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Fvg, per riformare il Ssr serve una profonda analisi 

29 GEN - Gentile Direttore,
il Servizio sanitario del Friuli Venezia Giulia costa sempre più, ma non riesce a produrre un parallelo incremento delle performance, ha bisogno di una grande operazione di riqualificazione e va quindi riorganizzato.

Con queste recenti dichiarazioni il Presidente Fedriga e l’assessore Riccardi sembrano aver di fatto ammesso il fallimento dell’azione di governo, dopo aver guidato per sei anni la sanità in modo verticistico senza tener conto delle critiche, negando ogni possibilità di confronto e giungendo addirittura a sbeffeggiare il dissenso.

Vista l’abitudine ai toni trionfalistici queste ammissioni fanno pensare ad una situazione salute in FVG oltre i livelli di guardia, forse addirittura fuori controllo.

Che già da anni la situazione non fosse rosea lo indicavano le principali agenzie di valutazione dei servizi sanitari. I dati negativi che hanno declassato il FVG dall’eccellenza di un tempo agli ultimi posti tra le regioni italiane avrebbero dovuto condurre per tempo ad una seria analisi e all’adozione delle conseguenti azioni correttive. Invece tali valutazioni sembrano essere state vissute come le insufficienze di una pagella, che un alunno debole cerca di nascondere piuttosto che rimediare. E così sono stati ignorati tutti i dati impietosi che via via si abbattevano sulla sanità regionale.

L’ultimo rapporto AGENAS – l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari – pubblicato lo scorso novembre relativo alle liste di attesa vede il FVG in fondo alla classifica delle 13 regioni esaminate. Per fare un esempio in FVG solo il 30% delle visite cardiologiche rispetta i tempi previsti, mentre il vicino Veneto ne assicura il rispetto in più dell’85% dei casi.

Un anno prima – era il 2022 –nella “Valutazione della performance dei Sistemi Sanitari Regionali” fatta dalla scuola Sant’Anna di Pisa il FVG risultava il fanalino di coda assieme alla Basilicata. La disamina riguardava temi assai rilevanti, come l’oncologia diagnostica e chirurgica, la cura del diabete, l’obsolescenza tecnica, e ci ha visti ultimi tra le regioni italiane.

Per non parlare delle cure ai traumatizzati, in cui la nostra regione risulta la maglia nera nell’ambito della Rete Trauma con un indice di attuazione inferiore al 20%, in assoluto il dato peggiore in Italia. Anche qui è impietoso il confronto con il Veneto che presenta un indice di attuazione superiore al 90% (Indagine nazionale attuazione reti tempo-dipendenti-Rapporto 2021 di AGENAS).

Ci fermiamo per questione di spazio, ma davanti a questi dati non si può più fingere, bisogna fare qualcosa, ma cosa e come?

Certamente non continuare con la politica degli annunci, con lo scarico di responsabilità, con il nascondere la polvere sotto il tappeto, che è già una montagna.

Bene, quindi, l’intento dichiarato alla stampa dal Presidente Fedriga di metterci la faccia per riformare l’attuale situazione di crisi. Ma quando afferma di non poter tenere in attività i doppioni, ci ricorda gli esordi della Serracchiani, quando annunciava l’esigenza di “razionalizzare” e di tagliare i “doppioni”. Ma quali doppioni? Cosa è rimasto ancora da chiudere, dopo la riforma Serracchiani? Con ulteriori tagli a degrado si aggiungerà degrado, altro che nuova riforma, così si celebrerà il de profundis del servizio sanitario pubblico in FVG.

Preoccupa che la nostra Regione abbia chiesto la consulenza di AGENAS, che - come dichiara Fedriga - “darà copertura a scelte difficili da affermare sui territori”. Tradotto: così si potrà scaricare la responsabilità dei tagli su Roma.

Per ripartire seriamente non si può prescindere dall’esame di cosa non abbia funzionato in questi sei anni di governo.

Dopo il quinquennio Serracchiani è mancata fin dagli esordi della presidenza Fedriga una vera pianificazione del sistema sanità in grado di esplicitare le “nuove” politiche sanitarie.

Per far questo bisognava iniziare con un approccio tecnico valutativo, che partendo dall’analisi anche spietata dei dati, individuasse obiettivi raggiungibili e misurabili, coinvolgendo più operatori possibili ai diversi livelli. Invece ha prevalso uno stile di governo basato su “annunci” (e quindi su scelte già operate) e non su analisi e riflessioni aperte e condivise, rendendo poco seri i conseguenti progetti esecutivi e diminuendo la credibilità dell’organizzazione. A cui si sono aggiunti atteggiamenti autoritari, creando con ciò distanza con gli operatori sanitari, in primis medici e infermieri.

È quindi comprensibile come l’assenza di un’adeguata pianificazione abbia innescato processi di “relativizzazione” dei meccanismi di controllo di gestione, spingendo più amministratori a privilegiare il ricorso alla politica come unica protezione, e scegliendo, piuttosto che percorsi trasparenti, i poteri forti di famiglie professionali, potentati locali, rappresentanze sindacali, ecc.

Tutto ciò ci ha portato al degrado attuale, e dal riconoscimento di queste carenze bisogna ripartire se vogliamo vedere una prospettiva di rinascita del sistema sanitario del FVG.

Walter Zalukar
ex Direttore Dipartimento di Emergenza e Accettazione e Primario Pronto Soccorso dell’Azienda ospedaliero universitaria di Trieste
ex Consigliere Regionale XII Legislatura FVG

29 gennaio 2024
© Riproduzione riservata

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