Con l’approvazione da parte della Camera del disegno di legge di conversione del Decreto Bollette e alla luce dei tempi ormai ristretti per portare a compimento l’iter di conversione che impediranno al Senato di apportare modifiche, la Federazione nazionale Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione esprime e ribadisce la propria contrarietà nei confronti di quella che considera una "insensata ed iniqua forzatura al sistema ordinistico".
Con la modifica approvata in Commissione, sottolinea la Federazione, da un lato vengono riaperti i termini di iscrizione all’elenco speciale ad esaurimento (ESE) dei Massofisioterapisti (MFT) di cui all’art. 5 del DM 9 agosto 2019 e, dall’altro, vengono edulcorati i requisiti richiesti, sino ad oggi giustamente stringenti.
“In questi anni – dichiara la Presidente Teresa Calandra - abbiano sempre affermato che se il Legislatore avesse voluto prevedere una riapertura dei termini per la presentazione delle domande di iscrizione agli ESE, ci saremmo limitati a prenderne atto, purché fossero mantenuti i requisiti richiesti dal decreto ministeriale del 9 agosto 2019. A loro difesa – prosegue la Presidente – negli ultimi quattro anni i nostri Ordini si sono visti costretti ad affrontare, insieme alla Federazione nazionale e al Ministero della salute, numerosi ricorsi, con un importante impegno di spesa. Oggi, purtroppo, dobbiamo constatare che con l’approvazione dell’emendamento in questione, non solo non si è ritenuto necessario un preventivo confronto con la nostra Federazione nazionale, ente pubblico, sussidiario dello Stato e parte in causa diretta sulla questione, ma si è accolta una modifica che, oltre ad intervenire sulle regole di ingaggio (su cui ribadiamo la nostra posizione assolutamente contraria), riapre i termini di accesso agli ESE in modo discriminatorio, prevedendo la possibilità esclusivamente per i MFT e non anche per gli altri 17 profili, quelli dell’art. 1 del predetto decreto.
Il preventivo confronto tra il Legislatore e la nostra Federazione nazionale in merito ad una ipotesi di intervento normativo sugli ESE avrebbe certamente evitato l’approvazione di una modifica piena di criticità e peggiorativa della situazione attuale. Infatti, la volontà di superare quanto di coerente in questi ultimi anni ci ha consegnato la giurisprudenza amministrativa consentirà ad una sola categoria di iscriversi con riserva sino al 30 giugno 2026, affinché nel frattempo possa svolgere l’attività e maturare i 36 mesi richiesti.
La sentenza del Consiglio di Stato 04513 del 1° giugno 2022 afferma chiaramente che non è dato sapere con certezza quel che il MFT può agire senza essere oggetto di segnalazioni per esercizio abusivo di una professione sanitaria: “15. Il Collegio, tuttavia, non può esimersi dal rilevare come il processo di riforma sopra tratteggiato non possa dirsi ancora definitivamente compiuto in quanto rimasto inspiegabilmente incompleto della definizione in dettaglio dei contenuti propri della categoria residuale di operatore di interesse sanitario e del relativo ambito operativo. Come già evidenziato l’art. 1, comma 2, della legge 43/2006, lascia “ferma la competenza delle regioni nell'individuazione e formazione dei profili di operatori di interesse sanitario non riconducibili alle professioni sanitarie” ma non risulta al Collegio che tale disciplina abbia avuto un coerente sviluppo.
Per gestire tale incertezza, proprio a seguito della sentenza del Consiglio di Stato, sin dall’autunno scorso è attivo un apposito tavolo ministeriale, ancora senza esito.
Pertanto, da una parte, il Consiglio di Stato ci dice che non sono stati definiti i “contenuti propri della categoria residuale di operatore di interesse sanitario e del relativo ambito operativo” e, dall’altra, il Legislatore consente agli appartenenti a quella stessa categoria di iscriversi, con riserva, all’ESE di cui all’art. 5 del DM 9 agosto 2019, in attesa che maturino i mesi di attività lavorativa che, stante quanto evidenziato dal Consiglio di Stato, non potrà essere svolta senza l’alto rischio di incorrere in esercizio abusivo di una professione sanitaria.
Il nostro auspicio – conclude la Presidente Calandra – è che i segnali di apertura ricevuti nell’ultima settimana da parte dei vertici del Ministero della salute, che a seguito del nostro intervento hanno preso coscienza delle criticità che la modifica comporta, possano tradursi nel breve termine in una proposta correttiva in grado di ripristinare i principi di equità e leale collaborazione tra Istituzioni dello stesso Stato venute meno con la presentazione e l’approvazione dell’emendamento 15.02”.