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Libia. Foad Aodi in contatto con i medici sul campo: “È allarme sanitario, occorrono medici e operatori sanitari sul terreno”

di Lorenzo Proia

Il consigliere Omceo di Roma e presidente dei medici stranieri in Italia è in contatto con 6 medici libici che operano sul terreno. Il quadro della situazione sanitaria nel Paese è disatroso: 4000 morti in 9 mesi di conflitto, tra i quali 500 bambini e 680 donne, 28mila feriti e più di 250mila sfollati. In 9 anni da 100 a 10 ospedali, mal funzionanti. Carenza di sangue malgrado la solidarietà della popolazione. Per Aodi occorrono Medici e soprattutto Fisioterapisti per la riabilitazione, le sue proposte al Governo

08 GEN - In Libia, non lontano dalle nostre coste, in un Paese a noi fortemente legato da prossimità non solo geografiche, ma anche storiche, culturali ed economiche, è in corso da 9 mesi una sanguinosa guerra civile che vede contrapposti il premier di Tripoli Fayez al-Sarraj al Generale della Cirenaica Khalifa Belqasim Haftar.
 
Il Medico italiano di origine arabo-palestinese Foad Aodi, Consigliere OMCeO Roma e Membro del Registro Esperti della FNOMCeO, Presidente dei Medici Stranieri AMSI, e del raggruppamento delle Comunità Arabe italiane (CO-MAI), è in contatto diretto con 6 medici libici che operano sul terreno. I dati sono allarmanti: “In più di 9 mesi – spiega a QS Aodi -, dal 4 aprile 2019, sono circa 4000 i morti, tra soldati e civili. La maggioranza dei civili sono bambini, minorenni e donne, nello specifico 500 bambini e 680 donne. I feriti sono 28mila e più di 250mila gli sfollati, questi sono i nostri dati”.

“Dal punto di vista sanitario – prosegue Aodi - assistiamo ad una situazione tragica per ciò che riguarda gli Ospedali, infatti numerosi tra questi non sono funzionanti: manca l’elettricità capiti anche che salti la luce mentre si opera, mancano i farmaci, mancano i Medici, i Fisioterapisti, gli Infermieri ed altri operatori sanitari. In particolare mancano Chirurghi per le ferite addominali e le ferite toraciche, mancano Pediatri, Ginecologi, Anestesisti ed in particolare i Neurochirurghi dato che i traumi cranici sono numerosi. Sono state inoltre aggredite numerose ambulanze”. Un problema particolarmente grave risulterebbe essere quello dell’assenza di Fisioterapisti, visto che ci sono tanti amputati a causa del conflitto in attesa di protesi e questi sono impossibilitati a compiere una riabilitazione.

“All'epoca di Gheddafi – spiega ancora a QS Aodi - c'erano tanti professionisti della Sanità di origine straniera, in particolare nigeriani, e questi sono fuggiti dopo il 2011. Ci sono molti Medici che ricevono minacce e aggressioni e sono costretti a curare solamente i feriti di alcune frazioni che comandano sul territorio e non quelle di altri”.

Il Membro del Registro Esperti FNOMCeO segnala quindi la più grave criticità, a suo avviso, dettata da questo conflitto: “Le fosse comuni, che si scavano direttamente nelle abitazioni. In queste ci sono tanti, tantissimi morti che vengono lasciati in decomposizione per assenza di qualcuno che se ne occupi e li porti via. C’è il serio rischio che sorgano epidemie sul territorio. C’è un continuo ritrovamento di cadaveri”.

Chiediamo ad Aodi quanti siano gli Ospedali ancora funzionanti sul territorio: “Pochi, molto pochi, principalmente nelle grandi città, Tripoli, Sirte, Misurata e Bengasi e alcuni in provincia. Questi ospedali sono al collasso. Prima del 2011 gli Ospedali in Libia erano un centinaio, adesso, saranno una decina”. Non manca tuttavia lo spirito di solidarietà: “Ogni tanto si fanno delle raccolte nelle Piazze e c’è una grande risposta della popolazione, occorre tantissimo sangue”.

Per quel che concerne gli aiuti internazionali, “Gli operatori internazionali sul terreno sono molto pochi. Sono arrivati negli ultimi tre anni aiuti da Germania, Francia Italia e Olanda ma non sono sufficienti, occorre una risposta univoca da parte dell’Europa”. Foad Aodi lancia quindi una proposta al Governo e indirettamente all’Unione Europea: “Dal punto di vista politico noi come AMSI e come CO-MAI ci rivolgiamo al Governo italiano per iniziare - e apprezzo in questo senso l’iniziativa di Luigi di Maio - a mettere in atto un’azione diplomatica per scongiurare ogni invasione. Occorre rispettare di ogni Paese la propria sovranità. I Libici chiedono libertà, democrazia ed elezioni libere e non credono né all’uno né all'altro contendente perché sono convinti che agiscano per fini propri e non per la Libia. Finché non viene stabilizzata la Libia l’Italia avrà sempre problematiche di Migrazione, perché sono i generali libici che controllano il mercato degli esseri umani, che guadagnano sulla pelle dei Migranti. Occorrono azioni diplomatiche e non militari, né dalla Turchia né da nessun altro. Ma servono anche corridoi umanitari per risolvere la questione sanitaria”.
 
In che modo? “Una azione sotto controllo del Ministero degli Affari Esteri e dell’Unione Europea che inviino Medici per loro conto utilizzando esclusivamente la Croce Rossa Internazionale”, conclude Aodi.

Lorenzo Proia

08 gennaio 2020
© Riproduzione riservata

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