Aggressioni ai sanitari. Anaao chiede più impegno
03 FEB -
Gentile direttore,
ogni evento di aggressione ai sanitari è un caso a se, ma tutti portano allo stesso obiettivo che è minare la sicurezza di chi garantisce la salute di tutti. Non c’è un disegno. È il triste epilogo di una società che causa la crisi decennale e la perdita totale di valori, ha derogato alle norme del vivere civile.
Ogni giorno, ogni sera usciamo di casa per prenderci cura delle persone, perché questo è ciò che abbiamo imparato a fare, dopo anni di studio, questo è ciò che ci connota: la cura.
Usciamo di casa e non sappiamo se potremo lavorare in tranquillità o se dovremo guardarci alle spalle nel timore di essere colpiti: dal paziente impaziente, dal parente aggressivo, dal clochard violento, etc. L’elenco ormai è lungo e la casistica la più varia, ma non nell’epilogo: un sanitario ferito, il lavoro interrotto, ambienti devastati, strumentazioni danneggiate e tanta rabbia, tanta impotenza.
In pochi giorni, in Emilia Romagna, diversi attacchi a medici ed infermieri: l’ubriaco che aggredisce chi lo soccorre a casa prendendolo a calci, i clochard che feriscono medici ed infermieri dopo aver sfondato le porte del PS, il medico preso a sputi in faccia. Solo al S. Orsola a Bologna quattro aggressioni in due mesi.
L’estate scorsa abbiamo, regione e sindacati, condiviso la necessità di coinvolgere le aziende con linee di indirizzo atte ad arginare le conseguenze di questo fenomeno sociale complesso e squallido.
Ma come una frana o una valanga, gli eventi stanno precipitando, sotto i nostri occhi che osservano impotenti.
Si presidiano giustamente le stazioni, le forze armate sono sui treni, negli aeroporti, all’ingresso di luoghi di interesse culturale o religioso, davanti ad edifici ministeriali, alle case di politici più o meno di spicco. Tutelano e ne abbiamo visti tanti, chi è impegnato in campagne elettorali e la lista sarebbe lunga. Tutto legittimo ed auspicabile.
Ma se lavori in ospedale questa garanzia ti è spesso negata. Ci hanno tolto i presidi di Polizia, ormai da anni. Non ovunque, ma quasi. O ci sono posti di polizia presidiati da un solo agente, che da solo non può intervenire. O ancora da guardie giurate che sulle persone non possono intervenire. Spesso ci hanno detto perché occorreva meglio presidiare il territorio. Ma l’ospedale non è territorio? Non è luogo sensibile? Luogo in cui ci si prende cura di un bene prezioso?
Perché non garantiscono anche la nostra sicurezza e soprattutto la sicurezza di chi si rivolge a noi in un momento di debolezza estrema? Non sanno che spesso le aggressioni avvengono direttamente in aree nelle quali si stanno gestendo situazioni di emergenza nelle quali il confine tra la vita è la morte è labile ed affidato ad interventi nei quali i minuti fanno la differenza? Non sanno che siamo pochi, stanchi, spaventati? Non capiscono che se ci fermiamo si ferma tutto?
I Direttori Generali facciano la loro parte di datori di lavoro con obblighi ben precisi per quanto riguarda la sicurezza dei propri dipendenti, si prendano cura delle nostre ferite, mettano a nostra disposizione gli uffici legali, ma anche lo Stato non ci abbandoni e non abbandoni insieme a noi le migliaia di persone che varcano le soglie dei nostri nosocomi.
In Emilia Romagna, ANAAO ha chiesto immediata convocazione di tavoli ah hoc in ogni azienda. Ma se questo non dovesse bastare, chiederemo ascolto in ogni sede ufficialmente preposta a garantire che le aggressioni siano se non impedite, adeguatamente arginate e punite.
Ester Pasetti
Segretario Anaao Assomed Regione Emilia Romagna
03 febbraio 2020
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