Sanità. Ricciardi: “Dovrebbe essere tema di alleanza e non divisione politica. Italia investa o destinata a diventare un Paese diseguale e angosciato”
Il professore Ordinario di Igiene medicina pubblica dell'università Cattolica tuona contro la mancanza di attenzione alla sanità in termini di risorse e meritocrazia nei confronti dei medici, che in questi ultimi anni “se ne sono andati con un esodo biblico in 130 mila. All'estero sono meglio pagati e lavorano con stimolo”
16 MAG -
“Questo Paese si deve interrogare su se e quale priorità vuole dare alla sanità. C'è stato un esodo biblico negli ultimi 20 anni: 130 mila medici se ne sono andati dall'Italia e la gente non si riesce più curare. Questo è un argomento che dovrebbe essere bipartisan, non dovrebbe essere divisivo e oggetto di polemica politica: quello che sta succedendo è che l'Italia si sta allontanando dal novero dei Paesi più avanzati: non ne parliamo del G7 dove siamo all'ultimo posto, ma anche del G20 e dell'Ocse, sta scendendo verso gli ultimi posti a causa di definanziamento, carenza di personale, difficoltà di accesso ai servizi e ai livelli essenziali di assistenza, indebitamento della popolazione, rinunce alle cure. Questi sono dati eclatanti che segnalano che il nostro Paese non ha imboccato con decisione la strada, come hanno fatto altri Paesi, di investire in sanità perché altrimenti hai un Paese povero, malato, sofferente, diseguale, angosciato”. Ad affermarlo è Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, a margine della conferenza di apertura del VI Congresso internazionale di ossigeno ozono terapia.
“I medici italiani sono non solo meglio remunerati all'estero - prosegue - ma lavorano meglio, sono più motivati. L'Italia si deve dare una regolata e deve interrogarsi su quale priorità dare alla sanità, perché per ora questa non è prioritaria. Il Paese è a un bivio e questo bivio non lo sta imboccando. Questo non dovrebbe essere argomento di divisione, ma un tema in cui i ministri dell'Economia, della Salute, dell'Università, delle Imprese, cioè tutti quanti, insieme alle opposizioni, dovrebbero sedersi intorno a un tavolo per dire facciamo sì che gli italiani abbiano un sistema sanitario nazionale degno di questo nome, accedano ai servizi e che la malattia non ritorni a essere una maledizione, ma sia una responsabilità sociale. Le liste d'attesa sono chiaramente un sintomo gravissimo, perché riguardano ormai milioni di cittadini, ma è il sintomo di una malattia, cioè del fatto che non investi e non gestisci adeguatamente. Questo problema non lo risolvi aumentando di una spanna, ma riformando il sistema, e motivando il personale che in questo momento se ne sta andando dal pubblico al privato e in generale dall'Italia”.
16 maggio 2024
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