Palese (Fi): "In sanità ci sono troppi centri decisionali. Gli sprechi ricadono sulle spalle degli operatori"
17 GIU - Riportiamo di seguito l'intervento di
Rocco Palese (Fi) che ha illustrato la mozione n. 1-00905.
"Il Parlamento oggi è chiamato di nuovo, in questa sede, a discutere e ad esprimersi su mozioni che riguardano il Servizio sanitario nazionale. Si tratta di mozioni che, in maniera specifica, pongono un problema in riferimento all'assicurazione che dovremmo dare, come Servizio sanitario nazionale, di garantire lo stesso livello di prestazioni sanitarie sull'intero territorio nazionale, nelle varie regioni. Ed è fin troppo evidente – e questa è l'ennesima dimostrazione – che il Parlamento, spesso e volentieri anche con altri provvedimenti e decreti-legge e quant'altro, ma anche con altre mozioni, periodicamente torna su questo argomento. Il Parlamento è stato impegnato di recente anche in un'indagine conoscitiva, che ha visto coinvolte, con un lavoro di diversi mesi, sia la Commissione salute sia la Commissione bilancio, in riferimento al rapporto che riguardava risorse e sostenibilità stessa del Servizio sanitario nazionale, sempre relativamente all'assicurazione di livelli di assistenza e di prestazione uniformi sull'intero territorio nazionale. Ed è fin troppo evidente che la scelta politica principale del nostro Paese in merito a tutto ciò è stata effettuata con la legge n. 833 del 1978 – una grande conquista di civiltà per il nostro Paese –, che riguarda l'accesso universalistico alle prestazioni sanitarie da parte di tutti. Ora, a trentasette anni dall'introduzione e dall'istituzione del Servizio sanitario nazionale, noi ci troviamo in grande difficoltà rispetto alla gestione della sanità. Ci troviamo in grande difficoltà nonostante l'attuazione di numerose leggi. Mi limito a quelle specifiche che riguardano la grande riforma che c’è stata a partire dalla legge n. 833 del 1978, cioè il decreto legislativo n. 502 del 1992, a seguito della legge delega n. 421 del 1992, che riformò, nel nostro Paese, i quattro assi portanti collegati direttamente al bilancio dello Stato e alla finanza pubblica (la sanità, la previdenza, la finanza territoriale e il pubblico impiego).
Ora, davanti a una situazione del genere, io penso che è fin troppo evidente che, nonostante l'articolazione che c’è stata con il decreto legislativo n. 229 del Ministro Bindi e poi, a seguire, con tantissime altre riforme, sia arrivato forse il momento di mettere un punto fermo sul Servizio sanitario nazionale. Infatti, non esiste più provvedimento che riguarda la finanza pubblica che non tratti le restrizioni anche rispetto al Fondo sanitario nazionale, non esiste più provvedimento, decreto-legge, riforme e quant'altro, sulla pubblica amministrazione che non riguardi anche il personale all'interno del Servizio sanitario nazionale, vuoi per blocchi, vuoi per trasferimenti, vuoi per mobilità, vuoi anche per la situazione previdenziale, come di recente è stata varata, e così via.
In riferimento alle tante e tante leggi, si parla del personale. C’è da porre una domanda: ma il Servizio sanitario nazionale solo adesso è in blocco rispetto al turnover ? La risposta è «no», non è che è in blocco solo adesso. È stato il primo settore all'interno della pubblica amministrazione, tra i dipendenti pubblici, a subire un blocco totale.
Infatti, dopo l'istituzione del Servizio sanitario nazionale, la legge n. 12 del 1982 partì proprio con il blocco delle assunzioni di ogni ordine e grado, anche di quelle temporanee, delle unità sanitarie locali. Successivamente, poi, con l'articolo 19, ultimo comma, della legge n. 730 del 1983 si iniziò con le deroghe al blocco delle assunzioni. Noi siamo in un contesto in cui la spesa sanitaria, solo di risorse pubbliche, rappresenta la seconda voce nel bilancio dello Stato. Infatti, noi abbiamo la prima che è la previdenza, la seconda è la sanità e la terza è poi il servizio del debito, che riguarda pure una grande fetta, che per fortuna che negli ultimi tempi si è ridotta. Ma la sanità rappresenta 110 miliardi di euro all'anno di risorse pubbliche. Ma non è solo questo il finanziamento, questo è solo una parte, la parte pubblica, perché se noi poi aggiungiamo la parte privata, dei ticket, delle addizionali e quant'altro, noi arriviamo a circa 160 miliardi di euro all'anno.
Il problema è come viene gestita questa grande partita, come vengono spesi i soldi in riferimento al finanziamento dei servizi sanitari regionali. Intanto, noi abbiamo troppi centri decisionali. Ecco perché, rappresentante del Governo, sottosegretario e caro Presidente, è giunto il momento forse di fare il punto. Nella sanità una delle cose che sicuramente crea disagio e dispersione del contesto delle decisioni è che ci sono troppi centri decisionali, non solo quelli di spesa, ma proprio troppi centri decisionali. C’è il Governo, c’è il Parlamento, che rivendica la sua autonomia e legifera; ci sono le regioni, che rivendicano la loro autonomia e legiferano; ci sono i direttori generali delle ASL, che fanno le loro scelte e decidono. Poi anche qui noi abbiamo il clou del clou: ci sono i TAR, il Consiglio di Stato, la Corte costituzionale, la Cassazione e, poi, si è aggiunto adesso il giudice ordinario e quant'altro, e chi più ne ha più ne metta. Alla fine, il problema è che la tasca è sempre una ed è quella della ASL che eroga le prestazioni. Ma i pagatori delle prestazioni sono i cittadini italiani.
In riferimento, poi, anche alla spesa sanitaria, io concordo con il problema che è stato posto quasi al centro di tutte le mozioni: blocco del turnover che deve essere superato, la mobilità intraregionale e interregionale che deve essere attivata, le regioni sul piano di rientro che hanno maggiori difficoltà nel cercare di assicurare i servizi e quant'altro. Ma noi abbiamo mai monitorato il livello delle regioni, il livello di riorganizzazione e di modello organizzativo funzionale che hanno del sistema sanitario ? L'hanno veramente ottimizzato tutto questo ? Questo, infatti, è un grande problema. È vero o non è vero che anche all'interno della gestione della sanità esiste un altissimo grado di fenomeni di corruzione con gravissime colpe anche nell'ambito della mancanza di controlli a livello regionale ? È vero o non è vero che la politica ha le mani in pasta all'interno della gestione della sanità come in nessun'altra parte del mondo ? Così com’è vero pure che molte regioni hanno il blocco delle assunzioni per legge, soprattutto per la parte finanziaria, per responsabilità nei confronti della Corte dei conti, e un pò meno rispetto alla paura e alla deterrenza della parte penale. Infatti, rispettano il blocco perchè altrimenti ne rispondono direttamente per danno erariale. Ma è pur vero che all'interno della sanità nascono partecipate, nascono società in house e quant'altro dove poi si fa un doppio danno: il danno di assunzioni a livello clientelare, ma peggio ancora senza meritocrazia perché non c’è selezione, né niente.
Sono tutte queste le cose che non vanno e chi ne fa le spese ? A farne le spese è la parte qualificata: gli operatori all'interno delle corsie, gli infermieri professionali, il personale specializzato di pronto soccorso e dei settori di urgenza, i medici. Quelli sì che sono messi sotto stress perché per tutto il resto l'acquisizione di beni e servizi continua ad essere fuori controllo, totalmente fuori controllo dappertutto. E ci sono un Parlamento e un Governo che a tutt'oggi non riescono a stabilire almeno l'obbligatorietà di Consip e l'obbligatorietà delle centrali uniche di acquisto. Dobbiamo guardare tutti insieme se vogliamo veramente assumere una posizione che possa assicurare, sì livelli di prestazione essenziali di assistenza un pò dappertutto, ma anche e soprattutto l'ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse della sanità.
Accolgo con favore la riformulazione proposta dal Governo per quello che riguarda la nostra mozione. Noi voteremo tutte le mozioni perché sono tutte da votare dal momento che riguardano la denuncia di un problema ma mi auguro che, così com’è stato fatto nel 1978 con la legge n. 833, con il decreto legislativo n. 502 del 1992 con l'aziendalizzazione, che è tutta da rivedere ed è sostanzialmente fallita, con il regionalismo che non riesce a gestire per bene questo grande settore, il Governo si faccia carico di questo bene pubblico che è la salute con tutto il resto per mettere un punto fermo e per cercare di mettere ordine e di pensare di più ad una sanità che curi la salute e non la politica e i partiti, come avviene quasi in tutte le regioni indipendentemente dal colore politico".
17 giugno 2015
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