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Tumori. In Calabria 10.350 nuove diagnosi nel 2018, cento in meno del 2017

Il cancro ha colpito 5.850 uomini e 4.500 donne. Le neoplasie più frequenti sono colon-retto (1.550), mammella (1.250) e prostata (1.050). Più di 80mila e 200 i cittadini che vivono dopo la scoperta della malattia. La sopravvivenza a 5 anni raggiunge il 63% fra le donne e il 54% fra gli uomini. A scattare la fotografia Aiom, Airtum, Fondazione Aiom e Passi, che evidenziano la necessità di più attenzione sugli stili di vita sani.

14 MAR - Per la prima volta, in Calabria, si registra un calo delle nuove diagnosi di tumore. Nel 2018, nella Regione, sono stati stimati 10.350 casi (5.850 uomini e 4.500 donne), 100 in meno rispetto al 2017 (ed erano 10.400 nel 2016). Il tumore più frequente in Calabria è quello del colon-retto con 1.550 nuovi casi nel 2018 (erano 1.600 nel 2017). Seguono il cancro della mammella (1.250, erano 1.300 nel 2017) e della prostata (1.050, erano 1.000 nel 2017). E più di 80mila e 200 cittadini vivono dopo la scoperta della malattia, un dato in costante aumento. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge il 63% fra le donne e il 54% fra gli uomini, percentuali in linea con la media nazionale.
 
È la fotografia dell’universo cancro in tempo reale raccolta nel volume “I numeri del cancro in Italia 2018”, realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), da Fondazione AIOM e PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), e presentato oggi a Catanzaro presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Mater Domini” con l’intervento di Antonio Belcastro, Direttore Generale del Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria.

“La diminuzione dell’incidenza della malattia è un dato estremamente positivo – spiega il dott. Vito Barbieri, coordinatore AIOM Calabria e dirigente medico presso l’Oncologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria ‘Mater Domini’ di Catanzaro -. Va però analizzata la diversa tendenza fra i generi: il calo infatti si registra solo nelle donne, con 300 casi totali in meno rispetto al 2017. Nella popolazione maschile, invece, osserviamo un incremento complessivo di 200 diagnosi. Proprio a questi cittadini devono essere indirizzati gli sforzi più intensi per sensibilizzarli sul ruolo della prevenzione. Si deve fare di più per ridurre l’impatto di questa malattia. perché oltre il 40% delle diagnosi, più di 4.100 ogni anno in Calabria, è evitabile seguendo uno stile di vita sano (no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta). È scientificamente provato che il cancro è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione”.

I calabresi però sembrano ignorare gli stili di vita sani (PASSI 2014-2017): il 46,1% è sedentario, il 33,6% è in sovrappeso e il 13% obeso, percentuali superiori rispetto alla media nazionale (rispettivamente pari al 33,6%, 31,7% e 10,7%). È invece inferiore il tasso dei fumatori, pari al 23,7% (26% in Italia).

“Dopo i tumori del colon-retto, della mammella e della prostata, in quarta posizione si colloca il carcinoma del polmone, con 1.000 nuove diagnosi stimate nel 2018 – continua il dott. Barbieri -. In questo caso, si osserva una tendenza opposta a quella generale, con 100 casi in meno fra gli uomini nel 2018 rispetto al 2017 e una sostanziale stabilità fra le donne. Il fumo di sigaretta, responsabile di circa l’85% di tutte le neoplasie polmonari, sta infatti diventando sempre più un’abitudine femminile”.

“Dobbiamo lavorare per sensibilizzare i cittadini sull’importanza della prevenzione – afferma il dott. Belcastro -. La sanità nella nostra Regione sta vivendo una fase di profonda ristrutturazione. Fra i punti chiave, la realizzazione di un’unica azienda sanitaria nella città di Catanzaro e l’avvio effettivo della rete oncologica regionale, che permetterà di porre un freno anche al grave problema delle migrazioni sanitarie. Questo libro può essere utile non solo ai clinici e agli operatori di sanità pubblica per valutare e migliorare gli interventi, ma anche agli amministratori per la programmazione e l’allocazione delle risorse finalizzate alla prevenzione, cura e riabilitazione della patologia neoplastica”.

Il monitoraggio dei dati epidemiologici è infatti fondamentale per impostare programmi di politica sanitaria. “Un dato significativo riguarda l’incidenza delle neoplasie fra le donne in Calabria: è la più bassa in Italia – sottolinea la dott.ssa Antonella Sutera Sardo, Responsabile Servizio Epidemiologia ASP Catanzaro -. La rete dei Registri Tumori italiani comprende 49 Registri Tumori generali (che raccolgono informazioni su tutte le neoplasie) e 7 Registri Tumori specializzati (per fasce d’età o per specifico tumore, sempre riguardanti un’intera popolazione) e condivide un archivio centralizzato. Nel complesso 41 milioni di italiani, pari a circa il 70% della popolazione totale, vivono in aree dove è presente un Registro Tumori di popolazione. Lo sviluppo del Registro Tumori Regionale Calabrese, di recente istituzione, sarà sicuramente avvantaggiato dall’esperienza degli operatori del Registro Tumori Catanzarese che riveste il ruolo di ‘pilota’ in campo regionale. Sono accreditati anche i Registri di Cosenza, Crotone e Reggio Calabria”.

I Registri Tumori di popolazione, ha evidenziato Sutera Sardo, “rappresentano pietre angolari su cui poggia la sanità pubblica per mettere in atto interventi mirati non solo in ambito di sorveglianza epidemiologica e prevenzione, ma anche per valutare l’efficacia delle misure terapeutiche adottate e l’impatto degli screening oncologici. I programmi di prevenzione secondaria per il cancro della cervice uterina e della mammella sono stati attivati in tutte le ASP (Aziende di Servizi alla Persona) calabresi, in tempi differenti, a partire dal 2005. Lo screening per il cancro del colon-retto è stato attivato in quattro ASP calabresi, in tempi diversi, a partire dal 2008. Nella Regione, l’adesione ai programmi di screening organizzati è ancora scarsa, per questo dovrebbe essere sbloccata quanto prima la loro unificazione”.

In Calabria, solo il 34,6% delle donne ha effettuato la mammografia per la diagnosi precoce del tumore del seno, il 31% ha eseguito il Pap test per la diagnosi iniziale del tumore del collo dell’utero (il 29% ha effettuato il test HPV) e solo il 24% dei calabresi si è sottoposto al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci per individuare in fase precoce il cancro del colon retto (dati al 31 dicembre 2017). L’incremento della mortalità può essere ricondotto anche alla scarsa adesione a questi esami: nella Regione, nel 2015 (ISTAT, ultimo anno disponibile), sono stati 4.487 i decessi attribuibili a tumori maligni (2.655 uomini e 1.832 donne), 62 in più rispetto al 2014. La neoplasia che ha fatto registrare il maggior numero di decessi è quella del polmone (751), seguita da colon-retto (557), stomaco (304), mammella (294) e prostata (245).

“Sono quasi 3 milioni e quattrocentomila gli italiani che vivono dopo una diagnosi di cancro - conclude la dott.ssa Stefania Gori, Presidente Nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar -. È un numero importante che evidenzia il peso della patologia oncologica e lo sforzo continuo per migliorare la sopravvivenza dei pazienti non solo in termini quantitativi ma anche di qualità di vita. Oggi le due neoplasie più frequenti, quella della prostata negli uomini e della mammella nelle donne, presentano sopravvivenze a 5 anni pari a circa il 90%, con percentuali ancora più elevate quando la malattia è diagnosticata in stadio precoce. Risultati sicuramente incoraggianti, che ci spingono a impegnarci ancora di più sia sul fronte della ricerca che della prevenzione”.

14 marzo 2019
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