Morte Dj Fabo. Il processo a Marco Cappato finisce alla Consulta
Questa la decisione della Corte d'Assise di Milano. I PM chiedevano l'assoluzione, in subordine avevano proposto l'eccezione di illegittimità costituzionale. Il presidente della prima Corte d'Assise di Milano, Ilio Mannucci Pacini: "La condotta di Marco Cappato, non ha inciso sul processo deliberativo di Dj Fabo". Per l'Ass. Coscioni: "Un'occasione senza precedenti per superare un reato introdotto nell'epoca fascista".
14 FEB - La Corte d'Assise di Milano ha deciso di trasmettere gli atti alla Consulta affinché valuti la legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio nel processo all'esponente dei Radicali e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni,
Marco Cappato, imputato per la morte di
Fabiano Antoniani, 40 anni, noto come
dj Fabo, in una clinica svizzera col suicidio assistito il 27 febbraio 2017. I PM chiedevano l'assoluzione, in subordine avevano proposto l'eccezione di illegittimità costituzionale.
"L'imputato ha certamente aiutato ma non ha rafforzato" la volontà di Dj Fabo di togliersi la vita", ha detto
Ilio Mannucci Pacini, presidente della prima Corte d'Assise di Milano. E ha aggiunto che "la condotta di Marco Cappato, non ha inciso sul processo deliberativo di Dj Fabo".
La trasmissione alla Consulta degli atti del processo a Marco Cappato, per valutare la legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio, è "un'occasione senza precedenti per superare un reato introdotto nell'epoca fascista" e consentire alle "persone capaci di intendere, affette da patologie irreversibili con sofferenze, di ottenere legalmente l'assistenza per morire senza soffrire anche in Italia, senza bisogno di dover andare in Svizzera". Così
l'associazione Luca Coscioni, sottolineando come proprio il rinvio alla Corte Costituzionale possa fare chiarezza su un reato, di cui lo stesso Cappato
era accusato, ritenuto ormai superato.
14 febbraio 2018
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