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M5S: "Legge sabotata, censura web e non tutela minori"


20 SET - “Una buona legge contro il bullismo e il cyberbullismo, approvata all’unanimità dal Senato, qui alla Camera è stata sabotata, sacrificando sull’altare della censura al web proprio coloro che avrebbe dovuto tutelare: i minori. Ora l’auspicio è che, con il ritorno della proposta di legge a Palazzo Madama, i partiti della maggioranza mettano la testa a posto, riportando la Pdl alla sua natura originaria. In sintesi: questo provvedimento prevede che chiunque si senta offeso o leso da un contenuto sulla rete che lo riguardi, può chiederne la rimozione senza che vi sia un criterio oggettivo nella procedura”. Così i deputati del MoVimento 5 Stelle che hanno espresso voto contrario alla Pdl sul cyberbullismo.
 
“La stessa senatrice Elena Ferrara, che presentò la Legge, di fronte alle modifiche apportate alla Camera ha espresso contrarietà, così come numerose famiglie vittime di bullismo o cyberbullismo. Sono davvero troppi gli aspetti negativi inseriti dalla maggioranza nella legge sul cyberbullismo: inizialmente l’applicazione del provvedimento era prevista solo per i minorenni e aveva un’impostazione pedagogico-educativa e di prevenzione. Ora, invece, il provvedimento è stato esteso anche a tutti i maggiorenni ed è diventato prevalente l’aspetto repressivo e di oscuramento del web.
L’estensione della sfera di intervento anche ai maggiorenni rende insostenibile e pericoloso lo strumento dell’istanza a tutela delle vittime per far rimuovere i contenuti offensivi. Pensare di affidare il controllo e la possibilità di oscuramento dei contenuti web al garante per la privacy e ai gestori è impensabile, per l’altissimo livello di discrezionalità decisionale da parte di questi soggetti. Il Garante della Privacy non ha assolutamente i mezzi - personale e risorse - per valutare materialmente le migliaia di richieste di cancellazione dal web che prevedibilmente gli arriveranno e stabilirà discrezionalmente l'idoneità dei contenuti web, se questi sono offensivi o possono creare ansia e timori al cittadino che ricorre all’Authority. Tutto questo senza che il Garante abbia né le competenze né i poteri di un giudice. Nel caso del gestore del sito internet invece, piuttosto che rischiare di vedersi comminare una sanzione – fino a 180 mila euro – per la pubblicazione di contenuti lesivi, potrebbe addirittura autocensurarsi e non pubblicarli”.  

20 settembre 2016
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