Dai farmacisti ospedalieri un no alle disomogeneità del servizio
Presentato a Roma il XXXI Congresso nazionale della Sifo: un appuntamento nel corso del quale saranno presentati i programmi, i progetti e le sperimentazioni che i farmacisti del Ssn hanno avviato in collaborazione con le istituzioni. Con un comun denominatore: strategie e protocolli per un servizio efficace e uniforme in ogni Regione
30 SET - Riuscire a far convivere le specificità regionali in sanità – nel bene o nel male – e modelli omogenei di verifica, controllo e prestazione? Secondo la Società italiana di farmacia ospedaliera, in procinto di proporre il proprio XXXI congresso nazionale in programma a Cagliari dal 6 all’8 ottobre prossimi, è possibile. Anzi, su quella strada in farmacisti ospedalieri si sono avviati da tempo: lo ha ricordato la presidente della Sifo, Laura Fabrizio, nella conferenza stampa di presentazione del Convegno tenutasi questa mattina a Roma. “Abbiamo da tempo avviato importanti programmi e sperimentazioni in collaborazione con il ministero della Salute” ha spiegato.
“Tra questi ricordo l’implementazione della Raccomandazione 7 (relativa alla prevenzione dei danni gravi derivanti dall’utilizzo dei farmaci in ospedale), il progetto di formazione alla cui realizzazione ha contributo, oltre al ministero, anche la Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, al fine di dar vita a un corso di formazione specifica sul rischio e la sicurezza nell’uso del farmaco destinato ai farmacisti ospedalieri e a tutti i loro colleghi che operano sul territorio, nelle case di riposo, nelle carceri, nelle Residenze sanitarie e via dicendo”.
Ma non basta: uno dei programmi della Sifo – tema di un’apposita sessione all’interno del convegno – vede i farmacisti ospedalieri a fianco dei loro colleghi europei dell’EHP e ai medici dell’Aiom (l’Associazione italiana di oncologia medica), impegnati a definire un “modello” di farmacista di Dipartimento” capace di affiancare il medico in corsia e di supportarlo nella gestione e nella scelta del farmaco. “È una figura assai poco diffusa sul nostro territorio, anche se qualche esperienza positiva vi è stata – ha aggiunto Fabrizio – Ma lo è molto di più in altre realtà, come in Spagna o in Germania o, ancora, negli Usa dove la loro opera è altamente apprezzata. Nostro obiettivo, nel corso dell’attuale sperimentazione in corso di svolgimento presso cinque strutture ospedaliere italiane, è quello di individuare percorsi e linee guida che consentano di introdurre in tutte le realtà questa figura che, affiancando il personale ospedaliero – lo confermano stime attendibili – ha già consentito di ottenere un abbattimento degli errori in terapia di quasi il 70%. E ha anche mostrato la sua validità sul piano dei costi: un’oculata gestione del farmaco ha infatti permesso risparmi nell’ordine del 40% in meno di spesa”.
La figura del farmacista di Dipartimento – o “di reparto” che dir si voglia – sarà comunque uno degli elementi centrali delle tematiche oggetto dell’appuntamento cagliaritano. Vi si è richiamato, infatti, anche il vice presidente Sifo Andrea Messori, soffermandosi in particolare sul settore dei dispositivi medici che “conoscerà nel prossimo futuro un rapido sviluppo: sono infatti in arrivo sul mercato molti dispositivi innovativi e tutti di alto costo”. In quest’area, però, al contrario di quanto avviene per il farmaco, controlli, valutazioni e revisioni sono assai carenti. E Messori ha auspicato che gli stessi modelli di governance applicati ai medicinali possano al più presto – magari anche attraverso il farmacista di reparto – diventare di uso comunque nel settore dei devices.
Il Congresso della Sifo, alla luce dell’attuale dibattito sul federalismo, ha riservato un’ulteriore sessione a questa tematica, proponendo – lo ha spiegato Pietro Finocchiaro, segretario nazionale Sifo – un Osservatorio nazionale che si occuperà di un monitoraggio a tutto campo del sistema di accesso ai farmaci. Obiettivo principale, ha ancora ricordato Finocchiaro, quello di “fotografare le situazioni a cui devono far fronte i cittadini”, per poi produrre un “report” – dedicato in particolare ai medicinali oncologici e agli antidiabetici biotech – i cui risultati saranno oggetto di presentazione entro il prossimo anno. E, in ogni caso, il fenomeno delle disomogeneità assistenziali derivanti dalle diverse regolamentazioni regionali –ha affermato Paolo Sanna, presidente del Congresso e direttore della farmacia dell’AO Brotzu di Cagliari – sarà oggetto di uno studio approfondito: “molte Regioni attualmente alle prese con i loro Piani di rientro – ha ricordato – hanno coinvolto i farmacisti Ssn allo scopo di elaborare strategie per il recupero delle risorse”.
In conclusione Paolo Serra, referente nazionale Sifo per i rapporti con l’Università, ha voluto rammentare la proficua collaborazione avviata tra le autorità accademiche e la stessa Sifo, per definire un percorso comune teso a evitare disomogeneità formative, anche in considerazione delle difficoltà che spesso i giovani laureati incontrano nell’accesso ai corsi di specializzazione: “quattro anni di studio totalmente a loro carico”. E a questo proposito Laura Fabrizio ha espresso l’auspicio che, dinanzi ai molti e impegnativi compiti che il sistema intende affidare ai farmacisti ospedalieri, si possa al più presto estendere il modello dei contratti di formazione e dei relativi finanziamenti di cui posono usufruire gli specializzandi medici agli specializzandi in farmacia ospedaliera.
30 settembre 2010
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