Roccella: ci siamo limitati a segnalare criticità amministrative
14 LUG - “Mi sorprende che l’onorevole Livia Turco, che è stata Ministro della Salute, non sappia che il Ministero non può ipotizzare la “negazione del rimborso della prestazione” semplicemente perché i rimborsi e i relativi controlli spettano alle Regioni”. Questa la risposta del sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella all’interrogazione annunciata dall’esponente del Partito Democratico sulle linee guida sulla RU 486. “La questione dei rimborsi, così come è stata posta da alcuni quotidiani e dall’interrogazione della Turco, è semplicemente insensata. Il Ministero - prosegue Roccella - si è limitato a segnalare alle Regioni le criticità, dal punto di vista della correttezza amministrativa, che possono nascere qualora le dimissioni volontarie della paziente non siano la rinuncia a proseguire il trattamento, ma un modo per l’organizzazione sanitaria di evitare i costi del ricovero, favorendo l’aborto a domicilio”. “Non ho mai parlato di day hospital spiega il sottosegretario - anche perché i pareri espressi dalla Commissione Sanità del Senato e dal Ministro Sacconi affermano in modo esplicito che l’aborto farmacologico è compatibile con la nostra legge solo se praticato in regime di ricovero ordinario. Tali pareri sono stati comunicati alla Commissione Europea, come richiesto dalla direttiva comunitaria per il mutuo riconoscimento, la procedura con cui la Ru486 è stata introdotta in Italia”.
“L’autonomia delle Regioni, che il Ministero non ha in alcun modo “minacciato” - conclude - non può certamente riguardare l’interpretazione della legge 194: non tocca infatti alle Regioni stabilire quali procedure abortive rispettino la legge nazionale. Come abbiamo più volte ricordato, anche i tre pareri espressi dal Consiglio superiore di sanità, massima autorità sanitaria del nostro Paese, affermano la necessità del ricovero ordinario a garanzia della salute delle donne”.
14 luglio 2010
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