Nomisma: “Complementarietà pubblico privato tra i segreti del successo della sanità regionale”
In regione il 25 per cento dei posti letto fanno capo alle 45 strutture private accreditate con il Sistema Sanitario Nazionale. Il contributo del privato al sistema regionale è preponderante (con circa il 70% dei casi in regione) nei percorsi di recupero motorio, cognitivo e riabilitativo. Importante anche il contributo nella lungodegenza, in ambito cardiochirurgico, ortopedico e psichiatrico
16 MAG - Se l’Emilia Romagna è tra le regioni italiane con standard qualitativi più elevati, una parte del merito e da attribuire “a una proficua collaborazione e integrazione tra il sistema pubblico e quello privato, che ha saputo fornire prestazioni mediche in maniera efficiente e con standard qualitativi elevati”.
È la conclusione a cui giunge un’analisi condotta da Nomisma sul sistema sanitario regionale.
L’istituto bolognese ha analizzato nel dettaglio i dati regionali, concentrandosi soprattutto sulle prestazioni offerte dalle diverse strutture. Ebbene, regione si contano 99 strutture divise equamente tra pubbliche e private accreditate: 1 azienda ospedaliera, 4 aziende ospedaliero-universitarie, 4 Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), 45 aziende USL, 45 strutture private accreditate con il Sistema Sanitario Nazionale.
Complessivamente queste strutture rendono disponibili ai cittadini dell’Emilia Romagna circa 18.000 posti letto, il 75% dei quali in strutture pubbliche. Significa che la regione può contare su 3,97 posti letto per ogni 100 mila abitanti (3,07 negli ospedali pubblici e 0,90 negli ospedali privati accreditati).
Altro dato di rilievo è il netto calo nel numero di dimissioni registratosi negli ultimi anni e che ha interessato soprattutto il pubblico (-14,1% rispetto al 2009; per il privato il calo è solo dell1,1%).
La complementarietà tra le due tipologie di offerta è però ciò che più spicca nell’analisi di Nomisma. Emerge in maniera evidente se si guarda alla differenziazione delle prestazioni offerte, testimoniata in primo luogo dalla diversità di avvio dei percorsi di ospedalizzazione nell’ambito delle strutture pubbliche e di quelle private. Se nel primo caso la quota preponderante di ricoveri (39,5%) avviene per ricorso diretto (Pronto soccorso), per gli istituti privati accreditati, circa 3 pazienti su 4 (74,5%) arrivano su richiesta di ricovero formulata dal medico di base, mentre l’11,5% viene trasferito da altro istituto pubblico (verosimilmente trasferimenti per terapie riabilitative o lungodegenza) e l’8,9% viene ricoverato tramite ricorso diretto (dal pronto soccorso di un ospedale pubblico).
Il contributo del privato al sistema regionale è preponderante (con circa il 70% dei casi in regione) nei percorsi di recupero motorio, cognitivo e riabilitativo oltreché negli interventi in ambito cardiochirurgico. Percentuali alte, ma inferiori al 50%, si registrano anche per la lungodegenza (41,9%), l’Ortopedia e traumatologia (40,5%) e la Psichiatria (30,6%).
Il privato ha inoltre mostrato tassi di attrattivi notevoli: negli ospedali privati accreditati emiliano romagnoli il 56,4% dei pazienti proviene dal bacino di utenza dell’azienda stessa, a fronte della quota dell’82,5% riferita alle aziende pubbliche USL e del 76% relativa alle Aziende Ospedaliere; nel privato accreditato ben 3 dimessi su 10 sono residenti fuori regione o all’estero.Dal 2009 , i dimessi extra regionali degli ospedali privati accreditati sono cresciuti del 16,8%, mentre negli istituti pubblici si è registrata una contrazione pari al 20,8%.
Conseguentemente, la quota percentuale di dimessi extraregionali assorbita dal privato accreditato è passata dal 36,3% del 2009 al 45,7% del 2016.
16 maggio 2018
© Riproduzione riservata
Altri articoli in QS Emilia Romagna