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Ospedale Nola. I veri colpevoli? Solo le scellerate politiche sanitari degli ultimi anni

11 GEN - Gentile Direttore,
la triste storia della “notte senza barelle” all’ospedale di Nola (non perché nelle altre notti le barelle siano sufficienti, ma perché tra sabato e domenica scorsi il sovraffollamento ne ha reso più drammatica la carenza) rappresenta solo l’ennesimo capitolo della storia surreale che la sanità campana (e, più in generale, quella italiana) sta vivendo in questi anni. Lo scorso 13 dicembre, il 19° rapporto PIT Salute di CittadinanzAttiva ha definito quello al Ssn italiano un “accesso di lusso” a “porte sbarrate”,  facendo riferimento a liste d’attesa, costi elevati dei ticket e dei farmaci, ma anche alle strumentazioni obsolete ed alle strutture fatiscenti: nessuno però che dica che, quando quelle porte sbarrate si aprono,  decine e decine di migliaia di persone che vi bussano ogni giorno per ritrovare la salute o salvarsi la vita trovano medici ed altri operatori che, nonostante le carenze di organico e strumentazione, compiono il loro dovere ai limiti dell’eroismo.
 
In verità, ne aveva parlato la Cisl Medici della Campania qualche giorno prima a Napoli, in una manifestazione da cui è emerso che i medici oggi hanno dal 30 al 40% di possibilità di ammalarsi sul lavoro più degli altri: poi, passa meno di un mese e scoppia il “caso Nola”, in occasione del quale il primo a difendere i medici è stato il vescovo di Nola Mons. Depalma, che ha ricordato alla politica le proprie responsabilità nel lasciare soli gli operatori della sanità e la popolazione…Mons. Depalma è andato in quel pronto soccorso più volte, anche quando nel luglio del 2013 sull'autostrada A 16 un pullman a forte velocità sfondò il guardrail, precipitando così da un viadotto alto quasi 30 metri. Quella notte gli operatori del PS di Nola stabilizzarono 7 ragazzini e 2 adulti, che furono poi trasferiti in sicurezza a Napoli, il direttore sanitario di allora vietò ai medici di parlare con i giornalisti, per cui alla fine gli unici a salvare delle vite risultarono i pur validi colleghi del Cardarelli e del Santobono.
 
Oggi chi chiuderebbe l’ospedale di Nola, chi licenzierebbe i suoi medici ed anche, lasciatemelo dire, chi li elogia strumentalmente perché sa che con il proprio lavoro hanno evitato che le responsabilità di una politica scellerata sarebbero ancora più evidenti, non ha saputo neanche guardare le immagini di quella notte, sciagurata sì, ma dalla quale peraltro un paziente di 54 anni in arresto cardiaco ha riportato a casa la vita. In quelle foto, gli operatori sanitari sono a terra assieme ai loro pazienti: in ginocchio, sotto il peso della responsabilità di portare in ogni modo soccorso a chi soffre.  Perché i medici ed i pazienti sono sempre lì al centro della scena, insieme, a soffrire.
 
Ma tant’è! Mancavano i letti, mancavano le barelle e non era solo quella notte che è successo… ma cos’altro ci si poteva attendere da una sanità tutta orientata al contenimento dei costi (almeno quelli su cui non si può speculare!) piuttosto che al rispetto ed alla messa in pratica dell’art.32 della Costituzione? Il compianto sociologo Luciano Gallino lo ha evidenziato in tempi non sospetti: l’attacco allo stato sociale all’europea da parte di chi vorrebbe ricondurre tutto alle leggi del mercato è partito da molto lontano, da alcune decine d’anni, trovando i primi alleati nella politica che doveva difendere i cittadini (pazienti e medici son sempre cittadini): la cosa più triste è che ha trovato insospettabili alleati in tanti altri “rappresentanti sociali” che non hanno saputo far altro che scimmiottare la parola d’ordine alla moda, “non ce lo possiamo più permettere”.
 
Adesso basta. Adesso medici e pazienti devono dire basta e non farsi “fregare” da un perverso “gioco delle parti” che è subito partito anche dopo la “notte senza barelle”: chi governa la sanità italiana e campana dica una volta e per sempre se vuole smantellarla o faticosamente - e con un impegno che non sarà di pochi mesi - riportarla a livelli accettabili (per portarla all’eccellenza basterà la maggioranza del personale che vi lavora). All’indomani del proprio insediamento a S. Lucia il governatore De Luca disse di volersi mettere a capo di una “rivolta di popolo” che mettesse fine alla situazione di sudditanza economica e politica in cui la Campania (insieme a poche altre regioni) viene tenuta per alimentare il sistema commerciale messo in piedi in alcune regioni del nord. Lo faccia e noi saremo pronti a seguirlo su una strada che non è quella di cercare un facile capro espiatorio, ma piuttosto di andare alla radice del problema, assumendosi la piena responsabilità di porre rimedio alla politica scellerata di coloro che lo hanno guidato per alcuni lustri la sanità senza guardare “al centro dell’immagine”. Ed ascoltando quelli che erano e sono i protagonisti del Ssn campano ed italiano, i medici e gli operatori tutti ed i “loro” Pazienti, quelli cui ogni giorno, tra mille difficoltà, viene data assistenza.
 
Roberto D’Angelo
Segretario provinciale di Napoli
Cisl Medici


11 gennaio 2017
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