Boom di denunce contro i medici. Ma l'80% viene assolto
03 SET - Oltre 15mila cause in tribunale ogni anno, circa 30 mila denunce e richieste di risarcimento. Che il fenomeno del contenzioso sulla responsabilità civile medico-sanitaria stia assumendo contorni preoccupanti è confermato dai dati dell’Ania. E i medici, oggi, se la passano peggio degli ospedali. Se infatti le denunce verso le strutture sanitarie presenta un trend in lieve diminuzione: dalle 16.424 denunce del 2006 si è passati a 16.128 casi nel 2007, con un decremento dell’1,8%, quelle verso i singoli medici sono cresciute del 12,2%, cioè da 11.959 casi del 2006 si è passati a 13.415 denunce nel 2007.
Qualcosa, però, non torna. Perché l'80% delle denunce e dei procedimenti a carico dei medici finisce di fatto archiviato in quanto il fatto non sussiste. Così sottolinea l’Amami, l’associazione dei medici accusati ingiustamente, che punta l’attenzione su un altro aspetto del contenzioso medico-paziente. L’assoluzione arriva dopo un via vai di pratiche, avvocati e giudici che dura in media 3-5 anni. E che non lascia il camice bianco senza danni. L’immagine del medico resta compromessa, e anche il suo benessere. C'è chi, per non esporsi più al rischio di denunce, rinuncia a interventi rischiosi o impegnativi. Ad uscirne rafforzata, quindi, è la medicina difensiva. Questo a discapito non solo dello stress professionale del medico, ma anche della salute dei cittadini. Nonché per le casse del Ssn. “La medicina difensiva obbliga i medici a prescrivere anche esami scarsamente utili”, ha più volte ricordato il presidente dell’Amami, Maurizio Maggiorotti. Una consuetudine che “viene criticata astrattamente da chi non è esposto al quotidiano controllo della magistratura” e che non considera che “sono sempre più frequenti le sentenze che condannano i medici per non aver prescritto esami clinici, utili solo in una minima percentuale di casi. Questo significa che la medicina difensiva è diventata, di fatto, obbligatoria per legge”.
03 settembre 2010
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