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Siamo stati degli eroi. Ma la realtà è già tornata a luci ed ombre

22 MAG - Gentile Direttore,
non abbiamo mai chiesto molto, non ci è mai stato concesso molto spazio, ma ci piacerebbe, a tre mesi dall’inizio di un incubo chiamato epidemia, poter aprire una riflessione su alcuni aspetti riguardanti la nostra professione. Come sempre avviene nelle grandi tragedie esce il meglio ed il peggio di ciascuno di noi ed anche in questa drammatica vicenda, raffreddata, ma non superata, le cose stanno andando come sempre, con luci ed ombre. Sicuramente non siamo diventati migliori.
 
L’epica degli eroi (da noi sempre avversata, anche perché spesso gli eroi fanno una brutta fine), al punto uno: gli eroi non sono tutti uguali. Stiamo leggendo di vicende a dire il vero piuttosto tristi in cui eroi dell’ospedale ed eroi del territorio si scontrano rivendicando il primato degli uni sugli altri. E questo è tanto più triste quanto falso. Chi ha vissuto le vicende in prima persona, sa benissimo che per la prima volta c’è stata una tale compenetrazione dell’uno con l’altro da aver fatto sperare che avessimo finalmente imparato la lezione. Abbiamo bisogno gli uni degli altri e senza la necessaria osmosi si soccomberebbe. Lavorare fianco a fianco, conoscere gli aspetti salienti dell’una e dell’altra faccia di una stessa professione ha fatto bene a tutti e soprattutto ha fatto bene ai nostri pazienti. Dovremmo preoccuparci di trovare il modo di proseguire su questa strada. Ma cosa ci divide? Intanto una diversa tipologia contrattuale, diverse regole di ingaggio, l’idea reciproca che l’altro goda di privilegi a noi non riconosciuti.
 
L’epica degli eroi, punto due: le premialità. Che cos’è un premio? Pensiamo un riconoscimento per ciò che di bene e a volte di straordinario si è fatto. Ma qui lo Stato, la Regione e le Aziende hanno mostrato la loro debolezza. Perché il premio è stato un premio condizionato, in cambio di qualcosa a volte illegittimamente preteso e, soprattutto, non per tutti. Non tutti ci siamo esposti e spesi allo stesso livello e qui noi crediamo che sia legittima, auspicabile e dovuta una differenziazione nelle quote destinate ai diversi professionisti ed è ciò per cui ci siamo battuti. Ma quando all’interno di medesime realtà lavorative che nell’ospedale si chiamano unità operative, ci sono quelli che il premio lo ricevono e quelli che no, una domanda ce la dobbiamo porre o no? Noi ce la siamo posta. E l’abbiamo posta, ma purtroppo senza successo.
 
Quale differenza tra premiati e no? Una diversa tipologia contrattuale o addirittura l’assenza di un contratto, diverse regole di ingaggio. Così il medico dipendente del SSN percepisce il premio, il medico convenzionato no, lo specializzando no, lo specialista ambulatoriale no, il libero professionista no, e l’elenco può continuare. Non ci piace, proveremo con le nostre poche forze a chiedere giustizia, ma viviamo in un paese incatenato in rigide norme che ci fanno male, che sono insensate, ma che non abbandoniamo. E nemmeno nello straordinario e questa epidemia è lo straordinario, sappiamo trovare delle alternative.
 
L’epica degli eroi, punto tre: il riposo del guerriero. Credo che tutti possano immaginare quale sia stato lo stress fisico ed emotivo al quale i vostri eroi sono stati sottoposti. Sono saltate tutte le regole relative al riposo, i limiti per lo straordinario. Qualcuno e conosciamo i volti, i nomi ed i cognomi di chi non ha abbandonato l’ospedale per giorni e giorni. Qualcuno ha pagato con la salute personale, qualcuno, da noi per fortuna meno che altrove con la vita. Garantiamo che nessuno o quasi ha battuto ciglio.
 
Ora un po’ si può respirare, ma che cosa ci aspetta? Recuperare il lavoro arretrato, per svolgere il quale eravamo già in affanno, perché eccessivo rispetto alle forze in campo, numericamente insufficienti. Ampliare gli orari, lavorando anche alla sera e nei festivi. Garantire l’ordinario e lo straordinario, con ferie che immaginiamo saranno contingentate. Evidentemente ci considerano eroi, perché un umano a tutto questo soccomberebbe.

Ora concludiamo, chiedendo tre cose anzi quattro o cinque.
 
Che le professioni sanitarie inizino a parlarsi, cominciando almeno all’interno del medesimo ambito.
 
Che la prossima volta in cui si deciderà di premiare qualcuno lo si faccia sul serio e non in cambio di, e solo per alcuni.
 
Che si investa adeguatamente nei professionisti della salute, perché non è vero che è andato tutto bene, anzi è andata piuttosto male per troppi, ma poteva andare molto peggio senza il nostro impegno, la nostra competenza e la nostra abnegazione e sacrificio.
 
E da ultimo, che chi lo può fare, ripari agli errori fin qui commessi, riconoscendo a tutti quanto promesso.

Il quinto, chiediamo a tutti, ma proprio a tutti di ricordare, la prossima volta che vi arrabbierete con noi per problemi di sistema, che siamo stati i vostri eroi.
 
PS: grazie infinite a quanti ci hanno nutrito, incoraggiato e sorretto in questi mesi terribili.
 
Dr.ssa Ester Pasetti
Segretario Regionale Emilia Romagna Anaao Assomed


22 maggio 2020
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