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Eutanasia. Ass. Coscioni: “Ecco l’iter per accedervi in attesa di una legge”. Al via presidio non violento quotidiano sotto Montecitorio


A 7 anni dal deposito della proposta di legge di iniziativa popolare Eutanasia Legale, per rilanciare la necessità del dibattito parlamentare, l'Ass. Coscioni ha riavviato la raccolta firme, partendo da alcune piazze italiane, come Milano, Vicenza, Verona, Bari e Pomezia, Bolzano e Parma. Questa mattina, invece, a Roma, in Piazza Montecitorio è stata la volta di una manifestazione e l'avvio di un presidio nonviolento quotidiano per richiamare il Parlamento alle proprie responsabilità.

14 SET - Esattamente sette anni fa l’Associazione Luca Coscioni depositava la proposta di legge di iniziativa popolare Eutanasia Legale, che in questi anni non è mai stata discussa dal Parlamento, nonostante due richiami della Corte Costituzionale.

Per rilanciare la necessità del dibattito parlamentare, in questi giorni la realtà attiva a livello internazionale a tutela del diritto alla scienza e alla salute ha riavviato la raccolta firme, partendo da alcune piazze italiane, come Milano, Vicenza, Verona, Bari e Pomezia, Bolzano e Parma. Questa mattina, invece, a Roma, in Piazza Montecitorio è stata la volta di una manifestazione e l'avvio di un presidio nonviolento quotidiano per richiamare il Parlamento alle proprie responsabilità.

“Sette anni e il Parlamento non ha trovato sette minuti per discutere la nostra proposta, firmata da oltre 136.000 italiani, che come prevede la Carta costituzionale hanno il diritto di proporre iniziative al Parlamento – dichiara Filomena Gallo, Segretario Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni - Dal 2015, ovvero da quando Marco Cappato, Mina Welby e Gustavo Fraticelli hanno iniziato la disobbedienza civile, sono oltre 1000 le persone che si sono rivolte a loro in cerca di aiuto e informazioni sul proprio fine vita volontario. Ad essi si aggiungono decine di migliaia di persone che hanno contattato l’Associazione Luca Coscioni all’indirizzo info@associazionelucacoscioni.it a Citbot.it (l’intelligenza artificiale sviluppata insieme a Revevol Italia in grado di rispondere ai quesiti su questo tema e su altre libertà civili). Ma il Parlamento è rimasto impassibile, nonostante il doppio monito della Consulta, c’è un problema di attuazione e rispetto della Costituzione nel nostro paese, non è la prima volta che il legislatore si mostra sordo a questi solleciti”.

“Il paradosso – continua Gallo - sta nel fatto che il suicidio medicalmente assistito è un diritto già riconosciuto in Italia, e disponibile attraverso un iter avviato presso l’Asl, ma, in assenza di una legge che stabilisca in modo preciso il dovere dello Stato a rispettare ed aiutare l'esercizio della libertà di scelta da parte dei malati, non c'è certezza sui tempi ed è forte il rischio di finire comunque alla via giudiziaria. Un corto circuito anomalo difficilmente replicabile che innesca uno stato di impasse, così il diritto non viene né goduto, né garantito in quanto nessuno conosce le regole. Lo Stato ha il dovere di garantire tale diritto perché la sentenza della Consulta stabilisce che sia il Sistema Sanitario Nazionale a governare l’iter e la sua piena applicazione. I tempi di risposta della Pubblica Amministrazione, da prassi, sono di 30 giorni, ma l’Associazione Luca Coscioni sta verificando legalmente tutte le vie di interpretazione di tali termini in virtù dell'urgenza richiesta".

“Da oggi la nostra campagna per la legalizzazione dell'eutanasia entra in una nuova fase – dichiara Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni -. Rispetto a quando depositammo la legge di iniziativa popolare sono cambiate tante cose: il diritto a interrompere terapie vitali e a esprimere indicazioni vincolanti attraverso un testamento biologico è stato riconosciuto dal Parlamento; il diritto a essere aiutati a morire per malati tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale è stato riconosciuto dalla Corte costituzionale; l'applicazione di questo diritto anche a persone non attaccate a macchinari è stato sancito dalla Corte d'Assise di Massa. Ora dunque abbiamo due campagne in corso: una per far rispettare i diritti conquistati, l'altra per affermarne di nuovi, eliminando la discriminatoria esclusione di alcune tipologie di malati dalla possibilità di essere aiutati a morire. Ecco perché è fondamentale proseguire con la disobbedienza civile, rafforzare i servizi di informazione che forniamo alle persone che ci contattano e riprendere la raccolta firme sulla legge di iniziativa popolare per scongiurare il rischio che la fine della legislatura affossi per molti anni ancora la legalizzazione. Possiamo farcela, andiamo avanti!".

Il suicidio medicalmente assistiti è già un diritto riconosciuto in Italia: ecco l'iter
"In seguito alla sentenza della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani, è stato riconosciuto il diritto al suicidio medicalmente assistito attraverso il Sistema Sanitario Nazionale alle persone pienamente capaci di intendere e volere, affette da patologia irreversibile fonte di gravissime sofferenze e dipendenti da trattamenti sanitari salvavita. A fare chiarezza su cosa intendere per trattamenti sanitari salvavita è stato un altro tribunale. Con le motivazioni della sentenza sul caso Cappato/Welby/Trentini della Corte di Assise di Massa, sono state individuate tra i trattamenti salvavita anche le terapie farmacologiche e alcune tipologie di assistenza personale senza la quale la persona non potrebbe sopravvivere".
 
Secondo l’iter attualmente previsto:

1- La persona malata si può rivolgere alla Asl - direttamente o tramite il medico curante - per la verifica della presenza dei quattro requisiti indispensabili, previsti dalla sentenza Costituzionale 242/19.

2- Occorrerà dunque accertare, da un punto di vista medico, la presenza di: patologia irreversibile, grave sofferenza fisica o psicologica, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale e capacità di prendere decisioni libere e consapevoli. Oltre appurare che la volontà dell’interessato sia stata manifestata in modo chiaro e univoco, compatibilmente con quanto consentito dalle sue condizioni e che il paziente sia stato adeguatamente informato sia sulle sue condizioni, sia sulle possibili soluzioni alternative, come l’accesso alle cure palliative ed, eventualmente, alla sedazione profonda continua (L.219/17).

3- Al completamento di questa procedura, il fascicolo sarà inviato al comitato etico, soggetto terzo, che ha il compito di verificare la conformità del caso con la procedura prevista dalla sentenza della Corte. Al momento regna però l’incertezza su ruoli e singole responsabilità e competenze, dettagli non specificati dalla Corte Costituzionale che non può entrare in questo dettaglio, poiché attengono al funzionamento delle erogazioni di prestazioni sanitarie come anche l’erogazione di farmaco letale per porre fine alle proprie sofferenze.

14 settembre 2020
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