Come evolverà la dinamica della spesa sanitaria rispetto al Pil negli anni a venire. Ad illustrarci il suo andamento, sulla base di diversi scenari, è il documento della Ragioneria generale dello Stato. Lo scarto tra i principali scenari è molto ridotto e vede una crescita del livello di spesa in rapporto al Pil arrivare alla soglia del 7% solo nel 2050. Tra ben 25 anni. Dati molto distanti dagli auspicati interventi legislativi presentati in parlamento con i quali si punta ad ancorare la spesa sanitaria ad un livello minimo di Pil mai inferiore al 7,5% già nei prossimi anni.
Nello scenario a legislazione vigente del Def 2024, si spiega, la spesa sanitaria è prevista crescere nel triennio 2025-2027 ad un tasso medio annuo del 2 per cento; nel medesimo arco temporale, il Pil nominale crescerebbe in media del 3,1 per cento e, nel 2027, il rapporto fra spesa sanitaria e Pil è stimato pari a 6,2 per cento.
Il documento passa poi ad analizzare il pure ageing scenario, ossia nell’ipotesi che il rapporto fra consumo pro capite standardizzato (Cps) e Pil pro capite resti costante rispetto al livello raggiunto nel 2029, la previsione del rapporto spesa sanitaria/PIL, dopo il picco del 2020, pari a 7,4 per cento e imputabile principalmente ai maggiori oneri di natura temporanea previsti per fronteggiare l’epidemia Covid, passa dal 6,2 per cento del 2027 al 7,2 per cento del 2070 con un aumento, nel lungo periodo tra il 2027 e il 2070, di circa 1 punto percentuale. Dopo un biennio di sostanziale stabilità, a partire dal 2030, la curva presenta un andamento crescente nel tempo. Solo a partire dal 2055 si osserva un progressivo rallentamento nel ritmo di crescita che tende ad annullarsi nell’ultimo quindicennio del periodo di previsione. La dinamica del rapporto si spiega essenzialmente con il progressivo aumento della popolazione anziana, in termini assoluti e relativi, che caratterizza l’intero periodo di previsione.
La curva sottile della figura consente di analizzare quale sarebbe l’effetto dell’invecchiamento demografico sull’evoluzione del Cps, espresso in termini di Pil pro capite, qualora si perseguisse una politica economica finalizzata alla stabilizzazione del rapporto fra spesa sanitaria pubblica e Pil. A partire dal 2030, la distanza fra la curva sottile e la curva in grassetto misura di quanto il Cps si dovrebbe discostare dall’indice del PIL pro capite per garantire una crescita della spesa sanitaria coerente con la dinamica del Pil. Dalla figura risulta che la quota del Cps, misurata in termini di Pil pro capite, a cui i cittadini dovrebbero rinunciare per consentire il conseguimento dell’obiettivo di politica economica, è pari a circa 14 punti percentuali alla fine del periodo di previsione. Vale ricordare che lo scostamento fra le due curve misura esclusivamente l’impatto delle trasformazioni demografiche sui costi del sistema sanitario. Infatti, nell’ipotesi di invarianza della struttura per età e sesso della popolazione, le due curve risulterebbero coincidenti.
Nelle ipotesi macroeconomiche e demografiche dello scenario Epc-Wga baseline, rispetto allo scenario nazionale, mostrano valori quasi coincidenti per tutto il periodo di previsione con differenze di circa mezzo decimo di punto percentuale a partire dal 2030. Nel 2070 il rapporto spesa/Pil dello scenario Epc-Wga si colloca ad un valore pari al 7,3 per cento, mentre quello dello scenario nazionale base è pari a 7,2 per cento.
Nello studio si rappresentano infine ulteriori sottoscenari che però si discostano tra loro solo in minima parte differendo di circa lo 0,1% nel rapporto tra spesa sanitaria e Pil.