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Decreto Balduzzi. I dubbi di Cosentino (Pd) e Fitto (Pdl) 


Il confronto in occasione della presentazione di alcuni emendamenti al decreto proposti dall'associazione I-Com. Per Cosentino il provvedimento è "un manifesto di buoni propositi". Per Fitto la vera urgenza è la ridefinizione del federalismo e delle sue responsabilità. 

25 SET - Un confronto fuori dal Palazzo ma con molti rappresentanti politici, quello promosso dall’Istituto per la Competitività e svoltosi oggi a Roma.
Secondo il sen. Lionello Cosentino, “al di là della mera ragione d’urgenza dettata dalla scadenza della normativa sull’intramoenia, nel provvedimento ci sono molte dichiarazioni di principio o norme manifesto”.
 
Per il senatore democratico il decreto Balduzzi non porterà alcuna significativa riforma; in particolare sul tema della responsabilità dei medici “non vedo per quale motivo un medico in servizio in una struttura pubblica o privata accreditata debba rispondere personalmente verso i pazienti mentre un cittadino che subisce un incidente con un mezzo pubblico non chiede il risarcimento all’autista ma all’azienda di trasporto”. Quanto al tema della cure primarie “dubito – ha affermato il senatore Pd – che sia utile fondare il sistema sul rilancio dell’offerta mentre con i pochi soldi a disposizione occorrerebbe legare la spesa ai risultati di salute. Prendiamo le 5-6 patologie principali e indichiamo gli obiettivi su cui investire le risorse che abbiamo. Per fare tutto questo, occorre però rimettere mano al Titolo V della Costituzione rivedendo le competenze regionali sulla sanità”.
 
Sulla stessa lunghezza d’onda il deputato PdL Raffaele Fitto, convinto anche lui che il vero tema sia il federalismo che per sopravvivere alle sue tante degenerazioni dovrebbe basarsi sul principio di responsabilità. “Non possiamo continuare – ha tuonato l’ex governatore della Puglia – con un sistema di riparto della spesa sanitaria affidato alle trattative tra Regioni basate su criteri poco trasparenti, lontane dall’effettivo fabbisogno della popolazione. La stessa logica arbitraria è stata seguita nella spending review dove si è deciso di colpire sempre lo stesso settore perché facilmente individuabile, la farmaceutica, continuando a non considerare i veri sprechi che ad esempio si annidano nella spesa ospedaliera. Posso personalmente testimoniare – ha aggiunto Fitto – quanto possa essere penalizzante, anche dal punto di vista elettorale, chiudere un reparto ospedaliero poco utilizzato”.
 
Sulla questione farmaceutica ha insistito anche Carlo Ciccioli, anch'egli del Pdl. “Bisogna scoraggiare i pirati del farmaco – ha detto il vicepresidente della Commissione affari sociali della Camera – che evitano di pagare i costi necessari a sviluppare nuove molecole sfruttando il lavoro fatto da altri”. A testimonianza della necessità di rivedere il Titolo V della Costituzione il deputato pidiellino ha ricordato “il caso kafkiano del disegno di legge sul ‘governo clinico’ che per più di due anni ha fatto la spola tra Parlamento e Conferenza Stato-Regioni, dove veniva regolarmente stoppato a causa dei veti di poche amministrazioni”.
 
“Il caso Polverini fa riesplodere con forza la crisi del regionalismo e rilancia la sfida di una nuova costituente per ridefinire i poteri dello Stato e delle enti locali.” Cosi ha affermato l’ex assessore alla sanità del Veneto e attuale membro della Commissione d’inchiesta sugli errori in campo sanitario Fabio Gava (gruppo misto), a margine del policy brainstorming promosso da I-Com, commentando il decreto Sanità, che reputa poco innovativo. “Ne è un esempio la riorganizzazione delle cure primarie, già prevista con le UTAP (unità territoriali di assistenza primaria).” Infatti “con le aggregazioni funzionali territoriali stabilite dal Decreto non si prevede nulla di nuovo”.

25 settembre 2012
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