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Liste d’attesa. Indagine Cgil: “In 5 anni Fvg ha perso la capacità di erogare 100mila prestazioni” 

Com’è cambiata nel tempo, e in quale misura, la capacità del servizio sanitario regionale nel rispondere alla domanda di salute alla popolazione del Friuli Venezia Giulia e qual è, in particolare, la sua capacità di garantire entro i termini prescritti le prestazioni ambulatoriali. Domande che ha cercato di rispondere Cgil Fvg che denuncia: “Tempi di attea sempre più lunghi e agende chiuse spinge l’utenza verso il privato profit”. IL RAPPORTO

24 LUG - Dal 2018 al 2023, sono diminuite di quasi centomila le prestazioni tra medicina specialistica e attività di laboratorio. È l’entità della riduzione verificatasi in cinque anni nell’ambito del servizio sanitario del Friuli Venezia Giulia, passato dalle 675.614 prestazioni complessive del 2018, data di avvio della prima Giunta Fedriga, alle 581.151 del 2023. A fornire i numeri, sulle prestazioni sanitarie regionali è la Cgil Friuli Venezia Giulia, nell’ambito di un’indagine presentata a Udine dal segretario generale Michele Piga e dai segretari regionali dei sindacati della Funzione pubblica e dei pensionati, rispettivamente Orietta Olivo e Renato Bressan.

Scorporando i dati, come si legge nella nota di Cgil Fvg, le rispettive aziende sanitarie Asugi contrae dal 2018 al 2023 con un meno 4,4 per cento di prestazioni erogate; mentre Asufc nello stesso periodo perde 18,4 per cento di prestazioni. Asfo, la contrazione è ancora maggiore con un meno 18,6 per cento.

“Si può quindi dire – si legge nel documento – che il SSr negli ultimi anni ha ridotto di molto la sua capacità di erogare le prestazioni richieste con -100mila prestazioni dal 2018 e che, nonostante la fine della pandemia, stia ulteriormente peggiorando, anno dopo anno, la risposta nei tempi dovuti, soprattutto per le priorità critiche. Oltre a ciò, va evidenziato il comportamento da censurare delle “agende chiuse”, che, assommato ai tempi di attesa in ogni caso sempre più allungati, spinge l’utenza verso il privato profit”.

A preoccupare per Cgil non sono soltanto le prestazione erogate che diminuiscono dal 2018 al 2023, ma anche il rispetto dei tempi in base alle priorità, che nel 2018 venivano rispettate in base a tutte le priorità per 80,29 per cento fino ad arrivare nel 2023 ad un 60,75 per cento. Situazione che però peggiora i tempi per le visite/esami in priorità B (10 giorni di attesa) che parte da un 80 per cento nel 2018 scendendo ad un 50 per cento nel 2023.

Dal report 2023 del MES posiziona in “zona rossa” il rispetto dei tempi di attesa il Fvg per la chirurgia oncologica. Un fenomeno che Cgil sta considerando con attenzione come la cosiddetta mobilità passiva o le cosiddette “fughe”. In pratica si tratta di cittadini e cittadine del Fvg che, a causa dei tempi attesa troppo lunghi oppure per la ricerca di una maggior fiducia negli operatori, scelgono di curarsi fuori dalla regione Fvg, oppure verso delle strutture private. Il dato economico complessivo della mobilità passiva per i ricoveri – spiega lo studio - per il 2022, a oltre 46,5 milioni di euro (dati Agenas – Ministero della salute). Il 63 per cento di questa spesa è destinato al privato accreditato, quindi attorno ai 30 milioni di euro. A questi dati vanno aggiunti i quasi 22 milioni di euro di “fuga” per la specialistica ambulatoriale.

“I professionisti denunciano il fatto che stanno emergendo nuovamente patologie che nel corso degli anni che erano scomparse - denuncia il segretario generale Michele Piga, coadiuvato dai segretari regionali dei sindacati della Funzione pubblica e dei pensionati, rispettivamente Orietta Olivo e Renato Bressan - e ciò è dovuto sempre più evidenti carenze del SSr nella presa in carico precoce”.

“Quindi i dati in marcato peggioramento non sono un esercizio di statistica fino a sé stesso – continuano i sindacalisti - ma fotografano una reale situazione di sofferenza per la sanità pubblica. Che la situazione sia figlia di incapacità gestionale da parte del presidente Fedriga, della Giunta Regionale e dell’Assessore competente e delle Aziende, oppure sia dovuta ad una scelta consapevole per spingere la commercializzazione della sanità ricorrendo sempre di più alla fornitura di prestazioni da parte del privato, il risultato è che appare assolutamente necessario un radicale cambio di rotta”.

Endrius Salvalaggio

24 luglio 2024
© Riproduzione riservata

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