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Anteprima. Ecco il nuovo Piano sanitario nazionale. Allarme medici, sempre meno laureati


Entro il 2018 ne mancheranno 22.000, ma già dal 2012 saldo negativo tra pensioni e nuove assunzioni. Lo segnala la bozza del nuovo Psn messa a punto dal ministero della Salute. Messe a fuoco le criticità del sistema e tracciate le linee di sviluppo per il prossimo triennio. Due le sfide assistenziali: non autosufficienza e costi innovazione. Attenzione prioritaria alla sostenibilità e al federalismo. I fondi vincolati (1,4 mld di euro l'anno) destinati a semplificazione burocratica; non autosufficienza e disabilità; terapie del dolore e liste d’attesa. Da ieri è partito il confronto con le Regioni.

08 OTT - Il ministero della Salute ha messo a punto la bozza del nuovo Piano sanitario nazionale per il prossimo triennio che è da ieri all’attenzione delle Regioni.
 
Quotidiano Sanità è in grado di anticiparne i contenuti e il testo completo.
Di seguito ecco alcuni dei moltissimi spunti di analisi, programmazione e sviluppo del sistema sanitario contenuti nella bozza del Piano.
 
Le due sfide prioritarie: non autosufficienza e costi per l’innovazione
Sono due le sfide assistenziali da affrontare con priorità assoluta: la non autosufficienza e l’incremento atteso nei costi per l’acquisto e la gestione di tecnologie e farmaci innovativi. Secondo il Psn questi due sottosistemi di tematiche assistenziali di fatto “segnano un fattore di svolta epocale che assorbirà un’ampia parte delle risorse aggiuntive”.
Per affrontare la sfida la sanità ha quindi bisogno di manovre strutturali e di recupero dell’efficienza a partire dalle regioni con disavanzi storici ma anche coinvolgendo e responsabilizzando gli attori del sistema con un vero “governo clinico” della sanità.
Il Piano non indica come arrivare a questo obiettivo (se con una legge o altro) ma si limita a dire che l’obiettivo è attualmente “oggetto di analisi e iniziative tra lo Stato e le Regioni”.
Questa fase particolare della sanità deve poi fare i conti con l’evoluzione federalista del sistema, a partire dai costi standard, e con la conseguente sfida dell’equità attraverso, dice il Psn, “un monitoraggio dell’assistenza resa, dei livelli di spesa nel rispetto dell’erogazione dei Lea, anche ottimizzando l’apporto del privato che si inserisce nel sistema pubblico con l’accreditamento”.
 
I fondi vincolati 2010/2012: 1,4 mld l'anno per quattro obiettivi
Obiettivi fondamentali, ma di fatto affidati alle regioni per la loro perseguibilità. Ma il Psn può agire direttamente su alcuni aspetti contando anche sui finanziamenti vincolati (circa 1,4 mld) che ogni anno vengono ripartiti alle regioni proprio per finanziare le “priorità” del Psn. Per il biennio 2010/2012 il Psn ne individua quattro: equità nell’acceso e nei trattamenti e semplificazione burocratica puntando ai Punti unificati di accesso; tutela e cure delle persone più deboli (disabili e non autosufficienti, psichiatria e dipendenze); diffusione cure palliative e terapia del dolore e gestione più efficiente delle liste d’attesa.
 
Sempre più vecchi. Ma calano le morti per le cardiopatie
Tutto questo, sottolinea il Psn, in un’Italia che cambia fortemente nella sua struttura demografica e con un saldo tra nascite e decessi negativo per il terzo anno consecutivo, con un ulteriore peggioramento, rispetto al biennio 2008/2009, a causa di un aumento dei decessi e di una diminuzione ulteriore delle nascite nel 2009. Sempre più anziani, quindi, con un’incidenza del 20% degli ultra sessantaquattrenni a fronte del 14% rappresentato dai bambini sotto i 14 anni.
Ma cambiano anche le malattie e il quadro epidemiologico, dominato ormai dalle patologie degli anziani e dalle forme cronico-degenerative.
Buone notizie invece sul fronte delle malattie cardiovascolari che, nonostante rappresentino la prima causa di morte, indicano un trend decrescente soprattutto per merito della prevenzione primaria (alimentazione e abitudini di vita) alla quale va il merito del 60% del fenomeno di diminuzione del trend, mentre il restante 40% è merito di terapie mirate, soprattutto nei trattamenti per lo scompenso cardiaco e dopo infarto.
Per i tumori, che restano la seconda causa di morte, il Psn registra una divaricazione del fenomeno: da un lato diminuisce la mortalità e dall’altro aumenta l’incidenza, spiegabile con il maggior ricorso alla diagnosi precoce (si scoprono + tumori) e al miglioramento delle terapie (- morti).
 
Allarme medici: nel 2018 ne mancheranno 22 mila
E poi, rileva il Psn, tra le grandi criticità da affrontare resta quella della disomogeneità regionale  e dell’inappropriatezza nell’erogazione di ancora troppe prestazioni e l’allarme per l’imminente calo nel numero dei dirigenti del Ssn.
Su quest’ultimo punto in particolare il Psn mette l’indice sull’invecchiamento della dirigenza del Ssn cui fa fronte un calo nelle immatricolazioni universitarie nelle lauree abilitanti soprattutto in Medicina e Chirurgia.
Da qui la richiesta di un ampliamento dell’offerta formativa che però potrà portare a qualche risultato non prima del 2019.
Dal 2012 al 2018, invece, il Psn prevede una carenza di medici pari 18.000 unità nel solo Ssn che salirebbe a 22.000 considerando anche il privato.
 
Lo sviluppo delle "reti ospedaliere"
La realizzazione di vere e proprie reti integrate ospedaliere, con priorità alle'emergenza-urgenza, è tra i grandi obiettivi del Piano, anche considerando l'attuale sviluppo disomogeneo delle reti nelle diverse Regioni.  E questo per cinque ragioni:
- la necessità di rispondere alla complessità e all'evoluzione dei bisogni assistenziali che spingono verso approcci pluridisciplinari e a forme di integrazione orizzontali (intro-ospedaliere) e verticali (tra ospedale e terriotorio);
- la razionalizzaione dell'offerta per evitare duplicazioni;
- centralizzare gli investimenti e le spese per tecnologie e gestione impianti;
- centralizzazione acquisti, amministrazione, manutenzione, ecc;
- confronto dinamico delle performance per attivare processi di benchmarking e benchlearning tra le diverse strutture della rete.
 
Count down, ma con gradualità, per i piccoli ospedali
Ferme restando le prerogative regionali nella definizione specifica dei servizi sanitari locali, il Psn torna sulla questione dei piccoli ospedali auspicandone una duplice integrazione: una verso gli ospedali maggiori, l'altra verso le funzioni assistenziali distrettuali e quindi - sottolinea il Psn - verso la "salvaguardia del patrimonio storico che essi rappresentano per le rispettive comunità locali". Il tutto con gradualità, accompagnando gli interventi con azioni di potenziamento e riorganizzazione dei servizi territoriali e in particolare avviando contestualmente il pieno funzionamento della rete dell'emergenza-urgenza; lo sviluppo del sistema delle cure domiciliari e la disponibilità di strutture residenziali per la riabilitazione e la non autosufficienza.
 
Meno ricoveri e più day hospital
Il Psn prevede anche la piena attuazione di quanto previsto nel Patto per la Salute con l'ampliamento della fascia di prestazioni ospedaliere da svolgere in day hospital, ma anche in regime ambulatoriale e territoriale. Tra le prestazioni  da svolgere in day hospital, il Psn sottolinea quelle per la decompressione del tunnel carpale e per gli interventi sul cristallino, per le quali si indica che il 95% possa essere erogato in forma diurna, e la chemioterapia che si ritiene possa essere trasferita in regime ambulatoriale nell'80% dei casi.
 
 

08 ottobre 2010
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