una sua soggettività, un suo diritto come persona anche se non adulta. Pensare che i figli siano una tua proprietà è un concetto feudale che non ha nulla a che fare con i principi liberali.
 
La crisi dell’Occidente non è solo economica. E’ anche una crisi di valori. Ci stiamo dimenticando  le nostre conquiste, il rispetto dell’altro, i principi più elementari di educazione civica. Ma se ridiamo la parola ai nostri figli, se li sentiremo dire in auto “papà non si passa col rosso”, “papà non si dicono parolacce”, “papà il fumo mi fa male”, allora a qualcosa forse saremo serviti. E’ per questo che vi chiedo sostegno, dentro e fuori il Parlamento, per fare un piccolo passo avanti di civiltà, per aiutarci a perseguire uno degli obiettivi che mi stanno più a cuore, come donna e come ministro: la prevenzione.  Perché la prevenzione, prima di essere un’analisi o una tac, è dentro di noi, nei nostri comportamenti, nel nostro stile di vita”.
 
Beatrice Lorenzin

14 agosto 2013
© Riproduzione riservata

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