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Energy drink. Raccomandazioni della Siips per arginare l'abuso tra i giovani


L'utilizzo di bevande energizzanti, spesso combinato all'abuso di alcol, è in aumento tra i giovani. Secondo la società italiana di pediatria preventiva e sociale per contrastare il fenomeno è necessaria "una sempre maggior informazione rivolta non solo ai ragazzi, ma anche alle famiglie".

17 APR - Una nuova e crescente abitudine sempre più in voga tra gli adolescenti: la drunkoressia. “Consiste nell’abitudine di digiunare – spiega Giuseppe Di Mauro, pediatra e presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale (Sipps) - per poi consumare bevande a significativo tenore alcolico con una duplice finalità: ridurre l’apporto energetico in modo da compensare le calorie dell’alcol con il guadagno ottenuto dal digiuno, e potenziarne gli effetti inebrianti”.

Oltre all’abuso di alcol, a destare forte preoccupazione sono anche le bevande energizzanti, i cosiddetti energy drink, che contengono sostanze stimolanti quali caffeina, taurina, guaranà, ginseng e niacina. Tali bevande sono finalizzate a dare carica, sensazione di forza, instancabilità, resistenza e potenza e quando vengono mescolate a quelle alcoliche contribuiscono a promuovere gli effetti di disinibizione comportamentale.

A livello europeo, dal recente rapporto Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), emergono dati preoccupanti sull’uso di bevande energizzanti sia negli adulti che nei bambini: in generale, il consumo combinato con l’alcol arriva al 56% negli adulti e al 53% negli adolescenti. In particolare, se tra i primi circa il 30% dichiara di consumare abitualmente energy drink, tra gli adolescenti dai 10 ai 18 anni le percentuali salgono al 68% con un 12% di bevitori cronici, con un consumo medio di 7 litri al mese e un altro 12% di consumatori acuti.

Tra gli adolescenti spesso questa moda trae spunto dal mondo dello sport con l’obiettivo perseguito sin dai ragazzi alle prime armi che mirano a raggiungere migliori risultati se non a diventare veri atleti professionisti. Il dato più allarmante è, poi, quello che riguarda i bambini dai 3 ai 10 anni: il 18% circa consuma energy drink e tra di essi il 16% ne consuma in media 0,95 litri a settimana (almeno 4 litri al mese), complici in questo caso certamente contesti familiari in cui i genitori o i fratelli maggiori sono i primi consumatori di tali bevande.

E’ sulla base di questi elementi che la Sipps, ha evidenziato i principali rischi prodotti da un consumo eccessivo di energy drinks. I rischi a breve termine sono: accelerazione del battito cardiaco e la comparsa di episodi di tachicardia e ipertensione; nausea e/o vomito; malessere psicofisico; calo dell’attenzione e della vigilanza; quelli con conseguenze nel più lungo termine sono invece: dipendenza; riduzione della memoria e delle capacità cognitive; erosione dello smalto dentario.

Per arginare il fenomeni, i pediatri della Siips raccomandano “una sempre maggiore informazione non soltanto rivolta ai ragazzi ma anche alle loro famiglie. Vale, forse, la pena di ricordare – osserva una nota - che il mito del ricostituente non è poi culturalmente molto distante dal doping sportivo come pure dall’energy drink. Il concetto di demandare il compito di risolvere un problema o migliorare una condizione a un prodotto, qualunque esso sia, può essere trasmesso al bambino molto precocemente, facendogli credere che sia sufficiente un integratore per guarire più in fretta o per non riammalarsi. In fondo anche l’energy drink può essere considerato erroneamente una soluzione simile per vincere la stanchezza e affrontare gli impegni quotidiani in una maniera semplice, rapida, efficace e – concludono - perfino piacevole e accattivante. 

17 aprile 2013
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