Sul tema dell’evoluzione che la sanità deve inevitabilmente vivere se si vuole preservare il diritto alla salute, il segretario della Fimmg, Silvestro Scotti plaude poi alle parole del sottosegretario Gemmato che ha sottolineato che non c’è il personale sanitario per 1.350 case comunità, 600 Cot (Centrali operative territoriali) e 400 ospedali di comunità. Inoltre, una struttura ogni 45 mila abitanti non è sanità territoriale. Infine, se si mettono in campo ulteriori 2.000 strutture sarà difficile negli anni riuscire a finanziarle. Parole, pienamente condivise da Fimmg, che dimostrano ancora una volta una visione pragmatica e scevra da convincimenti ideologici. «Le case di comunità dovranno essere delle strutture di prossimità e non si può non considerare sin da oggi che queste strutture ricadranno negli anni sul fondo sanitario nazionale. In questo senso, il rischio è di una privatizzazione delle cure primarie che finirebbe col compromettere inevitabilmente il dettato dell’articolo 32 della Costituzione». Considerazione che devono essere parte di una visione ampia e seria del rinnovamento del sistema sanitario. Così come molto grave è il ritardo che le Regioni stanno manifestando nel bandire i corsi di formazione che servono a rimpinguare le fila dei medici di famiglia. «Inaccettabile che a due mesi dalla scadenza fissata per legge non sia avvenuta ancora la pubblicazione dei bandi per il triennio 2023- 2023 per la formazione in medicina generale. Chiediamo – conclude Scotti – che il Ministero verifichi che siano state espletate le procedure nazionali necessarie e se questo è avvenuto auspichiamo che vengano inviati ad horas ispettori nelle Regioni inadempienti per verificare a cosa siano dovuti i ritardi».