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Artrosi. Al via la campagna di informazione 'Storie di vita in movimento'. Obiettivo: fornire consigli per alleviare i sintomi


L'iniziativa, promossa da Siot, Simg e Anmar, intende fornire validi consigli su come gestire e curare una patologia invalidante di cui soffre circa il 50% delle persone che hanno superato i 60 anni di età. Previsti una serie di eventi locali per sensibilizzare la popolazione.

25 NOV - Ha preso il via, nel corso del Congresso Nazionale della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (S.I.O.T.), la campagna d’informazione ‘Storie di vita in movimento’, un progetto che - grazie al patrocinio della Siot, della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg), dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici (Anmar) e al contributo non condizionante di DePuy Synthes - intende fornire validi consigli su come gestire e curare una patologia invalidante di cui soffre circa il 50% delle persone che hanno superato i 60 anni di età: l’artrosi.

Grazie a una serie di eventi locali e al materiale informativo consultabile sulle pagine del sito ufficiale dell’iniziativa www.storiedivitainmovimento.ita partire da oggi verranno condivisi utili suggerimenti per alleviare i sintomi della patologia e per favorire un veloce riacquisto della capacità di movimento. L’artrosi, infatti, è una malattia degenerativa che danneggia le articolazioni e che è caratterizzata da lesioni progressive della cartilagine che riveste le superfici articolari e ossee. Secondo alcuni recenti studi, l’artrosi colpisce attualmente 4.000.000 di persone in Italia, una cifra rilevante che si traduce in più del 6% dell’intera popolazione che è costretto a convivere con una serie di sintomi dolorosi, come fastidi articolari, rigidità, scrosci articolari, tumefazione delle articolazioni e con una progressiva limitazione della mobilità.

Al fine di contribuire ad arginare un fenomeno tanto diffuso quanto complesso, la campagna si è ispirata ai risultati di un’indagine che il Censis ha condotto per analizzare l’approccio di medici e pazienti all’artrosi e alle sue alternative terapeutiche. Nello specifico, la ricerca ha coinvolto un campione di 50 medici di medicina generale e di 250 persone affette da artrosi al ginocchio e all’anca, di cui il 30% è stato sottoposto ad un intervento di artroprotesi.

Grazie alla realizzazione di questo studio, è stato possibile rilevare una serie di difficoltà che impediscono ai pazienti di giungere rapidamente a un percorso di cura efficace. Tra queste, lo studio ha evidenziato come quasi il 30% dei pazienti presi in esame (circa una persona su tre) abbia consultato un medico dopo oltre un anno dalle prime problematiche, nonostante i fastidiosi e dolorosi sintomi. In aggiunta, ben il 28,4% degli individui ha indicato di non essere ricorso a nessuna terapia poiché preferiva sopportare il dolore.

Un altro dei problemi riscontrato da più della metà dei pazienti - in particolare dai rispondenti senza protesi (53,3%) e da quelli del Nord e Centro Italia (59,3%) - riguarda il continuo rinvio tra più specialisti che, in genere, è terminato solo grazie alla richiesta del paziente stesso di effettuare una radiografia per arrivare a una diagnosi definitiva.

Inoltre, sebbene l’intervento chirurgico contribuisca a riacquistare la capacità di movimento e l’autonomia perduta, i pazienti del campione hanno ricevuto il consiglio di effettuarlo dallo specialista privato in poco meno della metà dei casi (47,2%). Dalle risposte, infatti, si evince che il ricorso all’impianto della protesi è valutato come più indicato solo nei casi in cui il paziente non sia più autonomo (52,0%). Ciononostante, il 76,4% dei pazienti sottoposti ad intervento hanno affermato che la terapia più efficace è proprio quella chirurgica.

Assieme alla bassa propensione a indicare l’opzione chirurgica come terapia di cura, lo studio ha evidenziato come i medici non prendano in considerazione alcuni criteri utili per la selezione del Centro presso cui ricoverare il paziente per l’impianto di una protesi: il numero di interventi eseguiti e la lunghezza delle lista d’attesa. L’insieme di questi elementi evidenzia infine la necessità da parte dei medici di una maggiore quantità di informazione relativa alla patologia, come confermato dal 54,4% del campione.

“L’iniziativa presentata nel corso del Congresso Nazionale della Siot è un’ulteriore conferma dell’impegno che da sempre contraddistingue la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia nel migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti dall’artrosi - commenta Paolo Cherubino, Presidente Siot - Promuovere una corretta comunicazione su questa patologia e sulle tecniche di cura più indicate, infatti, è un approccio che supporterà sia i medici che i pazienti ad individuare e seguire il percorso terapeutico più efficace”.

Secondo quanto rilevato dall’indagine del Censis, il medico è una figura che riveste una grande importanza nel processo di presa in carico e di gestione del paziente. “La ricerca condotta dal Censis ha confermato come il medico di medicina generale ricopra un ruolo del tutto centrale per coloro che soffrono di artrosi del ginocchio e dell’anca - prosegue Claudio Cricelli, Presidente Simg. - Secondo quanto rilevato, il medico di medicina generale rappresenta, infatti, il principale riferimento per ben il 36,3% dei pazienti analizzati. Alla luce di quest’importante evidenza, è auspicabile intensificare il processo di collaborazione tra i vari professionisti della sanità che sono specializzati nella cura dell’artrosi”.

Come per altre patologie croniche, anche nell’artrosi si possono distinguere diversi stadi, ciascuno con sintomi e segni caratteristici: nelle fasi iniziali, il dolore si acutizza con il movimento e può diminuire grazie al riposo, mentre nelle fasi più avanzate può arrivare a ostacolare il riposo notturno. “L’artrosi è una patologia invalidante, i cui sintomi sono responsabili di un significativo calo della qualità di vita delle persone che sono costrette a convivere con questa malattia - conclude Gabriella Voltan, Presidente Anmar - Noi sappiamo quanto sia importante ricevere le cure appropriate in tempo e come l’informazione corretta giochi un ruolo determinante per facilitare una scelta tempestiva tra le diverse opzioni terapeutiche disponibili. La campagna da noi promossa insieme alle società scientifiche è un ulteriore passo avanti per garantire alla comunità italiana di pazienti un miglioramento tangibile della propria condizione di salute”.
 

25 novembre 2014
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