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Fiaso: “Con legge antiviolenza un passo avanti per la sicurezza nei luoghi di cura”


06 AGO - “Un passo avanti per la sicurezza all’interno dei luoghi di cura e un segnale forte per operatori e cittadini. Ora bisogna procedere speditamente con l’implementazione di politiche efficaci di prevenzione e gestione integrata del rischio e realizzare ambienti sanitari più sicuri per tutti”.
 
Così Francesco Ripa di Meana, Presidente di Fiaso, la Federazione di Asl e Ospedali, commenta il via libera definitivo al DdL al cui perfezionamento la stessa Federazione ha contribuito con le sue proposte e il confronto con istituzioni e categorie professionali.
 
“La violenza nei confronti degli operatori sanitari – ha aggiunto il Vice Presidente di Fiaso, Giovanni Migliore - mette a rischio un diritto costituzionalmente garantito, la tutela della salute, che le Aziende si impegnano ad assicurare ogni giorno a milioni di cittadini. Le Asl – ha concluso Migliore - si stanno dotando progressivamente di protocolli di comportamento rigorosi e di task force multidisciplinari, che puntano a mettere in sicurezza i luoghi di lavoro e a prevenire, per quanto possibile, gli episodi di violenza nei confronti degli operatori, oltre che garantire supporto psicologico e legale ai dipendenti vittime di episodi di questo genere. Gli effetti di queste misure e di quelle previste dalla nuova Legge garantiranno agli operatori sanitari l’esercizio della loro professione all’interno di luoghi più sicuri, contribuendo al rispetto dei diritti di questi lavoratori e alla tutela del diritto alla salute”. 
“Da tempo denunciamo l’escalation di violenze e non possiamo che accogliere con favore l’inasprimento delle pene previsto dalla legge e l’istituzione di un Osservatorio nazionale per il monitoraggio delle aggressioni”, prosegue Ripa di Meana. “Ma per contrastare la violenza nei luoghi di cura la repressione non basta, occorre anche creare un habitat sanitario più favorevole, a chi ci lavora e agli assistiti. Per questo – aggiunge - è necessario adottare ulteriori misure, come il ripensamento dei luoghi nei quali i professionisti si ritrovano ad operare isolati e soggetti a rischio di aggressioni, per esempio i presidi di continuità assistenziale; l’adeguamento delle risorse umane nei luoghi più esposti a rischio, come i Pronto soccorso di grandi dimensioni e di periferia; la limitazione del ricorso inappropriato ai servizi di emergenza-urgenza attraverso l’utilizzo della telemedicina e dell’assistenza domiciliare; l’installazione di sistemi di video-sorveglianza all’interno delle Aziende”. 

06 agosto 2020
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