La depressione post-partum arriva sugli schermi del Festival di Venezia
Sarà presentato domani, al 68esimo Festival del Cinema di Venezia, “Maternity Blues”, il film di Fabrizio Cattani che racconta la storia di quattro donne in un ospedale psichiatrico, unite da una colpa: l’infanticidio. Un film che accende i riflettori su un disturbo, la depressione post-partum, ancora molto sottovalutato, ma che può avere conseguenze drammatiche.
06 SET - Affogato nella vasca da bagno, ucciso in un’auto lanciata nel vuoto, o soffocato con un cuscino. Gesti estremi di madri che soffrono e uccidono i propri figli perché sopraffatte da un malessere, la depressione post-partum, che gli attanaglia la psiche.
Dal film “Maternity Blues” di Fabrizio Cattani, che sarà presentato domani nella sezione ‘controcampo’ del 68esimo Festival del Cinema di Venezia (la storia di quattro donne in un ospedale psichiatrico legate dalla colpa dell’infanticidio), alla realtà – finalmente positiva – dei numeri: da 19 infanticidi nel 2010, di cui 15 nei primi sei mesi dell’anno, a 7 fino ad agosto 2011. “Si tratta sempre di numeri drammatici, ma sono la conferma che la prevenzione esiste e che le campagne di sensibilizzazione funzionano”, commenta l’Osservatorio nazionale sulla salute delle donne (Onda), promotore, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Salute, della campagna di sensibilizzazione sulla depressione post-partum “A Smile for Moms, un sorriso per le mamme” (www.depressionepostpartum.it).
Mentre sono in arrivo le prime Linee Guida sulla prevenzione di questa malattia grazie a una rete di eccellenza che vede impegnati sei tra i migliori centri italiani (il Fatebenefratelli di Milano, Le Molinette di Torino, l’A.O. Università Pisana, gli Ospedali Riuniti di Ancona, l’Università di Napoli SUN e il Policlinico Rodolico di Catania).
La depressione post-partum è una malattia spesso trascurata e sottodiagnosticata (meno del 50% dei casi), che colpisce il 16% delle neomamme (il 13% fin dalle prime settimane dopo il parto arrivando al 14.5% nei primi tre mesi postnatali con episodi depressivi maggiori o minori e al 20% nel primo anno dopo il parto). Ma “le campagne di sensibilizzazione stanno iniziando a dare i loro frutti – spiega Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze A.O. Fatebenefratelli Oftalmico Melloni di Milano, che fa parte della rete dei sei centri di eccellenza che stanno scrivendo le prime Linee Guida –. E film come ‘Maternity Blues’ possono solo aiutarci nel nostro difficile lavoro. La prevenzione della depressione post-partum si può e si deve attuare riconoscendo i fattori di rischio e i segnali”.
Per aiutare queste madri si deve infatti intervenire tempestivamente prima che la condizione degeneri con la psicoterapia, terapia di gruppo, ansiolitici o antidepressivi a seconda della gravità. “La malattia non se ne va da sola. Se riconosciuta e curata – precisa l’esperto - si risolve nell’arco di qualche settimana, ma, se trascurata, si protrae per anni alterando la qualità della vita, e, soprattutto, con ripercussioni severe anche sullo sviluppo del bambino e sulla famiglia. E’ un tunnel che determina uno stato di disperazione e solitudine in un momento che dovrebbe essere gioioso e che, per questo, porta a sentirsi in colpa e a nascondersi”.
“Un sorriso per le mamme” nasce per questo. E Francesca Merzagora, presidente di Onda, ribadisce l’impegno dell’Osservatorio “per combattere una malattia che mette a rischio la qualità della vita della donna e in pericolo quella del bambino. La vera colpa non è di queste donne – commenta la presidente di Onda -, ma della mancanza di informazione e carenza di strutture specializzate adeguate alla cura tempestiva. E’ necessario che all’interno degli ospedali vi sia personale sanitario formato, in grado di riconoscere e affrontare con competenza una depressione in gravidanza e nel post-partum”.