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Azzerata (o quasi) la dermatologia in Calabria

27 NOV - Gentile Direttore,
in questi giorni abbiamo assistito all’ennesimo botta e risposta (in salsa calabra, ergo piccante) tra Oliviero e Scura sulle risultanze, invero sconfortanti, dell’ultima riunione del Tavolo c.d. “Adduce” in tema di mobilità passiva extraregionale, seguita dalla presentazione di una ricerca CERGAS BOCCONI nella sede della Giunta.
 
Non entro nel merito delle posizioni espresse, limitandomi a scarne, ma oggettive e documentate considerazioni circa gli effetti di 7 anni di commissariamento sull’offerta assistenziale pubblica nella Disciplina che ho il privilegio di esercitare da 30 anni, come specialista ospedaliero. L’A.D.O.I. (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani), società scientifica che dal 1954 rappresenta i dermatologi ospedalieri, ha effettuato in collaborazione col CERGAS uno studio (“Roadmap per la Dermatologia 2.0” redatto dai ricercatori Lega, Sartirana, Prenestini) sull’attuale situazione dei Centri ospedalieri specializzati nella cura delle malattie della pelle Dal lavoro si evince che i posti letto dermatologici in Calabria sono passati dai 47 del 2010 ai 3 (in day hospital) del 2014, pari ad 1,5 PL per milione di abitanti, e, per converso, i ricoveri dermatologici sono sostanzialmente azzerati.
 
Tale dato, che ci colloca all’ultimo posto a livello nazionale, non è certo comparabile con i 24,7 per mln del Lazio ( regione peraltro commissariata a sua volta), ma con le limitrofe/vicine Puglia (18 PL/mln abitanti) Sicilia (11 PL/mln abitanti) e persino la “supercanaglia”, per dirla con Tremonti &Sacconi, regione Campania (9,7 PL/mln).

Non è un mero esercizio statistico, perché sempre più spesso capita agli operatori del settore di dover, a malincuore e non certo per insufficienti capacità professionali, dirottare pazienti con gravissime patologie cutanee, in nosocomi, distanti centinaia di km, con posti letto dedicati di degenza ordinaria, allo stato non attivati in Calabria. Facile immaginare il costo economico e sociale di simili trasferte! Lo stesso studio evidenzia che il dato medio nazionale di 12,3 PL /mln sia pienamente in linea con i bacini di utenza previsti dal Decreto Ministeriale 70/2015 (Standards Ospedalieri) assegnati alle Strutture Complesse di Dermatologia (una ogni 600.000/1.200.000 ab., in Calabria allocate nei 3 Ospedali Hub di CZ,CS,RC).
 
Ad una sola di queste, è stata, finora solo sulla carta, assegnata una dotazione di 10 pl di degenza ordinaria. In compenso si è, con pervicace miopia, proceduto a smantellare la rete territoriale delle strutture ospedaliere di riferimento, che negli anni aveva costituito un efficace filtro tra i centri ambulatoriali della specialistica distrettuale, e le divisioni delle Aziende Ospedaliere. Ci si riferisce al declassamento delle Strutture di KR e del Pol. Universitario (quest’ultimo in barba alla recente attivazione dell’unica Scuola di Specialità regionale, tra le 9 a pieno titolo e non provvisoriamente accreditate dal MIUR sulle 29 complessive dell’Ateneo catanzarese).
 
Dulcis in fundo, sono state disattivate le Strutture, alcune con oltre mezzo secolo di tradizione, di Lamezia Terme, Locri, Melito P.S. Non sembra che uguale rigore sia stato esercitato nei confronti della struttura “Prevenzione del Glaucoma” del’ASP CS, o quella “Igiene Clinica “dell’A.O.U Materdomini, forse non determinanti nel ridurre la mobilità passiva extraregionale. E non si parli di interessati piagnistei di medici intenti a preservare incarichi ed emolumenti, specie se chi lancia gli strali percepisce, oltre alla meritata pensione, lauto compenso (in barba alla “Legge Madia”) per una attività risultata oggetto di severa censura da parte di Organi Ministeriali di monitoraggio e verifica.
 
I numeri sono ostinati, e dicono che la rete dermatologica ospedaliera calabrese è stata di fatto smantellata, mentre l’incidenza delle malattie cutanee rimane purtroppo invariata, e costringe alla migrazione per patologie che potrebbero essere trattate in loco con efficienza e professionalità. Cui prodest? Ai pazienti? no di certo; agli specialisti ospedalieri? nemmeno: forse, stavolta, tertium datur…
 
Filippo Maria Larussa
Vice Presidente Nazionale A.D.O.I.

27 novembre 2017
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