Il “vaccino” Draghi
Il momento è grave così come è profonda la delusione per l’indisponibilità progressiva dei vaccini da destinare alla collettività nazionale. Costretta come sarà a dividersi le dosi sufficienti alla sua metà aritmetica. L’augurio generale è che il «banchiere magico», che tutto il mondo ci invidia per capacità finanziarie e qualità negoziali, faccia il miracolo
01 MAR - Con Mario Draghi è venuta fuori una ampia e diffusa speranza di giustizia sociale. Anche il ceto comune, per lo più ignaro di cosa sia esattamente lo spread Btp-Bund e disinteressato alle performance dei titoli azionari che non possiede, ispessisce il proprio credo. Intravede la luce, dopo decenni di buio. Nonostante, nel mentre, viva la peggiore situazione di crisi sanitaria, che mette a dura prova la salute pubblica a rischio di incontrollata diffusione del coronavirus. Di quello che ha ucciso, uccide e terrorizza con le sue varianti, che si presumono diventino (ahinoi) infinite.
In buona sostanza, contro tutto questo l’unico a funzionare è il vaccino Draghi, anche perché sembra quello concretamente disponibile per la «inoculazione» di massa. Quello che può generare una reale contrapposizione difensiva alla aggressione del Covid, che ha peraltro prodotto una epidemia federalizzata. Ovverosia dipendente dalle (in)efficienze delle singole Regioni, dimostratesi spesso (quando è andato bene!) beneficiarie della loro buona sorte piuttosto che dell'efficacia dei loro interventi istituzionali.
Con Draghi ha funzionato la borsa, generando nei primi dieci giorni incrementi dei valori azionari e una caduta dello spread fino a poco tempo fa inimmaginabili. Dovrà funzionare impattandosi contro il temibile Orso (che segna i precipizi azionari!) che impone l'epidemia in atto, oramai giunta al terzo/quarto attacco, sui cui esiti sono in tanti ad evitare di pronunciarsi.
Il momento è grave così come è profonda la delusione per l’indisponibilità progressiva dei vaccini da destinare alla collettività nazionale. Costretta come sarà a dividersi le dosi sufficienti alla sua metà aritmetica.
L’augurio generale è che il «banchiere magico», che tutto il mondo ci invidia per capacità finanziarie e qualità negoziali, faccia il miracolo, partendo dalla sua Umbria che di una tale particolare tipologia di eventi esoterici è terra di esperti.
Cominci a sostenere e realizzare le alternative a Pfizer & Co., impedendo loro di fare il prezzo alla vita e di disporre impavidamente della morte dei miliardi di deboli che vivono il Pianeta. Si ricorra allo Sputnik o che dir si voglia pur di offrire alla comunità internazionale la soluzione avverso la più grande strage umana causata dalle multinazionali del farmaco. Non solo. Dai Paesi incapaci di imporre la sterilizzazione dei brevetti per diritto dell’umanità a sopravvivere.
Questo è quanto è giusto aspettarsi da chi è riuscito a tenere testa alla finanza globale, ai Paesi e ai più difficili capipopolo europei che sono insensibili, per costituzione ideologica e logiche comportamentali, finanche alla sopravvivenza civile degli altri.
Dal Big Mario, c’è tutto il Paese ad attendersi le risposte alla domande che il Covid-19 impone tutti i giorni, nelle sue diverse interpretazioni infettanti. Nel suo governo ha due garanzie non indifferenti: un ministro riconfermato che di lotta alla pandemia ne sa qualcosa; un altro nuovo che di certo troverà il modo di finanziare gli interventi necessari ove maggiormente occorrono.
Si renderà pertanto, di certo, garante di un migliore coordinamento statale, di una più attenta organizzazione regionale, capace di assicurare uguaglianza di trattamento salutare e politiche sanitarie efficacemente difensive.
Quanto alla mia regione, la Calabria - sulla quale tutti sparano con esasperato sadismo piuttosto che collaborare a ricostruirla a beneficio dei calabresi -, di assicurarle quella parità di servizio pubblico della quale non ha mai goduto!
Ettore Jorio
Università della Calabria
01 marzo 2021
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