Fumo. La Simg sulle nuove strategie per la riduzione del danno
Nel VIII Congresso interregionale Abruzzo, Marche, Molise, Umbria, che si è svolto a Terni, la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie ha analizzato le possibili alternative alla sigaretta tradizionale per i soggetti che non riescono a smettere di fumare.
25 GIU - Il 50% dei pazienti che hanno avuto un infarto, l’80% di chi ha avuto una diagnosi di tumore e tra questi il 24% di chi ha un cancro ai polmoni, non riesce a smettere di fumare. È partendo da questi dati presentati nel corso della sessione “Quale strategia adottare di fronte al soggetto fumatore?” nell’ambito dell’8° Congresso Interregionale della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg) del Centro Italia che si è svolto a Terni la scorsa settimana, che i Mmg delle quattro Regioni coinvolte hanno voluto dibattere sulle possibili alternative alla sigaretta tradizionale e sul ruolo che i medici di famiglia possono avere nella cura di questa patologia.
Considerare il fumo di sigaretta come una patologia cronica e come tale oggetto di cura da parte del medico delle cure primarie è un primo passo fondamentale, viste anche le numerose patologie correlate al tabagismo nell’ambito respiratorio, cardiaco e metabolico. Basti ricordare i dati recenti dell’Istituto Superiore di Sanità che, durante la recente Giornata Mondiale contro il Tabacco, hanno ricordato come in Italia sono ancora 11,6 milioni i fumatori, il 22% della popolazione, in calo rispetto all’anno precedente (erano il 23,3% nel 2018) ma comunque con una prevalenza uguale a quella riscontrata rispettivamente cinque e undici anni fa, a riprova del fatto che ci si trovi in una situazione di stagnazione.
Un problema, quello del fumo, che incide fortemente nelle zone interessate dalla rappresentanza Simg presente al Congresso di Terni e che registrano percentuali di fumatori addirittura superiori alla media nazionale in regioni come Umbria e Abruzzo.
“Il nostro primo obiettivo è quello di non far mai iniziare a fumare, a cominciare dai pediatri che devono fare azione di consulenza sugli adolescenti” - ha dichiarato il padrone di casa Presidente della Simg Umbria
Alessandro Rossi. “In secondo luogo, abbiamo l’obbligo di convincere chi fuma a smettere, mettendo a disposizione competenze e strategie approvate. Resta il fatto che non sempre funzionano. A sospendere di fumare arriva nel migliore dei casi il 5-10% dei tabagisti. Quindi, compito del medico, anche dal punto di vista etico, è cercare di intervenire sulla maggior parte dei fumatori che non smettono cercando di ridurre il danno che è un’azione tipica della medicina generale e che spero possa rientrare nelle linee guida”.
Proprio su “Le nuove prospettive sulla riduzione del danno da fumo di tabacco” la Simg ha acceso i riflettori per approfondire le strade aperte da innovazione e tecnologia, ed in particolare sui nuovi prodotti a disposizione come le e-cig e i riscaldatori di tabacco, per i quali ormai sono numerosi gli studi internazionali che si interrogano sugli effetti del loro utilizzo rispetto al fumo tradizionale.
È stato poi
Damiano Parretti, Responsabile Nazionale dell’Alta Scuola Simg a sottolineare come: “In generale la comunità scientifica è concorde che in tema di dipendenze la riduzione del danno sia la strada da perseguire. Se non raggiungiamo il risultato ottimale non possiamo abbandonare le persone, se la riduzione del danno attraverso questi prodotti riduce la mortalità, allora è la strada da perseguire. Se non ci sono motivazioni alla cessazione, occorre adottare altre strategie e anche in chiave di formazione occorre introdurre il concetto di riduzione del danno nei temi di sanità pubblica italiana”.
Su questo tema le istituzioni nazionali e internazionali si stanno, ormai, interrogando da tempo e si stanno muovendo per una nuova regolamentazione a tutela della salute pubblica, in una strategia di riduzione del danno da tabagismo. È proprio dello scorso aprile l’ultimo intervento in questo senso della Food and Drug Administration statunitense (FDA) che ha autorizzato la commercializzazione del primo prodotto a tabacco riscaldato nel mercato USA, riconoscendone la valenza in termini di protezione della salute pubblica. Una via, quella della riduzione del danno, che già in molti Paesi affianca le tradizionali politiche di disassuefazione e cessazione, promuovendo l’utilizzo di dispositivi senza combustione, e-cig e prodotti a tabacco riscaldato, sulla quale anche il nostro Paese dovrà prossimamente fare delle scelte.
25 giugno 2019
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