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Perché non ci piacciono le Case della Salute? Vogliono superare il diretto rapporto medico-paziente

21 GEN - Gentile direttore,
l’epidemia influenzale e il ghiaccio sulle strade sembrano consentire ad alcuni rappresentanti delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, di indicare, in un polemico documento rivolto contro medici di famiglia, pediatri di libera scelta e 118, possibili soluzioni assistenziali agli ingolfati Pronto soccorso della provincia per mezzo dell’implementazione del progetto che va sotto il nome di “Case della salute” (CDS). In pratica si dice che se vi fossero le Case della salute, i malati complicati, o i fratturati, non ricorrerebbero più al Pronto soccorso, ma si rivolgerebbero con fiducia a strutture prive di diagnostica di laboratorio, radiologica o di permanente presenza specialistica.
 
Non c’è dato sapere, quale sia il legame logico tra la “presa in carico della cronicità”, di cui la Casa della salute dovrebbe essere il luogo, e i fatti acuti che derivano da cadute o complicanze influenzali. I pazienti, secondo i redattori del documento, se il modello di CDS si potesse affermare, si rivolgerebbero, come per incanto, a strutture territoriali pensate per la cronicità, utilizzandole anche per le acuzie. In pratica, l’entusiasmo tra i cittadini per le nuove “cattedrali”, li porterebbe a superare il buon senso ed anche la prudenza.
 
Se così fosse, sarebbe utile ricordare a tutti che l’appropriatezza, è curare le persone nel “modo giusto”, ma anche “nel posto giusto”. Suvvia, proviamo a razionalizzare e chiediamoci: quanti dei pazienti giunti in questi giorni, nei nostri Pronto soccorso, ne escono con la sola visita di un bravo medico, senza il corredo di un qualche accertamento? Se questi fossero molti, certo dovremmo porci un qualche dubbio sulle capacità di filtro della medicina territoriale. Purtroppo, di fatto, nessun paziente è uscito dall’emergenza, privo di un qualche accertamento diagnostico o di laboratorio.
 
E perché nessuno? Perché la prudenza dei medici, le linee guida e la conoscenza delle tante insidie di un mestiere complesso (lasciatecelo ancora dire) non consentono scorciatoie. E allora rifacciamo la domanda, per chi non volesse intendere: perché i malati dovrebbero, nelle acuzie, pensare di recarsi in strutture povere di diagnostica e ad altro dedicate? Non vi è dubbio che l’organizzazione delle cure territoriali potrebbe essere migliore, ma questa si gioverebbe maggiormente di nuovi e costosi edifici o si gioverebbe di più di percorsi diagnostici facilitati per i tanti dubbi clinici che i medici del territorio affrontano ogni giorno senza alcun mezzo?
 
Non sarebbe forse più utile mettere a disposizione dei medici di famiglia o dei pediatri magari una radiografia in poche ore, piuttosto che le “reception” e i “call center” previsti per le Case della salute? Non sarebbe utile dotare ovunque i punti di Guardia medica di ambulatori con lettino da visita, ove ricevere e magari trattare pazienti, piuttosto che nominare direttori e dirigenti? Come FIMMG avevamo offerto all’ASL di Bologna, a costo zero, ben 18.000 ore di servizio attivo negli ambulatori di continuità (sì, sì avete capito bene, hanno proprio rifiutato 18000 ore!). Si è preferito rifiutare questa proposta, chissà, forse proprio per favorire l‘“innovazione”: nuovi edifici, nuovi appalti, nuovi direttori e nuovi dirigenti delle CDS.
 
 
Non sarebbe forse più utile, al fine di limitare le emergenze, facilitare l’utilizzo del medico a decine di migliaia di studenti fuori sede? Non sarebbe più utile rimettere un medico all’aeroporto Marconi, onde evitare di indirizzare al Pronto soccorso del Maggiore ogni malanno insorto tra i circa otto milioni di passeggeri o, ancora più banalmente, non si potrebbe consentire ai medici territoriali di ricoverare un paziente senza doverlo inviare in Pronto soccorso? E ancora non sarebbe più utile utilizzare gli infermieri addetti alle passeggiate con i pazienti in sovrappeso per valutare la compliance alle terapie dei pazienti domiciliari più fragili? … Sempre nel documento si arriva all’offesa (“medici inefficaci”) e alla calunnia (“medici irreperibili”). Noi che veniamo da una cultura in cui le capacità e le responsabilità sono individuali, vorremmo che la Triplice evitasse il pregiudizio e le accuse verso un’intera categoria di professionisti. Le accuse generiche, a gruppi di persone, da quanto ricordiamo della storia e del diritto, sono tipiche di culture violente e autoritarie di cui purtroppo anche il nostro Paese, ancora porta il ricordo e l’infamia. Medici e pediatri “irreperibili”?
 
Noi abbiamo ambulatori pieni e possiamo documentare, in qualunque momento, numero di accessi mensili, annuali, orari di studio … il tutto sotto il rigido controllo remoto del sistema regionale detto S.O.L.E.. In ogni modo, sappiate che qualora si desse corpo a quelle che per ora restano calunnie, noi come associazione di Categoria, non tuteleremmo mai chi … “ruba i bagagli negli aeroporti”!
 
Ancora, sempre nel documento, si afferma che vi sarebbe un’ostilità dei medici ad entrare nelle Case della salute. Anche questa ci pare un’affermazione poco accorta, visto che centinaia di colleghi nella nostra provincia, lavorano da anni anche in quelle strutture sanitarie pubbliche che, da qualche tempo, han cambiato nome e relativa targhetta in Case della salute. Cosa allora non apprezziamo del progetto detto Case della salute? Il tentativo di ostacolare e superare il diretto rapporto di fiducia tra medico e cittadino, ed è su questo che vorremmo aprire un vero dibattito.
 
Fabio M. Vespa
Segretario Provinciale F.I.M.M.G. Bologna

21 gennaio 2017
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