Marino (Pd): "Unico obiettivo è la qualità di vita del paziente"
08 APR - "Per il medico l'obiettivo primario deve essere sempre il miglioramento della condizione clinica del paziente: intervenire quindi è cruciale se vi sono ragionevoli probabilità di successo. Per un chirurgo può essere difficile decidere di fermarsi ma a volte bisogna farlo, quando l'intervento non può ragionevolmente migliorare la qualità o la durata della vita del paziente. Questo non significa che la temerarietà degli interventi è condannabile di per sé: se ci si fosse fermati al primo trapianto di fegato fallito, oggi non saremmo in grado di salvare ogni anno decine di migliaia di vite". Così Ignazio Marino, chirurgo e presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, commenta la sentenza della Corte di Cassazione che pone un freno agli interventi chirurgici su pazienti 'non operabili'.
"Il paziente, dal canto suo, ha il diritto di essere informato dettagliatamente sulla sua patologia e sulle implicazioni di un intervento a cui potrebbe sottoporsi, ma questo non è sempre possibile. Nel nostro Paese - spiega Marino - purtroppo i medici vengono ancora valutati in base al numero di pazienti visitati e non per il tempo dedicato alla cura di ciascuno di loro. Questo tipo di valutazione, a mio parere, va modificata per promuovere l'alleanza terapeutica tra medico e paziente".