Dolore: grazie alla legge la terapia fa passi in avanti. Ma resta ancora molto da fare
L’Associazione Vivere senza dolore ha presentato a Milano i risultati di un’indagine dalla quale emerge un generale apprezzamento per i centri di terapia antalgica. Ma anche se la legge 38/2010 rende più semplice l’accesso alla cura, la strada da fare per una diffusa cultura antidolore è ancora lunga. E ci sono, come ricorda Guido Fanelli (nella foto), coordinatore della Commissione ministeriale per le terapie del dolore, ancora troppi ostacoli – anche burocratici – da superare
01 DIC - La legge sulle cure palliative e la terapia del dolore cronico ha compiuto nove mesi. Nell’arco dei quali ha raggiunto risultati di non poco conto. Ma ancora molto resta da fare. Lo ha dimostrato la “Giornata senza dolore” convegno tenutosi oggi a Milano e promosso dall’associazione pazienti Vivere senza dolore, in collaborazione con la Commissione ministeriale sulla terapia del dolore e le cure palliative e con il grant incondizionato di Mundipharma. Un’occasione nell’ambito della quale è stata anche presentata una ricerca che la stessa Associazione ha svolto su 1617 malati in cura presso 88 centri di terapia antalgica e ambulatori specialistici di tutta Italia. E che ha permesso sia di tracciare un primo identikit di chi cerca sollievo dal dolore. Ma anche di raccogliere le valutazioni di questi pazienti rispetto al sostegno offerto loro dalle strutture di terapia antalgica. Si è così scoperto che nella maggior parte dei casi il paziente è donna e ha un’età media di 64 anni. Ha atteso in genere più di 3 mesi dalla comparsa del dolore, prima di richiedere una visita e spesso – tre volte su 10 – ha necessità di un sostegno per svolgere le proprie attività quotidiane.
A indirizzarlo ai centri è di solito il medico di famiglia (38% dei casi) o un famigliare (24%). Ma in quasi tutti i casi (sia al Nord che al Sud d’Italia) esprime un giudizio positivo verso l’aiuto offerto da queste strutture dove devono poter contare su medici competenti (lo chiede il 22% degli intervistati) ma soprattutto ricevere terapie analgesiche efficaci (36%). E qui compare un primo nodo: parte degli specialisti sembra continuare a manifestare “un atteggiamento oppiofobico”, così si legge nel comunicato che riporta i risultati dell’incontro milanese.
“Abbiamo fatto molta strada in questi nove mesi e la soddisfazione dei cittadini per i centri di terapia antalgica lo prova” ha affermato Guido Fanelli, coordinatore della Commissione ministeriale sulla terapia del dolore e le cure palliative. “Purtroppo ieri, nel corso della Conferenza Stato-Regioni, le linee guida già approvate da Commissione ministeriale, Consiglio superiore di Sanità e ministero dell’Economia, non hanno avuto il via libera dalla Regione Lombardia, seguita dall’Emilia-Romagna, a causa di un livello di dettaglio del documento che non tiene conto dell’autonomia regionale. Prendo atto con sorpresa e amarezza di questo passo, che riporta l’applicazione della legge 38 indietro di 6 mesi. Potevamo essere operativi nel giro di poche settimane; ora ciò non sarà possibile e il lavoro svolto finora dal ministero della Salute e dalla Commissione dolore rischia di essere vanificato. La mancata applicazione delle linee guida per l’attuazione della Legge 38 ha come uniche vittime i pazienti con dolore cronico e i malati terminali”.
“Negli ultimi mesi si è parlato spesso di dolore in vari contesti, dove è stato possibile ascoltare la voce di esperti, medici, politici, aziende farmaceutiche ma, paradossalmente, poco quella dei malati”, gli ha fatto eco Marta Gentili, segretario dell’Associazione Vivere senza dolore. “Abbiamo così voluto promuovere una Giornata di confronto e condurre un’indagine specifica sui pazienti che afferiscono ai centri di terapia del dolore, per comprendere i loro bisogni informativi e assistenziali. Nel complesso, è emerso un buon livello delle strutture italiane; sicuramente in futuro sarà necessario, da un lato, diffondere una maggiore informazione tra i cittadini che ancora non hanno accesso ai centri e non sanno a chi rivolgersi e, dall’altro, colmare lo squilibrio tra le varie zone d’Italia, per assicurare i medesimi standard di assistenza e cura”.
Nel dettaglio l’indagine rivela anche che l’83% dei pazienti non sembra aver avuto particolari problemi nell’identificare il centro di terapia del dolore cui rivolgersi; ma se si disaggrega il dato si scopre che le difficoltà esistono a seconda delle zone del Paese in cui si vive. I cittadini meridionali e gli isolani hanno difficoltà maggiori, soprattutto nel ricevere risposte dalla Asl (fino al 48% degli intervistati) e a causa della lontananza del centro dalla propria residenza (fino al 24%).
Più rassicuranti i numeri sulle liste di attesa: nel 66% dei casi, si ottiene la visita entro 15 giorni dalla richiesta di appuntamento, con punte del 75% al Sud; meno celeri i centri del Nord (64%) e del Centro (66%) ma spesso a causa di una maggiore affluenza di malati, provenienti da altre regioni. Professionalità e competenza (42%), seguite dalla disponibilità (23%), sono i requisiti più richiesti al personale sanitario. Estremamente positivo il giudizio che i pazienti danno dei reparti di terapia del dolore, con un voto medio compreso tra 8 e 9. La nota dolente riguarda, invece, l’impiego di farmaci oppioidi, che non viene preso in considerazione nel 37% delle prescrizioni, nonostante la loro reperibilità nelle farmacie italiane sia oggi garantita nell’82% dei casi (ma solo nel 68% al Sud).
La promozione dell’informazione è comunque uno snodo centrale del problema. E il ruolo dei media appare quindi determinante. A questo scopo l’Associazione Vivere senza dolore ha promosso nel 2010 il premio giornalistico “Vivere senza dolore” i cui riconoscimenti sono stati assegnati proprio nel corso dell’appuntamento milanese. Per la categoria “Carta stampata”, il primo classificato è stato Gianni Di Lascio, autore di un articolo pubblicato da Viversani & Belli; nella categoria “Servizi radio-tv”, premiato Vito Pindozzi, per un servizio trasmesso dal GR di Radio Rai 2; infine, per la categoria “Testate web”, si è aggiudicata il primo posto Vera Martinella, con un articolo apparso su Corriere.it.
01 dicembre 2010
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