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Stili di vita. Intesa tra Asl e Comune di Napoli per la formazione dei giovani e l’educazione nelle scuole

Scarsa prevenzione, bassa aderenza ai programmi di screening e scarsa formazione della popolazione, sin dall’età scolare, sui corretti stili di vita quanto a dieta, attività fisica e abitudini di vita dannose come sedentarietà, fumo e consumo di alcool. Sono questi i nemici da battere nel governo della salute in Campania, mali storici che fanno da premessa al dilagare di obesità e diabete anche in età infantile

16 MAG - Educazione e promozione della salute. Comune di Napoli e Asl Napoli 1 uniscono le forze per promuovere la formazione a una sana e corretta alimentazione, con particolare attenzione allo sviluppo della capacità di scelte alimentari consapevoli. Nel mirino il anche il contrasto alla disuguaglianza in tema di salute. Quindi la promozione delle attività motorie contro la sedentarietà. Infine il miglioramento della salute degli alunni delle scuole favorendo lo sviluppo delle loro competenze per la scelta di comportamenti sani e sicuri.

A siglare l’accodo il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris e il direttore generale dell'Asl Napoli 1 Centro Mario Forlenza “che proseguono e ampliano la collaborazione e le sinergie già in essere tra le due Istituzioni” si legge in una nota. L’Asl Napoli 1 Centro e il Comune di Napoli “garantiranno di comune accordo l’individuazione dei programmi informativi e formativi rivolti a docenti, genitori, alunni delle scuole cittadine. Nel piano è prevista la messa in rete delle istituzioni scolastiche ai fini della costituzione, sul territorio cittadino, del network delle “scuole che fanno salute”. Prevista una puntuale e periodica verifica delle misure e delle azioni concordate al fine di evitare “frammentazioni e sovrapposizioni” con altri piani di analogo tenore. Il documento è stato sottoscritto alla presenza delle Assessore comunale alla Scuola Annamaria Palmieri, e la delegata al Welfare Roberta Gaeta oltre che del direttore del dipartimento Prevenzione della Asl Napoli 1 e della coordinatrice delle Attività di Igiene e Nutrizione dell'Asl Luisa Marino, e della Coordinatrice delle Attività di Igiene e Nutrizione dell’azienda sanitaria metropolitana Paola Vairano

Pochi servizi dedicati nelle Asl
“I problemi di salute aumentano in tutto il mondo anche per colpa degli stili di vita che non migliorano nonostante un’informazione crescente – avverte Pio Russo Kraus, ultimo responsabile del settore prevenzione e stili di Vita della Asl di recente in pensione e non ancora rimpiazzato -  il 39% della popolazione italiana non pratica né sport né attività fisica (con punte in Campania, 57,3% e in Sicilia, 55,2%). Quasi il 22% degli italiani fuma (spiccano sempre Campania, 24,6%  e Sicilia, 24,5%). Il 15,5% è un consumatore di alcol a rischio (23,3% in Valle d’Aosta, il 22% in Molise). Il 10% è obeso (Molise, 13,5%, Basilicata, 13,1%). E solo il 5% di italiani benestanti soffre di gravi patologie”. 

“Ma la percentuale arriva all’11% per persone con risorse economiche scarse. Fumo, peso e sedentarietà – aggiunge Kraus - sono i killer dei cittadini campani ma le Asl in questo settore devono investire. Quasi nessuna Asl in Campania ha strutture deputate a promuovere stili di vita corretti. Tranne che nell'ASL di Caserta non vi sono strutture dedicate all'educazione sanitaria. La Regione Campania nel 2005 aveva stabilito tutto ciò (Atto di indirizzo sull'educazione alla salute DGRC 1584), ma poi non ha continuato su questa linea e ha distrutto quel poco che si era realizzato. Due esempi: nelle indicazioni alle Aal per il loro assetto organizzativo (decreto 135 del 2012) non si parla più di necessità di una struttura di educazione sanitaria e alcune Asl campane negli anni corsi hanno eliminato le rispettive struttura di educazione sanitaria. Ora questa iniziativa della Asl Napoli 1 è da salutare come un segnale di voler imprimere una svolta. Ba non si può dimenticare che nei dipartimenti di prevenzione lavorano una pletora di infermieri senza pazienti ma poco o niente personale per promuovere stili di vita sani”. 

“Un anno fa – conclude Kraus -  la Regione ha definito i fabbisogni di personale delle Asl. Per un’ASL di 1 milione di abitanti, considerando solo i distretti sanitari e il dipartimento di prevenzione, (quindi escludendo gli ospedali) sono previsti 730 infermieri, 5,5 dietisti, 5,5 assistenti sanitari e zero laureati in scienze motorie. Quindi la Regione pensa che per affrontare il problema di quasi 500 mila persone sovrappeso e obese bastano 5 dietiste e che non vale la pena affrontare il problema dei circa 570 mila soggetti che fanno poca attività fisica (infatti non sono previsti laureati in scienze motorie, anche se l'Università Parthenope ha un corso di laurea in Scienze Motorie per la Prevenzione e il Benessere). Avremo nei dipartimenti di prevenzione, che non hanno pazienti, 170 infermieri (l’operatore sanitario deputato all’assistenza al paziente) e solo 5,5 assistenti sanitari (figura deputata alla promozione della salute, alla prevenzione e all’educazione sanitaria). Senza contare che gli interventi contro fumo e alcol devono coinvolgere i servizi per le dipendenze. E' quello che prevede il piano di prevenzione 2014-18 (delibera 860 del 2015) dove i servizi dipendenze non sono citati tra le strutture da coinvolgere per gli interventi in ambito scolastico contro fumo ed alcol. Nè è citata la Salute mentale per l'identificazione dei soggetti con problemi emozionali o comportamentali. E chi si interessa di educazione sanitaria non fa parte del nucleo di coordinamento del piano di prevenzione (che per quasi metà riguarda attività di educazione sanitaria). Bene che il Comune stringa accordi su questo fronte con la Asl ma occorre fare poche cose e fatte bene”.  
 
Ettore Mautone

16 maggio 2018
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