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Infermieri e 118. Snami a Lorenzin: “In Emilia Romagna in atto demedicalizzazione. Servizio organizzato in modo disomogeneo”

Dopo la sospensione di alcuni medici da parte dell’Ordine bolognese. Il presidente regionale del Sindacato autonomo scrive al Ministro ed evidenzia anche come i limiti previsti dagli standard ospedalieri “non sono mantenuti”. E ancora: “Negli ultimi anni abbiamo assistito alla demedicalizzazione di alcune postazioni cui è corrisposta la contestuale sostituzione del medico con l’infermiere”. LA LETTERA

03 MAR - “In questa regione Le dobbiamo segnalare che non possiamo parlare di “linee guida regionali” in quanto ogni azienda in tema di emergenza territoriale ha un’organizzazione totalmente diversa dall’adiacente e lo sviluppo dei sistemi è stato disomogeneo”. Così in uno dei passaggi il presidente Snami Emilia Romagna, Elisabetta Simoncini si rivolge al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin intervenendo dopo la vicenda che ha visto far partire le procedure per la sospensione di alcuni medici da parte dell’Ordine dei camici bianchi di Bologna perché avevano autorizzato protocolli sull’emergenza-urgenza che demandavano atti medici agli infermieri.
 
“Negli ultimi anni – si precisa nella lettera - abbiamo assistito alla demedicalizzazione di alcune postazioni cui è corrisposta la contestuale sostituzione del medico con l’infermiere al quale sono state assegnate procedure, non tutte finalizzate al sostegno delle funzioni vitali come la norma prevede”.
 
In ogni caso Simoncini precisa che “quando parliamo di procedure contestate, non parliamo di quello che è previsto dall’articolo 10 del d.p.r. 27 marzo 1992 che condividiamo nel merito e nel metodo e che riteniamo essenziali per la salvaguardia dei cittadini. L’ intervento rapido di sostegno delle funzioni vitali è un caposaldo e deve rimanere tale all’interno di ogni sistema di emergenza proprio per garantirne un’efficace risposta. Quello che è invece critico secondo la nostra valutazione è che queste procedure siano stato lo strumento per giustificare la demedicalizzazione di aree territoriali divenendo nel concreto quello che valutiamo come un tentativo di surroga della presenza medica”.
 
Ma lo Snami evidenzia anche come la Regione Emilia Romagna non rispetti alcuni limiti previsti dal regolamento sugli standard ospedalieri. “Quando facciamo i conti sul numero di mezzi qua sopra definiti avanzati e quindi con la presenza contemporanea sia del medico che dell’infermiere, ci pare che quel rapporto di uno a 60.000 in vigore da ben prima del 2015 non sia proprio mantenuto”. 

 
“Riteniamo – conclude la lettera - che non sia più tollerabile un sistema eterogeneo, lasciato in gestione al singolo funzionario e che continui a far piovere istruzioni non concertate sugli operatori che vivono già un servizio così delicato, stressante e pericoloso. Serve un’assistenza omogenea condivisa su tutti i piani ed è ora di prendere in mano la situazione e affrontare i problemi che gli operatori quotidianamente vivono”.

03 marzo 2016
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