Cgil, “Ristabilire l’esclusività obbligatoria per i medici pubblici”
08 SET - Mettere fine alle continue proroghe per l'intramoenia allargata e ristabilire l’obbligo di esclusività per i tutti i medici pubblici. Così Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici, Cecilia Taranto segretaria nazionale Fp Cgil, e Stefano Cecconi, responsabile del welfare della Cgil, intervengono sulle dichiarazioni rilasciate oggi dal ministro Fazio nel corso della trasmissione radiofonica Radio Anch’io. “Apprezziamo la volontà del ministro della Salute Ferruccio Fazio di regolamentare con grande chiarezza il rapporto pubblico privato nel Servizio sanitario nazionale, ma non serve cambiare la legge 120 approvata dal Parlamento nel 2007 con voto bipartisan, quanto piuttosto applicarla", affermano i sindacalisti in una nota congiunta sostenendo, invece, la necessità di "mettere la parola fine alle continue proroghe alla legge – l’ultima scadrà il 31 gennaio 2011 - che consentono ai medici pubblici di poter svolgere la libera professione anche nel privato”.
Secondo i sindacalisti, la soluzione migliore per abbattere ogni criticità nel rapporto tra attività medica pubblica e privata, in ogni caso, sta nel reintrodurre l’obbligatorietà dell’esclusività di rapporto per tutti i medici pubblici, “a partire da chi ha le maggiori responsabilità gestionali. Se anche chi dirige il reparto appena esce dall’ospedale pubblico può operare nella clinica privata difficilmente si potrà avere limpidezza”.
I sindacalisti ribadiscono invece la loro contrarietà al Disegno di Legge sul Governo Clinico in discussione alla Camera, “che permetterebbe a tutti i medici e gli operatori del servizio sanitario nazionale di lavorare liberamente nel privato con controlli effettivi ancor più evanescenti. Per difendere il diritto alla salute dei cittadini e per meglio tutelare i medici e gli operatori che vogliono operare solo nel servizio pubblico con qualità del lavoro – concludono Cozza, Taranto e Cecconi -, c’è bisogno di una libera professione intramuraria svolta in una casa di vetro gestita dall'azienda pubblica negli spazi, nelle prenotazioni e nei pagamenti, senza più attività consentita anche nel privato, in primo luogo a tutela della trasparenza delle liste di attesa”.
08 settembre 2010
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