Ricoveri post acuti per riabilitazione e lungodegenza. A Napoli stop alle attività di Clinic center e Camaldoli Hospital
Pesa la sottostima del budget per strutture accreditate prive di attività privata e che accolgono pazienti dopo ricoveri per patologie acute (ictus, infarti, neurochirurgia). Da novembre al palo altre decine di centri. A rischio l’assistenza e centinaia di posti di lavoro. Dopo le proteste di Cgil Cisl e Uil, il 3 ottobre vertice convocato da De Luca in Regione.
02 OTT - La sottostima del budget e un’errata pianificazione dei fabbisogni dei pazienti durante il Covid (che per due anni ha frenato quasi del tutto le attività) mettono a rischio la sostenibilità di due importanti strutture sanitarie accreditate napoletane.
Parliamo di Villa Camaldoli, 127 posti letto, ex neuropsichiatrica, riconvertita con 10 milioni di fondi propri a Casa di cura per attività di tipo ospedaliero per Riabilitazione e Lungodegenza e di tipo residenziale in psichiatria, Hospice, e Suap per gravi disabilità, che dal 18 settembre scorso ha sospeso le attività di riabilitazione e lungodegenza di tutti i 127 posti accreditati e dato l’avvio alle procedure propedeutiche alla cassa integrazione del personale dipendente in esubero (circa 100 unità) e rescisso tutti i contratti libero professionali di professionisti direttamente connessi con l’attività ospedaliera.
Un’analoga situazione vive la Casa di cura Clinic Center di Fuorigrotta accreditata con la Asl Napoli 1 che eroga prestazioni di Riabilitazione ospedaliera in regime di ricovero H24 e di Day hospital. In questo caso parliamo di 250 posti letto (tutti accreditati) e di oltre 350 unità di personale. I pazienti che accedono alle due strutture sono, nella quasi totalità, inviati da ospedali per acuti dopo il ricovero per patologie acute che necessitano di una continuità assistenziale e un recupero funzionale. La richiesta di ricoveri è quindi di provenienza pubblica.
Dopo la manifestazione sotto la sede della Regione Campania a Palazzo Santa Lucia delle organizzazioni sindacali del comparto Cgil Cisl e Uil del 27 settembre la Regione ha convocato il manager della Asl Napoli 1
Ciro Verdoliva e i rappresentanti sindacali. Sotto la lente la particolare circostanza per cui pur a fronte di un aumento del budget negli ultimi anni perla macroarea delle Case di cura quelle ad indirizzo riabilitativo soffrono di tagli sia sulla spesa storica consolidata: circa 3 milioni per clinic center, sia di parametri di valutazioni fuorvianti in quanto basati su dati di attività non attendibili in quanto raccolti durante l’emergenza Covid come nel caso di Camaldoli hospital.
Un vertice quello di domani che dovrà dunque affrontare a tutto tondo il tema della programmazione in un settore come quello della riabilitazione post acuzie in cui l’esigenza assistenziale è indispensabile anche per il corretto turn over dei posti letto ospedalieri dopo ictus, infarti, interventi di neurochirurgia ecc.
Per Villa Camaldoli la riconversione si è conclusa solo nel 2020 e dunque in piena pandemia, anni che non hanno potuto rappresentare un parametro per stabilire storicamente la capacità produttiva della struttura. Dal novembre 2023 la Casa di Cura è di fatto in crisi aziendale per un insufficiente budget annuale sebbene siano gli ospedali pubblici a inviare a Camaldoli Hospital i pazienti da ricoverare svolgendo di fatto un servizio in continuità con le cure che il paziente riceve a seguito di un ricovero ospedaliero con scarsissima attività privata.
La crisi nasce insomma proprio da un inspiegabile errore di pianificazione non commisurata al fabbisogno assistenziale della popolazione. Nel 2018 e 2019 Il budget complessivo per le Case di cura private accreditate era in Campania di 695 milioni di euro di cui circa 8,5 assegnati ad Alma Mater “Camaldoli Hospital determinato forfetariamente e da rivedere a regime.
A marzo 2020, in piena pandemia, il Covid ha paralizzato tutto, gli ospedali e i trasferimenti. Così anche nel 2021 e 2022 falsando la stima delle attività. Nel 2023 Camaldoli Hospital ha potuto finalmente operare in condizioni di normalità con un volume di attività a regime di 9,6 milioni di euro. Nonostante un ammontare complessivo di risorse finanziarie disponibili per il settore ospedaliero accreditato superiore al periodo pre pandemico (+ 56 milioni, per un totale di 751 milioni di euro), la Casa di cura ha ottenuto un budget di 7,9 milioni inferiore a quello assegnatole alla partenza. Il 31 luglio scorso il budget per il 2024 è sceso a 7.7 milioni, quindi del tutto insufficiente alla sola copertura dei costi strutturali. Da qui la sospensione delle attività dal 18 settembre. Analoga situazione per Clinic Center: qui la produzione storica è assestata a più di 21 milioni di euro prima della pandemia, sebbene la Regione avesse a disposizione un budget complessivo inferiore a quello attuale, Ma dal novembre del 2023 è scattato un ridimensionamento che ha compromesso l’equilibrio economico finanziario.
Nel 2023, pur a fronte di un budget di 751 milioni anziché 695 (+ 56 milioni), la Regione non ha restituito alla struttura le risorse sottratte durante il periodo pandemico e ha assegnato un budget sottostimato di circa 2 milioni di euro. Decurtazione cresciuta nel 2024. Da qui lo stato di crisi e la non sostenibilità delle attività che da questo ottobre ha fatto scattare la sospensione delle attività.
Una situazione che, insieme ad altre a Napoli e nel resto della regione, sta causando nel settore della Riabilitazione e della Lungodegenza una grave e pericolosa carenza assistenziale, il blocco delle dimissioni dagli ospedali e dei nuovi ricoveri perché i posti letto risultano saturi. Solo a Napoli, rispetto a circa 700 posti letto di Riabilitazione e Lungodegenza attivi (pubbliche e accreditate) ad oggi, per lo stop di alcuni centri risultano attivi solo circa 300 posti letto che, in questo mese si ridurranno ulteriormente a 200, il 30% dei posti letto esistenti rendendo di fatto impossibile agli ospedali e alla ASL, garantire la continuità assistenziale ai pazienti e, in generale, gli obbligatori Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) sul territorio della città di Napoli (circa 1 milione di residenti) e anche di buona parte della medesima Provincia.
Clinic Center ha dunque sospeso l'attività da ieri su 150 posti letto. A Napoli ad oggi gli ospedali hanno seria difficoltà a trasferire i pazienti che conseguentemente occupano i posti letto per acuti che sarebbero utili per altri pazienti. Un occhio particolare va dato alla mobilità passiva che in questo specifico settore conseguentemente è in costante aumento e che nel 2023 ha visto la Campania pagare 30 milioni ad altre regioni.
La Regione non programma insomma adeguatamente la spesa per le prestazioni ospedaliere in funzione del fabbisogno effettivo, soprattutto di riabilitazione e lungodegenza (che inoltre, con le tariffe bloccate al 2012 non hanno più margini). E da novembre la crisi potrebbe estendersi a decine di altre strutture su tutto il territorio regionale e che al pari di Clinic center e Camaldoli Hospital non fanno alcuna attività privata. Un serio rischio per l’assistenza e per i livelli occupazionali di centinaia di cittadini e camici bianchi.
I fari sono tutti puntati ora sulle capacità del governatore
Vincenzo De Luca di rivedere i piani dei budget per questo settore delle cure.
Ettore Mautone
02 ottobre 2024
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