Neonato in overdose da morfina. Arrestatata infermiera a Verona: “Così stava traquillo”
Non sarebbe stata la prima volta che l’infermiera, senza alcuna indicazione medica, somministrava farmaci ai neonati. Avrebbe raccontato ad alcune colleghe che lo faceva “per farli stare tranquilli”. L'allarme è scattato a marzo, quando un neonato ha avuto improvvise crisi respiratorie causate, in base agli accertamenti, dalla somministrazione di morfina. Ma se nessun medico l’aveva prescritta, chi era stato a somministrarla?
03 AGO - Non sopportava più di sentirlo piangere. Per questo un’infermiera in servizio in un reparto di neonatologia di Verona avrebbe somministrato morfina a un bambino fino a mandarlo in overdose e provocargli un arresto respiratorio. L’infermiera è stata arrestata.
Secondo quanto riferito dall’Ansa, non sarebbe stata la prima volta che la stessa infermiera, senza alcuna indicazione medica, somministrava farmaci ai neonati per “fargli stare tranquilli”. L’allarme però è scattato solo lo scorso marzo, quando, una notte, un neonato in perfette condizioni di salute, e prossimo alle dimissioni, fu improvvisamente colpito da ripetute crisi respiratorie, tali da rendere necessario il suo trasferimento in una stanza di cura intensiva per praticare le manovre di rianimazione.
Prima ancora degli accertamenti, fu il comportamento dell’infermiera a far scattare il sospetto che a causare le crisi fosse stata la somministrazione di qualche farmaco. “Con il peggiorare del quadro clinico – riferisce infatti l’
Ansa -, la stessa infermiera ha ordinato a una collega di somministrare un farmaco antagonista degli oppiacei, come la morfina, indicando anche il dosaggio. Immediatamente dopo il neonato aveva ripreso a respirare autonomamente. Dagli accertamenti medici è emerso che la crisi respiratoria era stata dovuta proprio all'assunzione di morfina, avvenuta poche ore prima della crisi. Secondo gli investigatori, non si è potuto trattare di un errore, in quanto la morfina viene somministrata ai neonati per via endovenosa e non orale o nasale”.
Durante l'indagine interna avviata dall'Asl, riporta ancora l’Ansa, “l’infermiera aveva dichiarato di non ricordare chi avesse ordinato la somministrazione del farmaco antagonista agli oppiacei, mentre le testimonianze concordavano che fosse stata proprio la donna ad aver accudito il bambino con una collega e di essere stata sempre lei a ordinare con sicurezza la somministrazione del farmaco anti-morfina”.
“Inoltre – racconta ancora l’Ansa -, una collega ha raccontato che l'infermiera le aveva confidato di fare abituale utilizzo di morfina e benzodiazepina, pur in assenza di prescrizione, somministrandola ai neonati per via orale o nasale per farli stare tranquilli, senza rendersi conto dei pericoli”. Anche nel caso di marzo, secondo quanto riportato dall’
Arena, poche ore prima che il piccolo avesse le crisi respiratorie, “l'infermiera arrestata si era lamentata definendo il neonato ‘rognoso’ mentre lo teneva in braccio davanti alle colleghe”.
03 agosto 2017
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